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Morto Roberto Fiore, storico presidente del Napoli e della Juve Stabia

L’ex patron aveva 93 anni, era stato al timone degli Azzurri di Sivori e Altafini all’epoca dell’armatore Achille Lauro.
A cura di Maurizio De Santis
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Roberto Fiore è morto all'età di 93 anni. Imprenditore e storico presidente del Napoli di Sivori e Altafini, era stato anche al timone dell'Ischia e della Juve Stabia che aveva portato ai vertici del calcio campano sfiorando la promozione in Serie B. Il nome dell'ex patron fa parte a buon diritto della storia azzurra, fu lui a prendere le redini del club partenopeo il 25 giugno del 1964: era il Napoli dell'armatore Achille Lauro, vi restò alla guida per tre anni durante i quali – oltre a portare sotto il Vesuvio i due campioni sudamericani – fece registrare anche un numero record di abbonati per l'epoca, 69mila tessere. Chiusa la sua esperienza nel Golfo, Fiore ricoprì l'incarico di direttore sportivo della Lazio (nella stagione 1967/1968). Alla fine degli Anni Ottanta tornò in sella a un club campano, l'Ischia, prima di aprire un ciclo vincente con le ‘vespe' di Castellammare di Stabia (in provincia di Napoli, dal 1990 al 1997).

Con Roberto Fiore i napoletani videro finalmente un gran bel Napoli – si legge nella storia del club partenopeo pubblicata sul sito ufficiale della SSC Napoli -. Fiore mise a segno, grazie anche alla furbizia di don Achille Lauro che restava Presidente Onorario, due clamorosi colpi di mercato: a distanza di qualche settimana prese dalla Juventus prima Omar Sivori poi Josè Altafini.

Furono il fiore all'occhiello di una campagna acquisti che aveva innestato due calciatori di assoluto spessore nella rosa che comprendeva ‘Totonno' Juliano, Faustinho Canè, Vincenzo Montefusco, Postiglione, Panzanato, Bean. A fine campionato quel Napoli chiuse al terzo posto alle spalle di Inter e Bologna, e all'ultima di Serie A si tolse la soddisfazione di battere (3-1 al San Paolo, tripletta di Altafini) i nerazzurri campioni d'Italia. Mai prima di allora il Napoli era stato così vicino allo scudetto. Lo sarà ancora una volta nella stagione 1967/1968 quando cederà il passo al Milan. Tra i dirigenti allora spuntò un giovane, Corrado Ferlaino, l'ingegnere che con Maradona avrebbe scritto le pagine più belle della storia del club.

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