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Milan, Paolo Maldini assolto dall’accusa di corruzione

Fine dell’incubo per l’indimenticato capitano rossonero, assolto anche in appello dopo il ricorso chiesto dal pm milanese Paola Pirotta. Un calvario, quello dell’ex giocatore, durato cinque anni.
A cura di Alberto Pucci
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Triplice fischio finale e partita conclusa per Paolo Maldini. Una sfida che, però, non si è giocata sul campo da calcio ma nelle aule di un Tribunale, dove l'ex difensore del Milan e della Nazionale era stato trascinato con l'accusa grave di corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. La vicenda risale a qualche anno fa quando Paolo, insieme ad altre persone, era rimasto coinvolto in un "pasticcio" particolarmente grave: quello di aver messo "a libro paga", secondo l'accusa, un funzionario dell’Agenzia delle entrate per evitare controlli fiscali. Una denuncia che, successivamente, aveva portato il pg Tiziano Masini a chiedere, per l'ex rossonero e per gli altri imputati coinvolti, la condanna ad un anno e otto mesi di reclusione. Assolto in primo grado, nel 2013, Maldini è dovuto tornare in Tribunale, dopo il ricorso chiesto dalla Procura di Milano. Oggi la sentenza definitiva della Corte d'Appello che ha assolto Paolo Maldini: "Sono contento e allo stesso tempo arrabbiato – ha spiegato all'uscita l'ex giocatore – Per me sono stati cinque anni di sofferenza. Per chi si considera una persona onesta non è piacevole e certamente avere un nome, essere un personaggio pubblico, non si è rivelato un vantaggio".

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