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Milan, Gazidis guida la rivoluzione totale: tra panchina e squadra, chi parte e chi arriva

L’intenzione di trattare l’attuale stagione come una semplice fase di passaggio ha preso forma nelle decisioni del neo ad Gazidis. Leonardo (e Paolo Maldini) insieme a Gattuso rappresentano il passato, targato Yonghong Li, da cui discostarsi. In panchina e in rosa (nessuno escluso) tutto cambierà.
A cura di Alessio Pediglieri
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Si era detto che con o senza Champions League non ci sarebbero state rivoluzioni, che la società voleva proseguire sulla stessa linea, creare un progetto che nascesse dai giovani per poi passare dai risultati fino a tornare nel calcio che conta, per restarci. La Champions League non è arrivata, Leonardo è oramai un ex dirigente, Paolo Maldini è in discussione, Gennaro Gattuso pronto a dare le dimissioni, metà squadra non verrà riconfermata. Alla faccia della continuità.

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A decidere tutto è stato il nuovo deus ex machina rossonero, l'ex Arsenal Gazidis insediatosi come neo amministratore delegato ma di fatto uomo forte della proprietà, il Gruppo americano di Elliott che sta lavorando per una rifondazione (l'ennesima) completa. Nel giro di poche settimane cambierà tutto: l'assetto dirigenziale e quello tecnico sia in panchina sia in campo. L'idea è effettuare il giro di vite subito, per riorganizzarsi il prima possibile e pianificare (questa volta sì) un progetto a lungo termine.

Le colpe e i meriti di Leonardo

La disastrosa eredità di Li: 250 milioni spesi sul mercato

La sensazione è che sin da subito si aveva l'intenzione di trattare l'attuale stagione appena conclusa come una semplice fase di passaggio. E' vero, Leonardo sta pagando errori in fase di campagna acquisti, ma è anche vero che ha dovuto prendere in mano un Milan disastrato dalla gestione Mirabelli-Fassone i veri artefici di un mercato estivo targato 2017 da 250 milioni di euro (contando le percentuali date agli agenti), quando arrivarono 11 nuovi giocatori, avvallati dalla scellerata gestione della proprietà cinese di Yonghong Li.

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I flop targati Mirabelli-Fassone: da Bonucci a Kalinic

Si spese per Leonardo Bonucci, pagato 42 milioni di euro (+2 milioni di commissioni al procuratore),  per il giovane attaccante portoghese Andre Silva, 35 milioni (deludente tanto da essere girato in prestito al Siviglia per ritrovarselo oggi come un esubero), poi Kessie (32 milioni, oggi in discussione), Kalinic (27 milioni, subito ceduto), Conti (24 milioni e un anno in infermeria), Calhanoglu (21 milioni, al momento tra gli incedibili), Biglia (19 milioni e un futuro in forse), Musacchio (18 milioni e un futuro incerto), Rodriguez (14 milioni e pronto alla cessione).

I colpi a vuoto e i rimedi di Leonardo: tra Higuain e Paquetà

Leonardo ci ha messo del suo, con gli arrivi di Bakayoko (5 milioni, in prestito dal Chelsea), l'entrata (e l'uscita) di Higuain (prestito a 9 milioni), il flop Castillejo (25 milioni) e Laxalt (17 milioni), Mattia Caldara (35 milioni per una stagione da infortunato, con sole 3 presenze totali). Ma ha anche saputo rimediare a gennaio, con la partenza di Higuain al Chelsea e gli inserimenti vincenti di Piatek (35 milioni) e di Paquetà (35 milioni) a gennaio.

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Le colpe e i meriti di Gattuso

Un Milan in disarmo: la gestione Montella

Lo stesso si potrebbe dire di Gattuso che ha raccolto da terra un Milan sfiduciato e sull'orlo del collasso lasciato da un Vincenzo Montella assolutamente inadatto al ruolo di allenatore che a sua volta prendeva in mano una situazione altamente compromessa (con l'alternanza in panchina di Inzaghi, Mihajlovic e Brocchi). Una situazione difficilissima in cui ‘Ringhio' ha dovuto fare affidamento non tanto alla sua esperienza in panchina (la più importante, al Sion in Svizzera) quanto a tutte le sue qualità umane, puntando sull'appartenenza al club, la determinazione, la grinta, la naturale predisposizione alla leadership dentro lo spogliatoio.

