Mou domina Ranieri: senza Rooney è il miglior United del 2016
A lezione da Mou. La cura dei dettagli, soprattutto sui calci d'angolo, stende il Leicester già nel primo tempo. Scatenati Rashford e Mata, jolly che cambia lo scenario tattico del match e il volto dello United. Lo spagnolo si esalta da trequartista, e partecipa alla miglior prestazione dei Devils nell'era Mourinho. La domanda, a questo punto, per quanto paradossale si pone: il Manchester United gioca meglio senza Rooney?
Formazioni – Nonostante la doppietta al Chelsea, Ranieri tiene in panchina Okazaki e insiste con Islam Slimani, l'acquisto più costoso nella storia del Leicester, come partner di Vardy in attacco. Mourinho rinuncia al 4-3-3 visto nel primo tempo a Vicarage Road con risultati decisamente deludenti, e torna al 4-2-3-1 con cui stava cambiando la partita nella ripresa contro la squadra di Mazzarri. Torna titolare Rashford, che si era infortunato alla caviglia. Mata parte da trequartista, con Rooney un po' a sorpresa in panchina. L'equivoco sulla sua posizione in campo nello scacchiere di Mourinho, insieme alla difficoltà di trovare la collocazione giusta per far rendere al meglio Fellaini (inaffidabile come unico centrocampista difensivo nel 4-3-3) e Pogba, rimane il problema principale da risolvere per lo Special One.
Le chiavi del match – I primi 10′ già raccontano gli elementi portanti del match. Da una parte, lo United ha un inevitabile catalizzatore della manovra in Ibrahimovic, con Mata e Pogba finalmente nel cuore del gioco. Dall'altra, il Leicester dimostra di non aver perso la natura di squadra poco avvezza al possesso palla insistito.
Il 4-4-2 di Ranieri – Ranieri sviluppa un 4-4-2 da manuale, focalizzato sulla compattezza nella copertura degli spazi. Nella prima fase del pressing, i due attaccanti si allargano per aiutare nella marcatura a zona. Il centrocampo resta in linea, al massimo una delle ali si sposta leggermente in avanti e si accentra se gli avversari fanno girar palla da un lato all'altro del campo. La difesa resta sempre in linea e in genere stretta (raramente l'ampiezza va oltre quella dell'area di rigore), secondo uno dei principi sacchiani del pressing.
Troppi spazi – Con qualche rischio, emerso anche in League Cup contro il Chelsea, se gli avversari riescono a sfruttare, magari con un passaggio lungo, i semi spazi fra centrale e terzino sulla trequarti (i due gol che hanno avviato la rimonta dei Blues sono nati così). Uno spazio che Ibra ha saputo sfruttare, venendo indietro tra Morgan e Simpson, combinando con Rashford (prima gli ha servito un assist in campo aperto, poi ha avviato e chiuso un triangolo lungo con una mezza girata alta.
I gol – I Devils erano già andati in vantaggio sfruttando un'imperfetta applicazione della marcatura a zona della difesa dei Foxes su calcio d'angolo. La densità sul secondo palo non si accompagna alla giusta attenzione ai blocchi e alla palla, Smalling sguscia inosservato e segna. Ancora peggio si piazza la difesa sui corner che porta al 3-0 di Rashford: si vedono almeno tre uomini in area che di fatto non marcano nessuno e non aiutano nemmeno con eventuali blocchi.
Mou ha studiato evidentemente bene i calci d'angolo perché così matura anche il 4-0 di Pogba, al suo primo gol con la maglia dei Devils: ancora una volta chi segna parte da dietro senza che i Foxes riescano ad adattare le marcature e le coperture.
Jolly Mata – L'assenza di un centrocampista che rimanga basso, fra la linea mediana e la difesa, si avverte anche in occasione del secondo gol dei Devils. La combinazione stretta che libera Mata in area nasce anche dalla relativa libertà di cui può godere lo spagnolo nello stretto. E' questo uno degli aspetti più critici del Leicester rispetto all'anno scorso, quando Kanté riusciva a chiudere questo tipo di spazi con un lavoro che Amartey non si dimostra ancora in grado di eseguire.
La ripresa – Ranieri inizia la ripresa con King e Gray per Mahrez e Vardy. E Gray, ventenne anglo-giamaicano, impiega un quarto d'ora per prendersi almeno una consolazione. Un rapido cambio di gioco sulla trequarti lo scopre libero dal lato di Valencia, adattato a terzino ma prevedibilmente più adatto a compiti offensivi. L'aiuto di Bailly non è una copertura preventiva efficace, lascia infatti a Gray due soluzioni. Può scaricare per Fuchs, che sovrappone senza essere pressato, ma sceglie invece di girarsi, accentrarsi e vedere lo specchio della porta. Il resto, il gran destro sotto l'incrocio lontano, è tutto merito suo.
La sostanza del match, come dimostra la heatmap a un quarto d'ora dalla fine, non cambia: e non potrebbe essere altrimenti.
Al di là dei calci da fermo, il risultato è l'esatto specchio della differente pericolosità delle due squadre: il Manchester United ha tirato 8 volte su 10 dall'interno dell'area, il Leicester ha tentato solo 5 conclusioni di cui 4 da fuori, con l'eccezione del tentativo alto di Huth al 17′ da un angolo però chiusissimo.