Mondiali, Thiago Silva: “Per fermare Messi ci vuole una pistola”

Meno di una settimana all'inizio della Coppa del Mondo, e l'attesa inizia a diventare spasmodica. Animi caldi soprattutto nei ritiri delle squadre su cui la pressione di vincere il titolo è più forte. Inutile nasconderlo: il Brasile è chiamato a vincere il Mondiale casalingo, e qualunque altro risultato sarà considerato un fallimento. Non che sia facilissimo vincerlo: nella storia dei Mondiali ci sono riusciti Uruguay (1930), Italia (1934), Inghilterra (1966), Germania (1974), Argentina (1978) e Francia (1998). L'unica grande chiamata all'impresa è proprio il Brasile, e sembra saperlo: il Maracanazo del 1950 lo ricordano tutti e praticamente lo insegnano nelle scuole. La paura è tanta, ed i giocatori sembrano essersene accorti.
Il "nemico" numero uno è sempre l'Argentina: se in Brasile vincesse, ad esempio, l'Italia, la delusione sarebbe minore. Se lo vincesse l'eterna rivale, in casa, sarebbe lo smacco supremo. I brasiliani lo sanno: e allora, spazio alle frecciatine, tutto sommato innocue, alla vigilia della rassegna iridata. L'ultimo a scendere in campo per questa "battaglia" sui giornali è stato Thiago Silva, che ha lanciato una provocazione abbastanza forte. "A volte per fermare Messi nell'uno contro uno, penso che serva solo una pistola in mano". Dichiarazione abbastanza forte, per quanto si tratta palesemente di un'esagerazione per stuzzicare la Pulce. "E' un giocatore che fa perdere il sonno a tutti i difensori, l'ho affrontato con le meglie di Milan e Paris Saint-Germain, ed onestamente non fa mai un movimento prevedibile, giocando sempre fra le linee e pronto a buttarsi in profondità, mentre il resto della squadra palleggia". Thiago Silva sa bene il valore delle avversarie, anche se per il titolo sembra non vedere l'Italia di Prandelli. "Per la finale sogno, e temo, tre squadre principalmente: l'Argentina per un Clasico, la Germania che vorrebbe vendicarsi del 2002 e la Spagna campione del Mondo". Adesso, sta agli Azzurri provare a smentire i fatti. E magari, replicare il Maracanazo del 1950.