Mondiali: l’incredibile storia di Mavuba, nato su un barcone di profughi

Tra le decine di giocatori che partecipano al Mondiale brasiliano, difficile non trovare storie e aneddoti da non raccontare. Quella di Rio Antonio Mavuba, trentenne centrocampista francese, ha dell'incredibile e pare uscita da una sceneggiatura di un film. Il racconto comincia l'8 marzo del 1984, quando Thérèse, insieme al marito Mafuila Mavuba (anch'egli calciatore dello Zaire), decise di imbarcarsi per sfuggire alla guerra civile in Angola, nonostante fosse al termine del nono mese di gravidanza. Una decisione, presa dalla disperazione, che partorì (è proprio il caso di dirlo) il piccolo Rio Antonio che, così, venne al mondo su quel barcone, in una zona tra l’Angola e lo Stretto di Gibilterra, diretto verso la costa francese. Dallo sbarco a Marsiglia alla cittadinanza francese passano ben 20 anni, nei quali Rio Antonio vive da rifugiato politico, comincia a tirare i primi calci ad un pallone nelle giovanili del Bordeaux e perde entrambi i genitori all'età di 14 anni. Una adolescenza difficile, certificata dal suo passaporto che, alla voce "Luogo di nascita", riporta la scritta "Né en mer": nato in mare e più precisamente tra le acque gelide dell’Oceano Atlantico. "Le persone ridono quando leggono il mio documento e scoprono dove sono nato", ha rivelato il giocatore in una recente intervista all'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. A distanza di 30 anni, Mavuba ha coronato il suo sogno e ha attraversato ancora l'Oceano (guardandolo dall'alto), per giocare il suo primo Mondiale: proprio come fece suo padre nel '74 con la nazionale dello Zaire.