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Dal sesto al quinto posto in campionato

Gattuso è subentrato nell'inverno del 2017 a stagione in corso a Montella che nelle prime 14 partite aveva racimolato la pochezza di 20 punti. Ha conquistato 44 punti nelle 24 partite che restavano traghettando il Milan al sesto posto finale (Europa League) e ha mantenuto la stessa asticella per la stagione attuale, alzando il tiro e giocandosi la Champions all'ultimo secondo. Comunque migliorando, con un quinto posto finale e una media punti simile (1.76 a partita).

La rivoluzione decisa da Gazidis

Le bocciatura di Leonardo: da Ibra a Everton

Agli occhi di Gazidis, però, tutto ciò non è valso a nulla: Leonardo (e Paolo Maldini) insieme a Gattuso saluteranno il Milan, rappresentano un passato da cui discostarsi. Dallo scorso 5 dicembre, data in cui l'ex ad Arsenal lascia Londra e firma per il Milan, tutto inizia a cambiare. Il primo confronto (vinto da Gazidis) è stato su Ibrahimovic: Zlatan poteva (ri)vestire i colori rossoneri a gennaio ma arrivò il primo stop. Il secondo stop è arrivato in queste settimane per la trattativa con il Gremio per Everton, talentino brasiliano, molto spinto da Leonardo. Nel mezzo tanta forma ma pochissima sostanza e condivisione di vedute.

La candidatura forte di Campos, altro uomo Elliott

Adesso, facendo piazza pulita, Gazidis può finalmente operare e appaiono i primi nomi. Da un punto di vista dirigenziale è sempre più forte la candidatura di Campos, il nuovo ‘mago' delle plusvalenze, che arriverebbe da Lille, un club ‘vicino' al Milan perché anche la società francese è controllata dagli americani di Elliott. Un uomo che serve al Milan: quest'estate sarà un'estate votata a rientrare definitivamente nel fair play finanziario Uefa (dove il Milan sta trattando un accordo fondamentale proprio con l'ex ad Arsenal esposto in prima fila) e ricavare cifre importanti dalle cessioni.

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La panchina ad un ‘nome' internazionale

In panchina arriverà un allenatore di ‘nome'. Non è un mistero che i diverbi Gazidis-Leonardo erano anche sul futuro della panchina. Il brasiliano spingeva su un tecnico-maestro, come Gasperini o Sarri. Il neo ad ha sempre puntato alla dimensione europea, provando prima con Wenger, poi con Emery e d ora sognando un clamoroso ritorno di Allegri, liberatosi dalla Juventus.

Senza Champions, la rosa cambia

Poi c'è la squadra.  I rossoneri devono rientrare da un passivo di 80 milioni e si preparano ad un mercato con grossi nomi in uscita per fare cassa. Nessuno escluso, nemmeno Piatek, senza Champions League, è certo di restare e davanti ad una proposta adeguata, il Milan lo manderebbe volentieri in Inghilterra. Ma in partenza ci sono due se non tre big tra Cutrone, Calhanoglu, Suso, e Rodriguez.

Chi resta anche la prossima stagione

Chi resta certamente è capitan Romagnoli, punto (reale) di riferimento della retroguardia rossonera. Restano anche Reina (arrivato a titolo gratuito) e Donnarumma (vincolato da un super contratto). Anche Caldara dovrebbe rimanere: una stagione in infermeria a 35 milioni di cartellino sarebbero più che un fallimento economico. Insieme a Conti, che dopo una serie infinita di infortuni avrà la possibilità di valere il Milan, così come Musacchio (che al momento non ha mercato a 18 milioni).

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Chi parte per sfoltire la rosa dai flop

Paquetà, appena arrivato, Bonaventura e Borini si sono guadagnati la riconferma, mentre in lista di acquirenti c'è Castillejo che però costa tantissimo (25 milioni). Insieme a lui, addio ad Abate (fine carriera), Antonio Donnarumma, Zapata, Bakayoko (non verrà riscattato), insieme a Montolivo, Bertolacci, Josè Mauri, Calabria, Laxalt, Strinic, Rodriguez, Biglia, Andrè Silva e Suso.

Chi è in bilico (in attesa di offerte)

In bilico, alcune grandi firme, che potrebbero venire sacrificate per fare cassa e avendo un eccellente mercato in uscita. C'è Piatek che si è rivalutato con l'arrivo dal Genoa e malgrado un finale di stagione in calando ha estimatori in tutta Europa. C'è Cutrone, giovane crack su cui fare gran plusvalenza essendo arrivato dalla Primavera e oggi con un valore attorno ai 35 milioni. E c'è anche Cahlanoglu che ha concluso la stagione imponendosi nel ruolo sulla trequarti.

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