Morte Bergamini, la Procura di Castrovillari riapre il caso
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A distanza di molti anni, il caso della morte di Denis Bergamini torna d'attualità. Il presunto omicidio del giocatore del Cosenza, rimasto ucciso sotto le ruote di un camion nel dicembre del 1989, non ha mai convinto del tutto la famiglia dell'ex calciatore ferrarese. Dopo l'ultima archiviazione del 2015, ora la Procura di Castrovillari pare intenzionata ad andare di nuovo a fondo sulla vicenda che, come evidenziato dai legali della famiglia Bergamini, presenterebbe molti punti ancora oscuri. Secondo la prima sentenza di 25 anni fa, l'ex giocatore si sarebbe ucciso lanciandosi sotto il camion. Una tesi smontata da alcune prove oggettive, che non avrebbe convinto il procuratore Eugenio Facciolla: "Oggi abbiamo la possibilità di utilizzare nuove tecnologie per gli accertamenti medico-legali – ha spiegato alla stampa – Queste dovrebbero consentire di dare elementi nuovi per sciogliere i dubbi e per sapere se si tratti di suicidio o di altro".
La rabbia della famiglia
La ricostruzione del presunto omicidio, è sempre stata impugnata e non ha mai convinto del tutto i periti di parte. Nessuno di loro, infatti, ritenne a suo tempo credibile la versione dell'omicidio e il fatto che il giocatore fosse stato trascinato per 60 metri dal camion senza evidenziare segni particolari: "Ci hanno sempre detto che Denis si era gettato davanti al camion e trascinato: macché trascinato per 60 metri, questo non è il viso di chi è stato colpito da un camion in corsa" hanno dichiarato Donata e Domizio Bergamini, sorella e padre di Denis. Nel 2014 gli unici indagati per la morte di Bergamini furino i due unici testimoni oculari che parlarono del suicidio di Denis: l'ex fidanzata Isabella Internò, indagata per concorso con ignoti in omicidio volontario, e il camionista Raffaele Pisano per false dichiarazioni al magistrato.