Mertens, Milik e i rebus di Sarri: come giocherà il Napoli?
“Rinnovo per giocare da centravanti”. Mertens ha le idee chiare sul suo futuro al Napoli. “Il nuovo ruolo? Ho fatto tanti gol. Non me l’aspettavo, ma sapevo di poter fare bene e avevo fiducia in me. Ho ripagato il mister, che mi ha messo lì. E voglio rimanerci”. I 33 gol stagionali e la miglior media reti rispetto ai minuti giocati della Serie A non passano certo inosservati. Due indizi fanno una prova e creano un problema: che fare con Milik?
Mertens, 33 gol solo una prova
Una stagione così eccezionale non può non essere premiata. Nell'ultima stagione, solo Dzeko ha tirato di più, in media a partita, del belga. Mertens merita la riconferma nel ruolo che l'ha visto esplodere. Nelle gerarchie iniziali, nel 4-3-3 che dovrebbe rimanere il dogma base del Napoli del prossimo campionato, Mertens non può che partire con le mostrine e le stelle del titolare. Il 4-3-3 potrebbe così tornare a riproporre anche in attacco quel dualismo che il tecnico già si trova a dover risolvere per il ruolo di mezzala fra Zielinski e Diawara. Infortunio a parte, Milik ha comunque segnato un gol ogni 109 minuti e rimane, per media, il quinto tiratore più pericoloso degli azzurri. L'ex Ajax ha già dimostrato di sapersi ben integrare con Mertens nel contesto di un 4-3-3 flessibile. Insieme, in Champions League, hanno cambiato la storia della trasferta di Kiev. Il taglio del belga favorisce l'inserimento da dietro del polacco, che sale più alto di Vida e pareggia. Mertens allontana almeno un marcatore dall'area e costringe gli esterni avversari a stringere verso il centro. Così nasce il raddoppio, termine di un altro degli schemi tipici di Sarri, col break di Hamsik e il cambio di gioco per Callejon che cross per il tocco facile e letale del polacco.
Mertens e Milik insieme: spazio al 4-3-1-2?
Proprio questo match, insieme alle evoluzioni degli azzurri nelle ultime giornate potrebbero suggerire, anche come alternativa a partita in corso, un passaggio al 4-3-1-2, che già usava ad Empoli. Un modulo certo non semplice da far accettare a una squadra che a lungo ha giocato il miglior calcio della Serie A e che finirebbe, con buone probabilità, per sacrificare Callejon.
Lo spagnolo, infatti, è un'ala classica, con i movimenti in verticale sulla fascia tipici di un ruolo antico, e si adatterebbe meno alla posizione di seconda punta o di trequartista. Posizioni più associative, in cui però Insigne e Mertens possono scambiarsi benissimo finendo per interpretare, alternativamente, un ruolo non dissimile dall'ultimo Dybala nella Juventus di Allegri. Con 9 assist a testa, e rispettivamente 1.8 e 1.6 passaggi chiave a partita, Lorenzo il Magnifico e il belga possono accentrare il proprio raggio d'azione. In fondo, Insigne, il secondo maggior tiratore della squadra (4 conclusioni di media, di cui solo 1.5 nello specchio della porta) nella seconda metà di stagione ha cercato con frequenza decisamente maggiore di occupare spazi meno defilati nella costruzione della manovra offensiva del Napoli. Nel passaggio al 4-3-1-2, però, dovrebbe cambiare la direzione principale nella costruzione della manovra offensiva che nell'attuale configurazione tende ad addensarsi soprattutto nella sua zona, a sinistra, con l'accompagnamento di Ghoulam, per poi liberare il cambio di gioco su Callejon.
