Milan: Huntelaar, Non me ne vado finchè non dimostrerò quanto valgo
A volte l’impegno non basta, ci vuole fortuna. Altre volte la fortuna conta più dell’impegno. Altre volte ancora, basta un’opportunità per scrivere la propria storia, ma spesso nel calcio l’opportunità, anche se colta, serve a poco se si ha innanzi gente come Borriello, Pato, Ronaldinho e un certo Inzaghi che ragala gol da cineteca, come quello di ieri sera, nonostante la sua età.
Un giovane olandese, cresciuto nel Psv e consacratosi in quell’Ajax che ha sfornato campioni del calibro di Cruijff, Van Basten, Gullit, Rijkaard, sembrava un predestinato. Sembrava il nuovo fiore all’occhiello degli oranje. Ma poi, proprio quando il giovane ragazzo olandese all’anagrafe Dirk Jan Klaas Huntelaar, veleggiava a gonfie vele verso Madrid, qualcosa è cambiato. Il cacciatore a Madrid, sponda Merengues, non trova spazio e l’anno dopo decide di venire in Italia in cerca di fortuna. Il Milan lo accoglie a braccia aperte, con la speranza di riformare quel binomio perfetto (Olanda-Milan) che tanta fortuna ha regalato all’era Berlusconi. E invece, il cacciatore anche qui non trova spazio, scalpita, disputa in totale 24 presenze siglando anche 7 reti, ma tra lui e la società non scatta la scintilla.
Da qui in poi le continue voci di un possibile trasferimento, nel mercato di riparazione era dato come sicuro partente e invece il giovane attaccante olandese, classe 83, rifiuta ogni offerta, vuole restare al Milan ma non per un semplice banale capriccio adolescenziale ma perché lui è un tipo orgoglioso che non accetta l’idea di un insuccesso. Vuole la sua chance, vuole dimostrare a tutta Milano che lui di stoffa ne ha da vendere, se solo giocasse.
In questa sessione estiva non manca certo di coerenza e continua a puntare i piedi a Milanello. Da lì non si muove e da lì non si muoverà fintanto che non avrà dimostrato il suo valore. Non fa eccezioni nemmeno quando Felix Magath lo chiama di persona per trascinarlo nel suo Shalke 04 e anzi in molti dicono che lui si sia anche risentito chiudendo la conversazione senza neanche un sorriso
Huntelaar è deciso, sembra una cantinela ma le parole sono sempre le stesse: «Io me la gioco qui. Non ho ancora avuto una vera e propria chance da attaccante, perché nella stagione passata sono stato impiegato quasi sempre come ala. Io però mi alleno e aspetto.”
Già, aspetta. Si siede in panchina,con la pazienza di un cacciatore, lucida le sue armi in attesa del momento opportuno per conquistare la sua preda, il suo posto da titolare.
L’era del tecnico livornese, per lui sembra essere il momento opportuno e non lo nasconde: “Allegri mi pare un allenatore molto capace e mi piace perché somiglia agli allenatori che ho avuto in Olanda. Lavora tanto, anche sul piano tattico. Mi trovo bene e non me ne vado».
Ma l’ostinazione spesso è fraintesa e tanto attaccamento alla maglia indispettisce qualche tifoso. Qualcuno nei giorni scorsi ai cancelli di Milanello gli ha urlato: «Vattene al Marsiglia, vogliamo Ibra». Ma lui non si scompene, lui non sente, lui vuole la sua chance perché lui crede nelle sue possibilità «Io non ho sentito nulla. Voglio restare e dimostrare di essere abbastanza bravo per giocare in questo club».
C’è orgoglio nei suoi occhi, persino rabbia, a Milano sembra un cacciatore perso “in una selva oscura”ma lui non molla, lui ha la testa dura e pretende di ritrovare la sua strada.
Davide Pecchia