Milan, Inter, Nazionale: tutti vogliono Conte, ma non sarà un cavallo di ritorno?
Ed ecco che rispunta prepotentemente sul panorama italiano il nome di Antonio Conte, uno dei più vincenti allenatori degli ultimi anni, caduto recentemente in ‘disgrazia' a Londra dove sembra aver perso la fiducia del patron dei Blues, Abramovich pronto a congedarlo a fine stagione. Un rapporto teso, altalenante, in cui non è mai scattato il feeling completo per un duraturo matrimonio.

Così, le voci. Prima le due milanesi, Inter e Milan alla ricerca dell'equilibrio perduto, poi la Nazionale in attesa di capire cosa la Figc voglia fare da grande. Il tutto attorno a Conte, allenatore pragmatico, di sostanza capace di imporsi e vincere laddove gli si conferisce estrema fiducia. Forza e tallone d'Achille di un tecnico che deve però compiere l'ultimo salto verso la maturazione completa.
Un tecnico mordi e fuggi
Il ‘piccolo' Mourinho
Se è vero che laddove arriva Conte si vede sempre la sua impronta è pur realistico ammettere che il tecnico pugliese nel suo piccolo sembra il nuovo Mourinho: arriva, impone, vince e se ne va. Non è fatto per durare a lungo nella stessa realtà, ha necessità di cambiare, trovare nuovi stimoli e realtà. Un po' come racconta la storia del portoghese che mai è durato più di due/tre stagioni con lo stesso club e laddove è tornato sui propri passi (vedasi Chelsea) ha fallito.
Il Trapattoni mancato
Il rischio – e forse il limite – di Conte è proprio questo: non avere imparato a mettere le radici. Sembrava potesse essere il nuovo Trapattoni alla Juventus, ma alla fine si è limitato ad aprire un ciclo di tre anni, per poi sposare l'avventura azzurra, quindi quella della Premier. Di certo è in una fase di crescita. Ha bisogno di esperienze, di conoscere realtà tra loro differenti, di mettersi alla prova e superarsi.

Pro e contro di una carriera da globetrotter
Ideale per vincere, non per progettare
E' un percorso però che rischia di assumere un effetto boomerang: se hai bisogno di vincere subito, prendi Conte. Ma se vuoi un progetto tecnico che duri nel tempo, cerca altrove. Un pregio attuale che rischia di diventare un limite a lungo termine. La sua carriera ne è un esempio lampante, figlia di una scelta preordinata e precisa.
Tecnico ancora in fase di crescita
Al momento può anche andar bene: Conte è un allenatore giovane, è soltanto dal 2011 che siede su panchine importanti visto che prima si era cimentato con la classica gavetta tra Siena (dove ha iniziato come vice e dove è tornato anni dopo da primo allenatore), Atalanta, Arezzo e Bari (con cui ha trionfato in Serie B).

Perché Conte è un rischio per i club
Crea, vince, lascia
Per questo potrebbe apparire una scelta sbagliata soprattutto per Inter e Milan. Due club che hanno necessità di ricostruirsi, di porre solide basi con gettate in cemento, non con infrastrutture prefabbricate. Conte, da questo punto di vista sarebbe perfetto per dare la scossa e dare un imprinting importante. Ma potrebbe risultare un semplice fuoco di paglia: dopo di lui si rischierebbe il vuoto. A questo punto. meglio puntare su altri (Gattuso, ad esempio ha un suo perché, al di là di quanto stia facendo ora).
In Nazionale, scelta ideale?
Sì, gli obiettivi sono a breve termine
Conte al momento sarebbe perfetto per la Nazionale. Sarebbe sì un cavallo di ritorno ma per il suo modo di vivere i rapporti con la proprietà di turno sarebbe una scelta ideale: appuntamento ogni due anni tra Mondiali ed Europei, progettazione a corto o medio termine. Da un punto di vista formale. La soluzione che gli permetterebbe di vivere quasi alla giornata con scadenze fisse e una assoluta libertà di scegliere giocatori e tattiche di gioco.
No, non è ancora un selezionatore
La parte oscura però resta: al momento, Conte non sembra adeguato al ruolo di selezionatore. E' ancora un (ottimo) tecnico di club. Ha necessità di avere il contatto quotidiano con i propri giocatori, di allenare giorno dopo giorno il gruppo, di far sentire la propria presenza in maniera costante. Ciò che la Nazionale non gli può garantire. E non gli garantirà mai. L'unica realtà credibile è che proprio Conte assuma la consapevolezza di doversi adattare alle situazioni.
Altrimenti rischia di restare un allenatore a gettone: lo si ingaggia, si vince subito, lo si saluta. In cerca di qualche altra soluzione tecnica più concreta e duratura.