Milan, nuovo allenatore: Emery e Pellegrini al ballottaggio, Garcia outsider
La strada è tracciata, Berlusconi sembra essersi convinto: venderà il Milan e la proprietà – dopo 30 anni – diventerà cinese. Il fondo d'investimento – rappresentato in Italia dal manager italo-inglese Nicholas Gancikoff – arriva da Oriente: vi fanno parte il magnate Robin Li e altri investitori di Pechino, e sul tavolo ha messo un progetto tanto ambizioso quanto incredibile dal punto di vista economico: 1 miliardo di euro che serviranno in parte a liquidare la Fininvest (600 milioni) perché ceda il 70% del pacchetto azionario, in parte ad alimentare il rilancio della squadra con le prossime campagne acquisti. Anche in questo caso le cifre a disposizioni sono importanti, si parla di un esborso da 100 milioni a stagione che – nell'attesa si compia la transizione – occorreranno subito a ridisegnare l'intero staff rossonero, dai quadri societari (compreso l'accantonamento della figura del doppio ad, Galliani e Barbara Berlusconi) fino a quelli tecnici.

La scelta del nuovo allenatore. La rivoluzione in atto non prevede che sia Brocchi a restare sulla panchina rossonera, così come verrà accantonato il nome di Giampaolo dell'Empoli. Entrambi avrebbero avuto qualche chance in più se Berlusconi avesse deciso di restare ancora in sella, sicché le strade individuate sono altre: due portano fuori dall'Italia, una conduce a Roma.
La prima candidatura, da tempo sul taccuino dell'ad Galliani, fa riferimento a Unai Emery, il tecnico che ha trasformato il Siviglia in una ‘piccola' corazzata capace d'imporsi in Europa League (conquistata per 3 volte) e ritagliarsi un ruolo da protagonista nonostante le super potenze del calcio spagnolo (Real Madrid, Barcellona e l'Atletico Madrid). L'addio agli andalusi da parte del ds Monchi sembra spingere il tal senso, ovvero che sia anche l'allenatore a lasciare il club (c'è, però, una clausola rescissoria di 3 milioni da onorare). Qualcuno azzarda che entrambi possano sbarcare a Milano ricostituendo quel tandem che ha portato benefici a Siviglia, ma per adesso è solo una voce alimentata dalle dimissioni del manager che da 16 anni lavora in Andalusia.

Manuel Pellegrini, in uscita dal Manchester City affidato a Pep Guardiola, è il secondo profilo segnato in cima al taccuino. Contatti ci sono stati nei mesi scorsi, le condizioni sono molto chiare: il tecnico cileno ha un ingaggio molto alto (6.5 milioni a stagione) e per accettare un trasferimento in Italia vuole la garanzia di un progetto serio e, in particolare, d'investimenti importanti in sede di calciomercato. Niente salti nel vuoto, dunque.

Ballottaggio ristretto ai primi due? C'è una terza via che al momento – in termini percentuali – riscuote meno consensi: si tratta dell'ipotesi Rudi Garcia, l'ex allenatore della Roma (esonerato, è ancora sotto contratto) può vantare gli ottimi rapporti in Oriente del proprio agente. Nei giorni scorsi s'era perfino lasciato sfuggire che il suo futuro poteva essere ancora in Italia "ma un po' più a Nord" ma per adesso nel borsino delle quotazioni le figure di Emery (favorito) e Pellegrini (al ballottaggio) hanno maggiore peso rispetto al francese (outsider).