Può tornare in auge Jorginho
Un eventuale ricorso al 4-3-1-2 potrebbe facilitare la resa offensiva contro le squadre schierate con una difesa a tre, con cui il Napoli ha fatto fatica in questi anni perché spesso mancava, dopo l'aggiramento sugli esterni, un uomo in mezzo in grado di convertire il cross in mezzo (anche Higuain l'anno scorso ha segnato solo due gol di testa in tutto il campionato. Un passaggio a questo modulo potrebbe far nuovamente salire le quotazioni di Jorginho, piò adatto a interpretare il ruolo di riferimento nell'uscita bassa del pallone per una squadra che deve fare meno ricorso alle fasce per creare superiorità numerica. Jorginho è il giocatore che in assoluto ha toccato più palloni nel Napoli in questa stagione, 98 di media con il 90.5% di accuratezza. E contro la Lazio, nel 3-0 di aprile, è diventato il primo giocatore nei primi cinque campionati d'Europa a superare i 150 passaggi in una sola partita in stagione.
nella prima parte di stagione ha però ecceduto in quel meccanismo noto come “salida lavolpiana”, per cui un mediano si abbassa nell'avvio della manovra quasi al livello dei due centrali e genera un 3-4-3 in fase di possesso con i due terzini che si spingono molto alti. Un meccanismo che mantiene gli equilibri e l'occupazione degli spazi ma ha fatto correre tanti, troppi rischi agli azzurri per la testardaggine nel cercare l'appoggio stretto anche in situazioni di pressing alto degli avversari, nel portare il pallone dalla difesa al centrocampo. Di fatto, contro Besiktas, Milan o Benfica, il Napoli ha regalato gol agli avversari proprio in situazioni in cui Jorginho veniva marcato a uomo senza avere una ricezione facile. La presenza di Jorginho, che ha bisogno di giocare tanti palloni, può integrarsi meglio con Allan e moltiplicare la concorrenza per un posto di mezzala con Zielinski e Diawara, più interditore e meno playmaker, frenato ancora nella ricerca delle giocate dalle esecuzioni più evidenti e più semplici.
Rinunciando al regista basso, il Napoli potrebbe anche scegliere di mantenere Diawara e Zielinski insieme, con una connotazione decisamente più offensiva e la possibilità per i difensori di cercare anche direttamente il lancio lungo vista la tecnica e la visione di gioco di Albiol, Maksimovic, Chiriches o dello stesso Reina.
Piano B: 4-2-3-1 con Hamsik regista
Per mantenere tutte le stelle dell'attacco contemporaneamente in campo, Sarri potrebbe riproporre un 4-2-3-1 che ha usato più volte, anche a partita in corso, così alterando quel meccanismo interno alla squadra, che la rendeva molto vulnerabile a sistemi di gioco votati all’uno contro uno a tutto campo, come l'Atalanta o il Genoa. Con i difensori più liberi di saltare la prima linea di pressing, il Napoli può ribaltare ancora prima l'azione e mantenere tanto il coinvolgimento corale quanto la superiorità numerica sugli esterni.
Il passaggio al 4-2-3-1 potrebbe effettivamente portare all'evoluzione di Mertens in una posizione e in uno stile molto affini ai movimenti di Dybala. Il belga già naturalmente è portato ad accompagnare l'azione sulla fascia, a costituire un triangolo dal lato di Insigne. In questa configurazione, quest'indole risulterebbe decisiva. A patto che Hamsik accetti di reinterpretare un ruolo che l'aveva messo sotto l'occhio del ciclone con Benitez. Lo slovacco si è reinventato come mezzala di possesso, ma nel 4-2-3-1 dovrebbe assumere una posizione più arretrata per non sbilanciare troppo la squadra nelle transizioni. Con lo spagnolo, agendo da “pivote”, pur mantenendo una media di 2 tiri e altrettanti passaggi chiave come nella gestione Sarri, toccava la metà dei palloni. Era determinante e insieme meno coinvolto nel gioco.
In un'eventuale riedizione sarriana del 4-2-3-1, è logico attendersi una versione intermedia. Un Hamsik certo più disciplinato, soprattutto contro squadre che mantengono un trequartista alto anche in fase di non possesso, per non lasciare scoperti i corridoi interni e gli spazi tra le linee. Ma allo stesso tempo un Hamsik sempre capace di essere decisivo con gli inserimenti negli spazi da dietro, esaltato proprio dai tagli fuori del belga che liberano la zona centrale e ne esaltano le doti di visione di gioco e tiro dalla distanza.
Di sicuro le alternative non mancano. Per il salto di qualità, questo Napoli può e deve abbandonare la rigidità che ha condizionato l'inizio di stagione. Gli uomini non mancano e possono intepretare moduli diversi senza perdere in efficacia e in equilibrio. Napoli, per diventare grande, deve essere mille colori.