Milan, Adriano Galliani: “La discriminazione territoriale va abolita”

Adriano Galliani è un fiume in piena: dopo la decisione del Giudisce Sportivo di squalificare per quattro giornate Philippe Mexes per il pugno a Giorgio Chiellini, e di chiudere per un turno lo Stadio rossonero per i soliti, gratuiti, cori contro i Napoletani, il numero due del Milan attacca il criterio della discriminazione territoriale, pur non giustificando il comportamento tenuto da Mexés. "Non faremo ricorso contro la sua squalifica perché si è comportato male e chi sbaglia deve pagare ed essere punito – ha detto Galliani a proposito della squalifica di Mexés, che salterà Udinese, Parma, Lazio e Fiorentina -. Ma la discriminazione territoriale esiste solo in Italia, mentre nel resto d'Europa si parla solo di discriminazione razziale. I cori in questione poi non sono stati sentiti da nessuno a parte i funzionari della Lega, mentre invece si sono sentiti numerosi cori contro Balotelli. A Torino c'erano 800 tifosi rossoneri circa – ha proseguito – "mentre il comunicato parla di centinaia di persone che intonavano questi cori. Lascio a voi ogni considerazione a proposito, visto che nessuno durante la gara se ne è accorto".
Società esposte. "Penso che sia una norma che vada abolita, perché espone le società a gravi rischi, bastano poche decine di persone per uccidere una società e fare danni pazzeschi. Il razzismo va combattuto, ma questa norma non aiuta certo a farlo, anche perché potrebbe essere applicata anche a chi fa un coro contro gli abitanti di un altro quartiere a questo punto".
La posizione di Beretta. Profonda revisione dell'apparato sanzionatorio è quanto annunciato dal presidente della Lega Maurizio Beretta. "Noi siamo sempre stati in prima fila sul tema della discriminazione razziale – ha spiegato Beretta – ma il meccanismo per la definizione degli illeciti e l'apparto sanzionatorio così come viene usato rischia di consegnare il destino delle squadre e del campionato nelle mani di pochi irresponsabili e facinorosi. In Italia, poi, non c'è solo l'aspetto razziale ma anche il tema della discriminazione territoriale".
Riflessione. "Si deve aprire una riflessione – ha concluso Beretta – su come evitare che siano penalizzate, il movimento calcio, tutte le società e tanti tifosi perbene ed evitare il potere di ricatto e di condizionamento da parte di piccole frange".
La risposta della FIGC – Giancarlo Abete non ha avuto dubbi nel confermare quanto deciso dalla Giustizia federale: "La norma italiana ricalca una normativa proposta dalla Uefa, peraltro oggetto sia del congresso Uefa che Fifa. Siamo all'interno di una contesto internazionale che prevede una diversa modalità di contrasto nei confronti di situazioni di discriminazione. C'è una linea di indirizzo della Uefa che tende a tutelare comunque la dignità della persona umana tale che anche le decisioni assunte per Lazio-Legia Varsavia sono collegate a delle frasi che non avevano una logica discriminatoria in quanto tale. Quello che voglio far notare è che la discriminazione territoriale nel nostro codice di giustizia è presente da tantissimo tempo. Determina attenzione il fatto che è cambiata la gradualità delle norme".
Anche il CONI con la Federcalcio – Giovanni Malagò, neo presidente CONI ha appoggiato in tutto e per tutto le decisioni fin qui prese dagli organi vigenti, seguendo le nuove direttive europee: "Non possiamo fare una discriminazione nella discriminazione. Non si può fare un discorso su chi ha la pelle di un altro colore e un altro su chi viene da un'altra città o parte del paese. Sarebbe paradossale. Di conseguenza, ci si deve uniformare a precise disposizioni dell'organismo internazionale. Io non vedo soluzione. Fifa e Uefa vanno verso questo diktat, l'unico modo che abbiamo è che il settore dello stadio interessato prenda provvedimenti nei confronti di chi penalizza la propria squadra"