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Morto Sauro Tomà, era l’ultimo sopravvissuto del Grande Torino

A 92 è morto Sauro Tomà. Giocò con il Grande Torino, un infortunio al ginocchio gli impedì di partire per la trasferta di Lisbona. Al ritorno dal Portogallo l’aereo del Torino si schiantò sulla collina di Superga.
A cura di Alessio Morra
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A 92 anni è morto Sauro Tomà, l’ultimo sopravvissuto del Grande Torino. Tomà fu un difensore e vinse gli ultimi due scudetti del Toro degli Invincibili, quello del grande Valentino Mazzola. Un infortunio al ginocchio salvò la vita a Tomà, il medico sociale decise di lasciarlo fuori per la trasferta di Lisbona perché non era ancora al top. Sauro ha vissuto per quasi altri settant’anni, è sempre stato rimasto legato ai colori granata, e ha vissuto a un passo dal Filadelfia, lo stadio in cui i leggendari calciatori di quel Torino vinsero cinque campionati consecutivi tra il 1945 e il 1949.

Due settimane fa è morto a 71 anni, dopo aver combattuto contro una malattia severa, Emiliano Mondonico, l’ultimo allenatore capace di vincere con la squadra granata. Oggi purtroppo è mancato Sauro Tomà, un uomo a cui tutti i tifosi granata sono molto legati. Perché Sauro Tomà era l’ultimo simbolo del Grande Torino, quella squadra immensa che dominò il calcio italiano nell’immediato secondo dopoguerra.

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Sauro Tomà era nato a La Spezia il 4 dicembre del 1925 e da quasi sette anni, dopo la morte del secondo portiere Renato Gandolfi, era rimasto l’ultimo sopravvissuto di quella squadra strepitosa. Tomà era un difensore, oggi sarebbe stato definito un esterno sinistro, ai suoi tempi era un terzino ed arrivò come alternativa di Maroso. Un infortunio al ginocchio gli impedì di partire con la squadra per Lisbona. Al ritorno da quella trasferta l’aereo che portava il Grande Torino si schiantò a Superga, era il 4 maggio 1949. Sauro Tomà lasciò la squadra granata nel 1951, dopo aver militato con Brescia e Bari si ritirò. Per i tifosi del Torino Tomà era solo Sauro, una leggenda, uno di famiglia,  che nella sua vita ha ricordato in tante interviste il mito del Grande Torino, lo ha fatto con grande passione e ha sempre ricordato i suoi vecchi compagni, quelli che definitiva ‘i suoi fratelli’.

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