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Mondiali, Spagna-Cile 0-2: Vargas e Aranguiz fanno abdicare i campioni in carica (foto)

I campioni del Mondo in carica subiscono un’altra sonora sconfitta e escono mestamente da Brasile 2014 con 7 reti subite (e una sola segnata su rigore) in 180 minuti di gioco. Inutile il terzo match contro l’Australia.
A cura di Alessio Pediglieri
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I prodromi si erano visti già con l'Olanda e quella manita subita alla gara d'esordio ma c'era voluta tutta la cabala e l'autostima dei campioni in carica del Mondo e d'Europa per nascondere l'inevitabile: l'uscita prematura ai mondiali brasiliani, che è arrivata puntualmente alla seconda uscita. La sconfitta con il Cile matura tutta nel primo tempo quando un uno-due siglato da Vargas e Aranguiz stendono la Roja incapace di rialzare la testa nei restante 60 minuti rimanenti. Un ko meritato soprattutto per l'incapacità di saper esprimere il proprio gioco, imballata in difesa, lenta e confusa a centrocampo, inesistente in avanti. Complice anche la scelta di Del Bosque di puntare ancora sullo spaesato Diego Costa, assente ingiustificato mentre il Cile colleziona la seconda vittoria e si invola agli ottavi. Bravi i sudamericani che sfruttano le uniche due vere palle gol e poi si limitano ad essere ordinati e attenti in una gara di contenimento dove frenano le velleità delle Furie di provare una ‘remuntada' impossibile. E quando a metà ripresa, i cileni fanno il torello agli inventori del tiki-taka, si capisce che tutto è finito. La Spagna è la prima grande a salutare il Mondiale. Adios.

Alta tensione per le Furie

Tensione a mille tra le Furie Rosse che sono uscite con le ossa rotte dalla sfida al debutto contro l'Olanda. E contro il Cile, la partita è da dentro o fuori con i sudamericani che hanno due risultati utili su tre dopo il successo contro l'Australia. Il primo posto sembra fortemente in mano agli Orange che hanno già 6 punti nel girone, mentre la Roja deve trovare il primo successo scaccia crisi. Del Bosque per questo cambia qualche attore in campo,  vuoi per necessità, vuoi per trovare nuove soluzioni e così Pedro è esterno alto a destra a supporto di Diego Costa scelto ancora una volta a Torres. Ma l'inizio non è confortante, con il Cile ben messo in campo che fa sentire subito il fisico e i raddoppi di marcatura che mettono affanno agli iberici.

Doccia gelata Vargas

Il Cile però, si limita troppo ad attendere gli spagnoli e al quarto d'ora gli iberici si presentano in area di rigore però in modo confuso che agevola il portiere Bravo nella parata e la difesa sudamericana nello sbrogliare una matassa alquanto difficile. La Spagna agisce molto per vie centrali appoggiandosi molto a Xabi Alonso con un intento chiaro: evitare un forzato tiki-taka puntando su verticalizzazioni in velocità agevolate dal costante possesso palla. Il problema che il Cile ha qualità in campo tra Vargas, Sanchez e Vidal che mettono apprensione alla retroguardia campione in carica. Non a caso, al primo vero affondo al 19′ la Spagna va sotto: l'azione è creata e finalizzata dagli uomini migliori del Cile, con Sanchez versione assist man e Vargas che chiude a segno beffando Casillas e Sergio Ramos in disperato recupero.

Senza tiki-taka mancano gli schemi

Ne nasce un match nervoso, veloce, giocato non benissimo dalle due nazionali che hanno ovviamente obiettivi differenti. Ma la sensazione è che la Roja spagnola non riesca ad esprimere il proprio gioco migliore, di fronte al maggior dinamismo cileno: tutto alla perfezione (o quasi) fino alla trequarti, poi neve al sole al limite dell'area di Bravo. Non ingrana Iniesta (stranamente falloso e ipreciso), Diego Costa abbandonato in avanti, David Silva e Pedro esterni tra le linee che mai riescono ad essere pericolosi. E quando la Spagna abbandona il passaggio rasoterra per i lanci lunghi a campanile da 15-20 metri, i problemi si fanno molto più evidenti

La Spagna abdica

Il tracollo arriva a una manciata di minuti dalla fine del primo tempo: su una punizione di Sanchez calciata sul primo palo, Casillas respinge centralmente di pugni sui piedi di Aranguiz che di prima intenzione e di esterno destro brucia l'estremo spagnolo per il 2-0. Va tutto male per la nazionale di Del Bosque punita nelle due uniche vere occasioni da gol, da un Cile fortunato e audace. Ma il problema è una squadra che in due ore di gioco ha subito 7 reti segnandone solamente una su rigore. E che con un risultato del genere dà già addio al Mondiale brasiliano confermandosi principale delusione di questa prima parte di competizione.

Entra Koke, effetto positivo

Del Bosque nella ripresa cambia le carte in tavola: negli spogliatoi resta Xabi Alonso e in campo mette il talento Colchonero di Koke, dalle doti tecniche cristalline e che avrà il compito di assistere da più vicino Iniesta a centrocampo e il compagno di club e di nazionale Diego Costa. E l'effetto sembra quello giusto quando la punta dell'Atletico Madrid si presenta davanti a bravo ma viene fermato in corner all'ultimo istante. Così come qualche istante più tardi quando Busquets si divora sottoporta il gol della ‘remontada' su plastica rovesciata sempre di Diego Costa. L'inerzia è a favore delle Furie Rosse, più libere mentalmente e senza più nulla da perdere ma il gol non arriva. Così Del Bosque geta nella mischia anche il Ninho Torres (al posto di Diego Costa) mentre il Cile fa il torello ai maestri del tiki-taka.

Colpi a vuoto, la Spagna è fuori

La Spagna rischia sbilanciata nel cercare l'impossibile ma Bravo non viene mai impensierito dalle punte rosse che faticano incredibilmente a trovare la porta avversaria. Il Cile, ordinato, fa un secondo tempo di contenimento giocando quando può sulle fasce dove la velocità di Sanchez crea più che un problema alla difesa della Roja mai in partita. Nel finale, anche grazie all'inserimento tra le Furie di Santi Cazorla si assiste al forcing iberico che impatta anche su un attentissimo Bravo che nega la gioia di un gol ai campioni uscenti. Ultimi fuochi d'artificio di una Nazionale che abdica in Brasile nello stesso giorno in cui Juan Carlos ha abbandonato il ruolo di regnante di Spagna.

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