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Morte Bergamini, la famiglia si oppone alla richiesta di archiviazione

La procura di Castrovillari ha richiesto l’archiviazione dell’inchiesta per omicidio sulla morte di Denis Bergamini. La famiglia ha presentato opposizione. Insieme a Eugenio Gallerani, nel collegio difensivo entra Fabio Anselmo, che ha già seguito i casi Cucchi, Uva e Aldrovandi.
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Come è morto Denis Bergamini? E perché? Domande che da 25 anni attendono risposta. Il centrocampista del Cosenza di Bruno Giorgi che ha sognato la serie A viene trovato morto il 18 novembre 1989 sotto le ruote di un tir: l'ex fidanzata che era con lui parla da subito di suicidio, e questa rimane anche l'unica verità giudiziaria sul caso. Domande che hanno portato la procura di Castrovillari a riaprire l'inchiesta grazie al dossier che l'avvocato Eugenio Gallerani ha presentato nel giugno 2011 e iscrivere nel registro degli indagati la sua ex fidanzata Isabella Internò per concorso in omicidio volontario e Raffaele Pisano, l'autista del camion, per favoreggiamento di ignoti (reato prescritto) e falsa informazione al pubblico ministero (ex articolo 371 bis) perché quando nel 2011 venne sentito in qualità di persona informata dei fatti avrebbe fornito risposte “false” o avrebbe “taciuto, in tutto o in parte”, ciò che sapeva.

Domande che potrebbero restare senza risposta. La procura infatti ha richiesto l'archiviazione. “Hanno messo in dubbio tutto” spiega l'avvocato Gallerani, che assiste il padre e la sorella dell'ex calciatore, Domizio e Donata Bergamini, e ha presentato opposizione alla richiesta, come ha deciso di fare anche la madre, Maria Zerbini, assistita dall'avvocato Vincenzo Adamo. Per la procura, le nuove perizie dei Ris di Messina, le nuove analisi medico-legali contenute nel dossier non dimostrerebbero con sufficiente certezza che non di suicidio si sia trattato. Nel collegio difensivo è entrato anche Fabio Anselmo, avvocato della famiglia di Federico Aldrovandi, lo studente diciottenne di Ferrara ucciso da quattro agenti di polizia il 25 settembre 2005, e di Stefano Cucchi. Anselmo ha rimarcato “il lavoro mirabile svolto dalla famiglia a mezzo dell’avvocato Eugenio Gallerani, esplicitamente riconosciuto come lodevole dal gip in sede di riapertura indagini”. Lavoro che invece “è stato letteralmente liquidato dal pm come una fiction”.

Le perizie: autopsia e Ris di Parma

Il fascicolo contiene le perizie medico-legali che hanno riaffermato quando già indicato dal professor Francesco Maria Avato nell'autopsia del gennaio 1990, a due due mesi dalla morte, ovvero che il corpo di Denis fosse già disteso sull’asfalto, morto o in fin di vita quando venne sormontato lentamente e parzialmente dal camion di Pisano. Ma Avato non verrà mai ascoltato, non sarà nemmeno chiamato a testimoniare al processo contro Pisano. Una ricostruzione antitetica alla dinamica accettata dai giudici del primo, e finora unico, processo celebrato sul caso, che ha visto Pisano imputato, e poi assolto, di omicidio colposo. I giudici, infatti, hanno creduto alla testimonianza di Isabella, unica testimone oculare: Denis l'ha accompagnata sulla Statale Jonica fino a Roseto Capo Spulico, le ha detto di voler andare a Taranto per imbarcarsi verso le Azzorre o le Hawaii e cambiare vita, poi si è tuffato sotto le ruote dell'autocarro ed è stato trascinato sull'asfalto per 59 metri. Denis, però, ha ottenuto in ingaggio triplicato dalla società, ha in tasca poche centinaia di migliaia di lire e l'assegno dell'ultima mensilità, che non avrebbe potuto intascare all'estero. Gli agenti però non effettuano rilievi né sull'auto di Bergamini né sul camion, che viene sequestrato ma con facoltà d'uso.

