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Milan, il caso Donnarumma: perché la colpa non è solo di Gigio e Raiola

L’attuale nuova fortissima frizione tra il giocatore e il club conferma la difficoltà societaria nel gestire il caso Donnarumma. Che è nelle mani di Mino Raiola, vero burattinaio della situazione. Fatto che Berlusconi e Galliani non avrebbero mai permesso accadesse.
A cura di Alessio Pediglieri
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Ancora Donnarumma. Il diciottenne più contestato d'Italia e non solo. Colpa di chi? La risposta è articolata, molti si dividono nell'addossare la genesi del problema allo stesso giocatore, incapace di avere il carattere e la personalità per decidere con la propria testa il proprio destino. Altri puntano il dito contro Mino Raiola, uno dei procuratori più potenti e furbi del panorama calcistico internazionale che da sempre tratta i propri assistiti come galline dalle uova d'oro, tra rinnovi e cambi di club. Infine c'è chi imputa alla società di non avere avuto alcuna spina dorsale sia la scorsa estate che nella situazione attuale.

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La verità, ovviamente, sta nel mezzo ma la sensazione diffusa è che con una presidenza vecchio stampo (leggasi Berlusconi-Galliani) tutto ciò si sarebbe evitato, in un modo o nell'altro.

I tifosi hanno le idee chiare, oramai: Donnarumma può togliere il disturbo, anche subito. Lo si rimpiazzerà con un giocatore ritenuto dagli ultrà maggiormente degno di vestire la maglia rossonera. Una presa di posizione perentoria figlia delle vicissitudini estive e delle attuali dichiarazioni di Mino Raiola, mai smentite direttamente dal giocatore. Che hanno riaperto la frattura con la società.

Proprio la società è tra due fuochi dovendo gestire i propri abbonati che sono un patrimonio intoccabile per ogni club e un suo tesserato, un prodotto del vivaio, un patrimonio sia economico che tecnico. Donnarumma alla fine ha solo 18 anni, è considerato giustamente tra i migliori al mondo, ha almeno 20 anni di carriera di fronte e – malgrado tutto e tutti – è un giocatore del Milan.

Purtroppo la linea che Fassone e Mirabelli avevano tenuto ad agosto, e che aveva prodotto il rinnovo tra mille polemiche del giocatore, garantendo qualità e continuità, oltre a mostrare un pugno di ferro nei confronti di chi (Raiola) aveva altre mire, si è rivelata una vittoria a tempo determinato. Oggi, Raiola è tornato alla carica, guarda caso proprio sotto la parentesi di gennaio, dove Donnarumma ovviamente diverrebbe immediatamente un elemento di mercato su cui scatenare un'asta internazionale al rialzo.

La sensazione è che sia proprio Raiola a tenere le fila del discorso, malgrado la società rossonera provi a dimostrare il contrario, soprattutto a parole mentre i fatti raccontano una realtà diversa. Una realtà che nei precedenti 25 anni di gestione Berlusconi non si era mai verificata, con il club che ha sempre dettato la propria legge. E' vero: l'era Berlusconi era supportata da un elemento che oggi manca, i risultati, le vittorie i trofei. Chi voleva far parte del Milan doveva ascoltare il Milan, nessun altro.

Oggi, il club che vive un momento difficilissimo sia sul piano finanziario che su quello sportivo e ha un futuro nebuloso, non ha la forza contrattuale per potersi mettere attorno ad un tavolo e discutere alla pari con chi eventualmente alza la voce. Nel caso di Donnarumma, il manico del coltello sembra essere dalla parte di Raiola. Un confronto, o peggio uno scontro, è deleterio soprattutto per il Milan. Quando Fassone e Mirabelli lo capiranno, si troverà la chiave del problema: accettare che il rapporto è rotto, valorizzare finchè si può il giocatore e reinvestire i soldi di una cessione inevitabile per rilanciarsi.

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