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Moggi: “Caressa ha detto solo falsità. Lui faceva affari con la Gea”. E lo querela

In un lungo post su Facebook l’ex dg della Juve, radiato dalla Corte Federale della Figc dopo i fatti e le sentenze su Calciopoli, replica al giornalista di Sky che aveva raccontato della richiesta al network da parte dei bianconeri di ‘tagliare’ lui e Bergomi.
A cura di Maurizio De Santis
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"La mia verità su #Caressa". Inizia così il lungo post su Facebook di Luciano Moggi, l'ex direttore generale della Juventus accusato e processato dopo lo scoppio di Calciopoli, infine radiato a vita dalla Corte Federale della Figc che di recente ha respinto il ricorso e ribadito la ‘preclusione a vita alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della Federazione calcio'. Oggetto del messaggio postato sulla propria pagina ufficiale sono le parole di Fabio Caressa, giornalista di Sky Sport che alla ‘Bocconi' di Milano, discutendo del grande scandalo che ha travolto il calcio italiano, affermò di essere a tal punto inviso alla ‘vecchia signora' che il club ne chiese la testa (assieme all'opinionista Bergomi) al network per il quale lavorava.

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Moggi contesta ogni cosa e definisce "falsità" quelle parole – perché è "troppo facile sparlare degli assenti" aggiunge – replicando punto per punto nella lettera su social network

Insolito dover aprire questa pagina, abitualmente dedicata al calcio, per rispondere a quanto di falso ha detto Fabio Caressa – si legge nel post di Moggi -, giornalista di #Sky, in una conferenza all’Università #Bocconi di Milano, parlando di #Calciopoli. Mi spiace dover accusare di falsità un professionista che ho sempre stimato: non posso però fare diversamente. Troppo facile sparlare degli assenti, soprattutto persone che hanno subito di tutto senza aver commesso illeciti in un campionato che il processo sportivo ha detto essere regolare, senza partite alterate.

Di alterato c’era solo il sentimento popolare, furono queste le conclusioni del professor #Serio, membro di quel tribunale. Da allora, ci sono state occasioni in cui ho dovuto difendermi, come quando il figlio di Giacinto #Facchetti, Gianfelice, mi ha querelato ed è finita come tutti sapete. Anzi, scrisse il giudice nelle motivazioni che Giacinto, allora presidente dell’Inter, «faceva lobbying con gli arbitri», mentre il Procuratore Federale scriveva che «l’Inter era la società che rischiava più di tutte per il comportamento illegale del suo presidente». Evidentemente quel giudice aveva sentito le intercettazioni prodotte ma che a Napoli non ebbero il tempo di sentire.

In quell’occasione fui io a dovermi difendere, in questa dovrà essere #Caressa a dimostrare se sia vero quello che ha detto. Mi spiace dover nominare una persona che non c’è più ma devo farlo perché tirato in ballo senza motivo in un consesso in cui non era assolutamente richiesto di disquisire sulla mia persona e soprattutto su argomenti che non corrispondono a verità.

I fatti. In una partita del 2004, Bologna-Juve, vinta dai bianconeri 1-0 con un gol di Nedved, Caressa ha detto che il centravanti del Bologna, #Cipriani, essendo della #Gea, non aveva reclamato per aver subito un fallo da rigore: è falso, perché Cipriani non è mai stato legato alla Gea e sarà lui stesso a dichiararlo quando sarà chiamato a testimoniare. Mentre l’arbitro #Pieri fu assolto da ogni addebito per una partita risultata evidentemente regolare.

Ha aggiunto Caressa che la dirigenza della #Juve aveva telefonato a #Sky chiedendo la sua testa e quella del commentatore #Bergomi, mentre io non ho mai pensato di fare cose del genere: per carattere, io affronto le persone direttamente. E non ho mai conosciuto il suo capo se non di nome. Ha detto Caressa che io potevo anche decidere sulle retrocessioni, mentre erano altri a tramare, probabilmente l’allora presidente federale che chiedeva al designatore Bergamo il massimo riguardo verso la Lazio: «Domenica vanno a Milano e non possiamo far niente ma da domenica prossima… ». E continuava: «Sarebbe poi un altro grosso guaio se retrocedesse anche la Fiorentina».

Questo lo raccontano le intercettazioni che saranno prodotte e che, tra l’altro, svelano anche altro, come quando prima di un Inter-Juve del 2004, sempre dietro indicazione dell’allora presidente federale, il designatore telefonò all’arbitro di quella partita, #Rodomonti, dicendogli che «in caso di incertezza doveva favorire chi stava dietro». L’Inter.

La lunga precisazione di Luciano Moggi arriva al momento clou quando, dopo aver fatto riferimento ad altre intercettazioni nelle quali si menzionavano altre società, annuncia querela nei confronti di Caressa.

Adesso il signor Caressa sarà chiamato in tribunale dove troverà difficoltà a provare quanto ha detto alla Bocconi. Sarebbe magari interessante se spiegasse l’accordo che era stato raggiunto nel 2005 tra la società “09”, lui e la Gea che adesso dipinge come un male del calcio. Evidentemente non l’ha sempre pensata alla stessa maniera. E magari potrei essere io ad aggiungere qualche altro particolare di fatti avvenuti, ad esempio alla morte di Papa Wojtyla, di cui è a conoscenza il suo opinionista Billy #Costacurta.

Erano le 20 del sabato e noi eravamo in ritiro a Firenze per giocare il giorno successivo con la Fiorentina. Interpellato sul da farsi per meglio onorare la memoria di Sua Santità, espressi il mio pensiero di far slittare la partita di un giorno. Racconta poi una intercettazione del presidente della Lega #Galliani a #Meani e per conoscenza a Costacurta: «Quei figli di p… di #Moggi e #Capello volevano giocare il lunedì, siccome sono io a decidere ho fatto slittare la gara di una settimana così possiamo recuperare Kakà infortunato per la partita di Siena». Ed ebbe i complimenti di Meani.

Ultima riflessione di Moggi dedicata all'Università milanese alla quale riserva un sibillino "sarà chiamata a darne spiegazioni" facendo riferimento allo spazio concesso al giornalista che ha esposto – conclude Moggi – "le sue verità".

Dispiace che un’Università seria come la #Bocconi abbia permesso tanto a questo signore, per questo motivo sarà chiamata a darne spiegazioni. Per chiudere la conferenza, Caressa ha esclamato che riteneva meglio non parlare più di quei momenti così brutti. Peccato che l’abbia detto solo dopo aver ampiamente esposto le «sue» verità.

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