Eppure, al momento della morte, Bergamini ha i capelli pettinati e il gilet di raso senza una grinza, le calze tirate su, le scarpe con le suole pulite, la catenina ancora integra. Il Ris di Messina ha analizzato nel 2011, oltre alla Maserati in cui ha smentito la presenza di doppi fondi, la catenina e le scarpe: per gli agenti è impossibile che, nella dinamica accettata dai giudici, non ci siano danni agli oggetti e tracce di trascinamento sulle scarpe. I carabinieri hanno analizzato anche l'orologio che Denis aveva al polso, che funzionava ancora quando viene rinvenuto il cadavere e dunque, contrariamente a quello che spesso si vede al cinema o in Tv, non può dare alcuna indicazione sull’ora della morte. Così anche l'ora della morte rimane un mistero.

L'ora della morte

Il corpo di Denis viene trovato alle 19.30 ma due ore prima i carabinieri avevano fermato la sua Maserati a Roseto Marina, a pochissimi chilometri di distanza. Al posto controllo, con Barbuscio, c'è un altro agente che dopo la riapertura dell'inchiesta ha rivelato due dettagli non secondari: “Bergamini voleva mostrarci i documenti anche se noi non glieli avevamo ancora chiesti” ha spiegato. E ha affermato “con certezza” che dal momento del fermo alla scoperta del corpo di Bergamini è passata al massimo mezz'ora.

Le prime testimonianze però concordano nel circoscrivere la discussione tra i due e la morte tra le 19.15 e le 19.30. Anche quella di Mario Infantino, proprietario del bar ristorante di Roseto Marina dove Isabella si fa accompagnare: da qui telefona alla madre, all'allenatore del Cosenza Gigi Simoni e a un giocatore, Francesco Marino. Intorno a questi minuti la nebbia si infittisce. Perché Barbuscio scrive nel rapporto di aver trovato Isabella che saliva sulla Maserati di Bergamini, la stessa che aveva lasciato vicino al corpo. Perché fino al lavoro di indagine di Gallerani era stato impossibile capire come e con chi fosse arrivata lì. Perché Infantino ha continuato a cambiare versione, ha dichiarato e smentito di aver parlato con l'accompagnatore, ha dichiarato e poi smentito di aver visto la macchina con cui erano arrivati, e infine ha anche lui anticipato gli avvenimenti a prima delle 19.30 perché fuori c'era ancora luce.

L'ultimo giorno

Quel sabato 18 novembre, però, non è un giorno come gli altri. È la vigilia del derby molto sentito con il Messina, e Bergamini ha incitato i compagni durante l'allenamento. La routine, prima delle gare interne, prevede da qualche anno che la squadra vada insieme in ritiro al Motel Agip di Rende. Bergamini è sempre in camera con Michele Padovano che ha raccontato in molte interviste (ma non al magistrato) di una telefonata che avrebbe fatto preoccupare Denis. Il massaggiatore della squadra, comunque, lo trova in piedi, davanti alla finestra, con lo sguardo perso nel vuoto. È con lui, suo grande amico, che Denis percorre in macchina il breve tragitto fino al cinema Garden. Ha deciso di andare con la sua Maserati, e non con l'auto di Padovano come di solito. A luci già spente, chiede a Maltese, che raramente ha accompagnato la squadra al cinema, dove siano i bagni, si avvia giù per le scale ed esce dalla sala. È l'ultima volta che i compagni lo vedranno vivo. Uno di loro, Sergio Galeazzi, ha testimoniato di aver intravisto due ombre, due sagome, vicino l'uscita. Nel corso della nuova indagine, il parcheggiatore, che però è affetto da una forma di Alzheimer, testimonia di averlo visto uscire con una bella ragazza e andar via insieme a lei su una macchina scura. L'allora proprietario del cinema racconta che è uscito due volte dalla sala, la prima per una telefonata, quasi certamente quella fatta a Isabella per avvisarla che stava andando a prenderla, e ricorda che è sempre uscito da solo.

Questa è solo la superficie del mistero, che Carlo Petrini ha scavato nel suo libro “Il calciatore suicidato”, sono solo alcune delle domande senza risposta in questa “Storia sbagliata” (titolo del recente volume che chi vi scrive ha dedicato al caso). Domande che potrebbero continuare ad essere insolute. Ma il caso non è ancora chiuso. Ora si attende la fissazione dell'udienza che determinerà se archiviare il fascicolo o continuare a indagare.

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