Raiola attacca il Napoli: “Un top player non accetterebbe mai di venire in azzurro”

Duro e critico sul calcio italiano in generale e sul Napoli, in particolare. Il procuratore sportivo Mino Raiola è intervenuto ai microfoni di Raffaele Auriemma, nel corso del programma "Si Gonfia la Rete" in onda su Radio Crc, ed ha "sparato a zero" sul panorama sportivo del nostro Paese. Critiche pesati, ma anche condivisibili (a tratti). Che il calcio italiano sia in crisi non è una novità e, da tale crisi, scaturiscono una serie di conseguenze che fanno scivolare il nostro campionato sempre più in secondo piano. La Serie A perde appeal e prestigio, i veri top player (per dirla alla Raiola: uno alla Ibra) oggi come oggi non accetterebbero mai di venire in Italia. E al Napoli andrebbero? Ovviamente no, neanche nel più inimmaginabile dei sogni. In pratica dopo la piacevole conversazione tra Auriemma e l'agente sportivo, il calcio italiano ne è uscito a brandelli e l'Italia intera come un luogo dal quale i calciatori si tengono alla larga, il Napoli è stata dipinta come una squadretta e nel pallone vincono solo i soldi e coloro che li sborsano senza creare problemi a terzi. Condividete la disamina del procuratore? Vediamo nel dettaglio il Raiola-pensiero, così, anche voi, vi creerete la vostra personale opinione.
I migliori snobbano la Serie A ed hanno paura del sud Italia – Mino Raiola a tutto tondo. Un fiume in piena che ha travolto il nostro campionato, ridimensionandolo, e che ha sminuzzato l'orgoglio partenopeo in poche battute stilettate.
In Italia bisogna svegliarsi, più in basso di così non sui può andare. In Italia non arriveranno top player, ancora più difficilmente a Napoli. Il sud d'Italia in Europa fa paura, fa paura non la conoscono bene, ci sono preconcetti. Facciamo un esempio clamoroso: oggi, un Messi o un Ronaldo non verrebbero mai a Napoli".
Mica Qui, Quo, Qua! Messi e Ronaldo non andrebbero al Napoli, un fatto ovvio (no?). Ma, poi, Raiola rincara la dose:
Se oggi propongo ad un top player di venire a Napoli, lui cambia procuratore. A Napoli, ma non solo a Napoli: in Italia in generale non viene".
Una piccola chiosa su Mark Hamsik non poteva mancare:
Marek è un grande giocatore ed è la fortuna del Napoli, se poi ti senti un grande giocatore ti devi misurare con un'altra realtà per dimostrare il tuo valore. Il presidente De Laurentiis non la pensa così e per me è un'idea sbagliata".
Calcio italiano senza sogni e da rifondare – Il procuratore di Ibra non ha speso parole "buone" solo per il club di De Laurentiis, ma ha anche crocifisso tutta la struttura calcistica italiana.
Negli anni d'oro in Italia non abbiamo costruito niente: ne' stadi, ne' centri sportivi, non abbiamo approntato le misure prese in Germania ed Inghilterra. La FIGC non è neppure riuscita a prendere un Campionato Europeo per intenderci. Da italiani dobbiamo avere il coraggio di criticarla per migliorarla. Lo dico da emigrato".
La Serie A è solo l'ultima ruota del carro, di un carro molto lungo:
Il mondo è cambiato, in Italia non ce ne siamo accorti. Il Brasile non è più paese di terzo mondo, gli Arabi non vivono più nelle tende, in India non ci sono solo i poveri ed i Cina non ci sono solo i comunisti. La Ligue 1 sta investendo, la Premier League è un marchio assoluto con club di certo valore e grandi giocatori. Poi, oggi, non si guarda più al campionato dove giochi, ma al singolo club. Ed il PSG ed il Manchester City oggi sono quelli più interessanti. Poi ci sono Real Madrid e Barcellona che si dovranno mettere in riga, non avranno più il predominio fiscale e finanziario e dovranno affrontare la concorrenza di questi grandi gruppi abari che vogliono vincere tutto".