Mi chiamo Insigne e faccio gol alla Maradona
"Un colpo alla Maradona". Così il presidente De Laurentiis ha reso onore al gioiello su punizione di Lorenzo Insigne, che raggiunge la doppia cifra per la prima volta in Serie A. Dieci gol e nove assist per l'arciere che completa una coppia gol da record con Higuain, bomber da 22 reti su 22 partite. A Napoli, una coppia così non si vedeva dai tempi di Sallustro e Vojak. Una coppia da 32 gol in due, ai livelli dei migliori d'Europa, di Benzema e Cristiano Ronaldo, di Lewandowski e Muller.
Che coppia con Higuain – Nel Napoli tornato in testa alla classifica per la prima volta dalla stagione del secondo scudetto, nel Napoli di Sarri che si unisce alla storia del Napoli di Maradona e Careca, di Alemao, Ferrara e Zola, Lorenzo il magnifico e il Pipita hanno già riscritto i record nella storia del club. Dopo 22 giornate, nessuna coppia aveva mai segnato quanto loro. Allo stesso punto del campionato, nella stagione 1932-33, Sallustro e Vojak avevano segnato 25 gol in due: 13 Sallustro, nato in Paraguay da un farmacista napoletano emigrato e primo vero divo degli azzurri, 12 Vojak, il rigorista della squadra. Ventiquattro le reti di Vinicio e Di Giacomo nelle prime 22 giornate del campionato 1957-58: 16 per il Leone, 8 per il bersagliere, con una tripletta a testa e tre doppiette per il brasiliano che si era guadagnato il soprannome diventato il suo marchio grazie ai versi inviati da un tifoso a un quotidiano di Rio. Ai tempi di Maradona, campionato 1988-89, Careca e Carnevale andarono a segno rispettivamente 12 e 10 volte. Il riferimento più immediato e vicino è alla coppia Cavani-Hamsik, 26 reti in due nel campionato nelle prime 22 giornate: 19 reti per il Matador, con due triplette e tre rigori, 8 per Marekiaro. È proprio in quella stagione che comincia a brillare Lorenzo Insigne, che segna quattro degli ultimi cinque gol della stagione del Napoli.
Dove tutto ebbe inizio – Comincia il capitolo più bello e più intenso di una storia iniziata alla Scuola Calcio Olimpia San Martino di Frattamaggiore. Lorenzo è già iper-competitivo e gioca con la voglia di battere i fratelli Marco e Antonio, il più grande, che gli ha insegnato a calciare. Gioca per realizzare il sogno che papà Carmine, operaio in una fabbrica di scarpe della zona, ex attaccante delle giovanili nella Casertana di Beppe Materazzi, frustrato però da suo padre, non aveva potuto vivere direttamente.
L'esplosione con Zeman – Ha dovuto sempre lottare contro i pregiudizi, contro quella stazza tutt’altro che monumentale. “Dove vuoi andare, sei più piccolo del pallone”, gli dicono nella prima scuola calcio in cui si iscrive, a Grumo Nevano. Bastano pochi palleggi per far dimenticare l’altezza e far innamorare tutti di quel piccolo grande mago. Fa innamorare anche Zeman, a Foggia. Come ogni amore, però, anche il loro non è sereno da subito. È Peppino Pavone, allora ds alla Cavese e grande artefice della prima Zemanlandia a Foggia, a consigliare Insigne al profeta boemo. In quella stagione da 19 gol (senza contare i 20 di Marco Sau), Insigne si adegua ai metodi di Zeman e alle sue poche parole. Ha voglia di imparare, ma un giorno protesta. “Ce l'ha con me, guarda solo me”. Guarda lui perché in lui crede, perché ha visto la luce che lo muove e lo motiva. “Se vuoi crescere, devi lavorare. Hai le potenzialità, sfruttale”. E l'altezza non può essere un limite. Nelle partitelle di allenamento, gli ordina di contrastare gli avversari anche di testa. Quei 163 centimetri possono bastare per infastidire l'avversario, possono diventare un fattore. Zeman lo vuole anche a Pescara, e con lui costruisce l'ultimo capolavoro della sua carriera. “Ti porterei con me ovunque” si lascia andare a metà campionato, e non è certo consueto né usuale per il boemo.
Il 4-3-3 – Nel 4-3-3 di Sarri, Insigne ha ritrovato il ruolo che aveva nell’identico schema di Zeman. Non sfugge ai compiti di copertura, ma è più fresco negli ultimi venti metri. E quando finta a rientrare per il cross o per il suo classico tiro a giro, sono pochi i difensori in grado di contrastarlo. “Lorenzo è forse uno dei migliori talenti in circolazione” ha detto il tecnico a Sky dopo la manita alla sua ex squadra. “Ci sono momenti in cui deve pensare ad esprimere solo il suo talento, poi penso che all'interno di una partita ci sono dieci minuti che lui si deve mettere a disposizione della fase difensiva. E' chiaro che non lo deve fare per novanta minuti perché questo gli toglierebbe qualcosa, ma ci sono dei momenti della partita che lui deve capire che deve dare una mano e sinceramente lo sta anche facendo”. È curioso che il suo percorso di completamento abbia raggiunto l'apice proprio contro l'Empoli. Perché tutto cominciò proprio nel match d'andata. È allora che Sarri decise di rinunciare al 4-3-1-2, non convinto dal suo rendimento da trequartista. È allora, con l'umiltà non mostrata nei suoi due anni in azzurro da Benitez, che il tecnico cambiò strada: sette giorni dopo arrivò il 5-0 alla Lazio e cominciò un nuovo percorso.
Le magie – Contro l'Empoli ha regalato l'ultima magia di una stagione scandita di perle alla Maradona. Cambia il piede, il destro e non il sinistro, ma non la sostanza. Vedere per credere la traiettoria letale che ha steso il Milan a San Siro e la firma sulla punizione chirurgica che ha messo in discesa la partita dei ricordi per il tecnico azzurro. Alla mezz'ora, ha fatto impazzire la difesa dell'Empoli e ha servito l'assist proprio sulla testa di Higuain per l'1-1. Cinque minuti più tardi è andato a prendersi il pallone e ha disegnato la punizione che ha avviato la rimonta e che a molti ha ricordato la perla al debutto in Champions, tre anni fa, contro il Borussia Dortmund. Sarri, però, al solito refrattario ai facili entusiasmi, smorza i paragoni con il Pibe de Oro. "Era difficile far gol da lì, ma Maradona l'ha fatto anche da dentro l'area quindi lasciamolo sempre su un altro pianeta".
9 assist come Di Maria – Gemme che rinforzano il legame tra Insigne e la tifoseria. Un rapporto intenso come può essere solo per un napoletano a Napoli. Una situazione non sempre facile, che Lorenzo ha trasformato in un punto di forza. L'attaccamento alla maglia trascina, le qualità fanno il resto. E il suo peso nell'economia del gioco e dei risultati è innegabile. È la sesta volta in stagione, infatti, che Insigne chiude un match con un gol e un assist. E con nove passaggi decisivi, è il secondo miglior assistman nei cinque principali campionati d'Europa, a pari merito con Di Maria, De Bruyne e Mkhitaryan, tutti dietro l'irraggiungibile Ozil (16). Inoltre, aspetto tutt'altro che secondario, ha segnato il 20% dei gol del Napoli in campionato: 10 su 50, che portano la media di squadra a quota 2,27 a partita, non troppo lontana dalle corazzate d'Europa, il Barcellona (2,57) e il Bayern Monaco (2,67). Con un mago così, la grandezza non è più un illusione. E il primo posto non dà vertigine, aumenta solo la voglia di volare.