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Milan-Genoa, minacce dalla Curva contro giocatori, dirigenza e allenatore

Dopo i cori e gli striscioni durante la partita, gli ultrà assediano la squadra dentro San Siro. Kakà e Abbiati costretti al confronto con i tifosi. Balotelli, che voleva affrontarli di persona, è stato fermato dalla polizia.
A cura di Alessio Pediglieri
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A fine gara 300 ultrà hanno assediato la squadra dentro San Siro impedendo ai giocatori di uscire e lasciare lo stadio. Fino a mezzanotte, striscioni, cori e minacce sono volati in alto nella notte di Milano verso calciatori, dirigenza e allenatore. Fino a quando una delegazione formata da Kakà e Abbiati (scortati dalla polizia) non ha deciso di andare a colloquio con i tifosi. Tre minuti di faccia a faccia che hanno calmato gli animi: gli ultrà chiedevano maggiore impegno, i due rappresentanti della squadra l'hanno promesso senza riserve. In precedenza, Mario Balotelli si era incamminato nel tunnel verso l'uscita per affrontare i tifosi, ma è stato fermato dalla polizia.

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Già prima dell'inizio della partita contro il Genoa, dalla Sud rossonera erano apparsi striscioni intimidatori nei confronti dei giocatori del Milan: "Undici ultrà in campo" e "Rossi come il fuoco, neri come l'incazzatura. Se non sputate sangue, iniziate ad avere paura" avevano fatto bella mostra dalle gradinate di San Siro. Un clima a dir poco incandescente, spento parzialmente dal gol di Kakà al 3′ minuto di gioco ma riesploso in tutto il suo vigore subito dopo, al pareggio di Gilardino, successivamente al rigore sbagliato da Balotelli a metà primo tempo e per tutta la ripresa con il Milan incapace di far suo un match contro un avversario ridotto in 10 uomini per più di un'ora. E poi la contestazione, furente, nel dopo partita con la squadra bloccata nella pancia dello stadio perché all'esterno monta la rabbia della Curva. Trecento sostenitori che costringono le forze dell'ordine a blindare gli accessi all'impianto.

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Cori, fischi e striscioni, contro giocatori, dirigenza e allenatore – Era nell'aria e molti se l'aspettavano ma alcuni speravano che proprio il clima di contestazione permettesse al Milan, insieme alla sosta per le Nazionali, di ritrovare se stesso e tornare immediatamente alla vittoria in modo convincente davanti al suo pubblico, insoddisfatto ma fino ad oggi vicino alla squadra.

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Invece, anche per colpa di un super Mattia Perin, migliore in campo, mentre i minuti trascorrevano la protesta è montata fino a scopiare tra cori e fischi contro i giocatori in campo e altri striscioni che non hanno risparmiato più nessuno: allenatore e dirigenza. "Mentre consumate i vostri giochi di potere ridate al Milan il blasone che deve avere", è stato il testo di uno striscione srotolato al centro della curva, riferito evidentemente al dualismo societario tra Galliani e Barbara Berlusconi che poco interessa ai tifosi.

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Pazienza finita. "E finita la nostra pazienza, fuori i coglioni giocatori, mister e dirigenza", "Mai un Milan così disastroso la nostra storia avete infangato", "False promesse, prese per il culo… la pazienza è finita pietà per nessuno". Questo il tono e le parole scritte su altri tre lenzuoli esposti dalla Curva Sud sempre più in contestazione. Poi, altri nuovi striscioni apparsi in Sud: "Gli anni d'oro del grande Milan, gli anni di Zapata e Constant" e poi "Constant: al posto di fare il pagliaccio arrogante, rispetta chi paga per vederti giocare in modo imbarazzante". Anche Allegri nel mirino degli ultras: "Mister, per come gioca la squadra c'è poco da stare allegri".

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