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Mondiali 2010: l’Italia cade nello sconforto!

Gli azzurri di Marcello Lippi non vanno oltre il pareggio contro una modesta Nuova Zelanda. Adesso i campioni del mondo sono obbligati a vincere contro la Slovacchia per sperare nel passaggio del turno.
A cura di davide
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ITALIA – NUOVA ZELANDA 1-1

RETI: 7′ pt Smeltz  (NZ), 29′ pt Iaquinta (rig, I)

ITALIA (4-4-2): Marchetti, Zambrotta, F. Cannavaro, Chiellini, Criscito, Pepe (1′ st Camoranesi), De Rossi, Montolivo, Marchisio (16′ st Pazzini), Gilardino (1′ st Di Natale), Iaquinta.

A disp: De Santis, Bonucci, Bocchetti, Maggio, Gattuso, Palombo, Quagliarella. All. Lippi.

NUOVA ZELANDA (3-4-3): Paston, Reid, Nelsen,Smith, Bertos, Vicelich, Eliott, Lochhead, Fallon (18′ st Wood), C. Killien (47′ st Barron), Smeltz.

A disp: Moss, Sigmund, Boyens, Brown, McGlinchey, Clapham, Mulligan, Brockie. All. Herbert

ARBITRO: Batres (Gua)

NELSPRUIT. Nel giorno delle nozze di “FantAntonio”Cassano, un’Italia priva d’idee ma soprattutto priva di fantasia, non supera una Nuova Zelanda tutt’altro che irresistibile. Il netto predominio del possesso palla degli azzurri è indiscusso, ma è totalmente velleitario. Gilardino sostituito da Di Natale nel secondo tempo, resta spesso nelle terre di nessuno e gioca a nascondino rifugiandosi dietro i colossi neozelandesi. Pepe, anche lui bocciato per lasciar spazio a Camoranesi, non crea scompiglio sulla fascia destra e non salta, o meglio non ci prova nemmeno a superare il macchinoso reparto difensivo degli “All Whites”. Iaquinta corre, sì, ma spesso a vuoto. E così, come non accadeva dal lontano 1986, l’Italia si ritrova con soli due punti nella fase a gironi ed è costretta a giocarsi il tutto per tutto contro la Slovacchia il 24 giugno.

Smettiamola di fare conti, basta tentare strade privilegiate, primi o secondi nel girone non cambia nulla perché a questo punto è da metter in dubbio lo stesso passaggio del turno eliminatorio.

C’è tanto amore nell’Italia di Lippi, ma di pane e fantasia neanche l’ombra. Crea gioco, macina gioco, ma al dunque non si arriva. I primi 180 minuti sudafricani hanno letteralmente evidenziato, tabellini alla mano, che il reparto offensivo è inconcludente. Il Paraguy dal canto suo, vola al primo posto e con due lunghezze di vantaggio su di noi, guarda i suoi punti e gongola.

Parte in avanti l’Italia, o meglio parte palla al piede, ma è troppo il distacco tra centrocampo e attacco e fin dalle battute iniziali gli azzurri attuano un inutile fraseggio con la Nuova Zelanda che difende, per giunta all’italiana, spazzando il più lontano possibile il pallone ogni volta che ne ha l’occasione.

Al 7’ arriva la doccia fredda. I Kiwi si sa, sono pericolosi su calcio da fermo ma solo quando Smeltz insacca, neanche a dirlo proprio sfruttando un cross su punizione, l’Italia prende consapevolezza che sul gioco aereo è inferiore. Il gol è senza dubbio da annullare ma poco importa, quest’ Italia sembra lontana anni luce dalle notti magiche di Berlino. Gli azzurri sono ostinati e non si arrendono,e riprendono possesso delle redini del gioco. La Nuova Zelanda si difende come può, con i pugni, con i denti e soprattutto con i gomiti. I campioni del mondo sfiorano il pareggio prima con Zambrotta e poi con Chiellini. Al 29’ cross dalla sinistra, Smith trattiene in area De Rossi e per l’arbitro non c’è dubbio è calcio di rigore. Dal dischetto si presenta a sorpresa Iaquinta, ma Lippi indovina la scelta e l’attaccante si rivela cecchino dagli undici metri. Il primo tempo si chiude con gli azzurri riversati nell’area della Nuova Zelanda ma senza creare particolari sussulti.

Nella ripresa, Lippi prova a inserire un briciolo di fantasia con Camoranesi e Di Natale, lasciando negli spogliatoi Gilardino e Pepe. Cambio anche di modulo, si passa ad un 4-3-3 con Camoranesi, Di Natale e Iaquinta a salvare il salvabile. Riparte la manovra azzurra, ma questa del secondo tempo è ancora più confusionaria di quella del primo tempo. Le conclusioni arrivano solo dalla distanza o meglio solo da Montolivo, il migliore, che vanta pure un credito con la fortuna quando nel primo tempo un suo tiro s’infrange sul palo. Al 25’ il suo destro da distanza siderale viene deviato da Paston, autore di un vero e proprio miracolo. Lippi tenta il tutto per tutto inserendo Pazzini. Un’Italia caprona così, si riversa nella metà campo neozelandese ma il forcing finale non sortisce effetti.

Al triplice fischio gli azzurri sono affranti e cadono nello sconforto ma ora non c’è tempo per i rimpianti e per pensare a chi è rimasto a casa,  Marcello Lippi deve far ritrovare l’autostima ai suoi, ma soprattutto entusiasmo, collante per il gruppo e benzina da utilizzare per portare gli azzurri ad una svolta e deve farlo anche in fretta.

Davide Pecchia

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