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Matuidi, Mandzukic e le fasce: le cinque mosse vincenti di Allegri contro la Roma

Allegri disegna un 4-3-3 mutevole. Matuidi non si risparmia, Mandzukic si appoggia a Higuain, Khedira scompagina da dietro. La decide Benatia da corner. La Roma troppo lenta nella circolazione della palla in campo aperto.
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Miglior attacco batte miglior difesa. Al gioco del 4-3-3, Allegri batte Di Francesco. La sua è una Juve solida eppur mutevole, solida perché mutevole. I gradi di libertà di Matuidi rendono meno rigida l'interpretazione di Mandzukic. Senza per questo permettere più linee di passaggio a una Roma che fatica a verticalizzare velocemente in campo aperto. La Juve, che non prende gol in campionato da oltre 460 minuti, vola e piega i giallorossi per l'ottava volta di fila in casa. Ma ora una domanda sorge spontanea: Dybala è un problema tattico per questa Juventus?

Dybala è un problema tattico per la Juve?

Allegri conferma il 4-3-3 e sacrifica Dybala. La Joya, al di là delle parole di Nedved, è diventato un problema tattico per questa Juve? Il nuovo modulo rende ancora più prezioso il ruolo di Mandzukic, che può tagliare in mezzo e diventare seconda punta aggiunta in appoggio a Higuain soprattutto sfruttando i tagli fuori fra le linee dell'argentino. La nuova centralità con e senza palla di Matuidi, stretto in possesso e più largo in copertura, permette alla Juve una flessibile copertura del campo senza eccessivi sbilanciamenti nelle transizioni.

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E' fondamentale, e non è certo una novità, l'apporto di Mandzukic che stringe verso l'area e comunque si trascina dietro almeno un uomo in marcatura: così ha più occasioni soprattutto per rifinire e favorisce le incursioni da dietro di Khedira.

Sui ribaltamenti, la chiave è da subito il duello individuale fra Kolarov, sempre molto avanzato a supporto della manovra offensiva, e Cuadrado. La Roma pressa alto in avvio, le prime azioni passano attraverso De Rossi, che tocca più palloni di tutti (69), e le verticalizzazioni verso El Shaarawy che si accentra per provare scattare alle spalle della linea difensiva bianconera. Cuadrado e Mandzukic in non possesso vengono a formare di fatto un centrocampo a cinque. Ma è proprio sulla fascia di competenza del croato che El Shaarawy può godere di un po' di spazio e creare così le condizioni per gli inserimenti in appoggio da dietro di Nainggolan.

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Mandzukic uomo ovunque, Pjanic unico regista

La Roma si distende ma rischia sulle ripartenze veloci fra le linee. L'iniziativa fuori linea di Higuain che al 6′ vede Cuadrado e sbilancia la difesa giallorossa, che si salva grazie alla diagonale e al tackle puntuale di Fazio, chiarifica i reciproci punti di forza e le relative debolezze. La squadra di Di Francesco fa girare palla di più ma a un ritmo più basso, sfruttando i terzini nell'uscita bassa ma veicolando poi la manovra verso gli spazi di mezzo, i corridoi interni: non a caso Di Francesco chiede a Perotti di venire più spesso in appoggio a Dzeko. Così però, con Kolarov e Di Francesco più bloccati nelle transizioni, e la copertura a cinque della Juve che occlude le linee di verticalizzazione, la Roma rischia sugli esterni quando la Juventus recupera palla e verticalizza cercando di saltare le prime linee di pressing allargando il gioco sulle fasce.

La squadra di Allegri si affida all'asse Benatia-Pjanic per aggirare il primo pressing avversario e trasformare l'azione da difensiva in offensiva con trame insistite a uno o due tocchi. Trame che finiscono per liberare Mandzukic, al centro di quasi tutte le azioni offensive della Juve. E lo schema comunque funziona. La Roma infatti subisce 12 tiri nel primo tempo: non ne aveva mai concessi così tanti in una prima frazione di gioco di questa Serie A. E offre a Pjanic, il giocatore bianconero che effettua più passaggi, il break centrale a tempo scaduto che spacca la traversa dopo l'essenziale deviazione di Allison.

Il possesso palla di Juventus e Roma nel primo tempo: bianconeri più bassi e compatti, giallorossi più disomogenei
Il possesso palla di Juventus e Roma nel primo tempo: bianconeri più bassi e compatti, giallorossi più disomogenei

La Roma, anche dopo lo svantaggio, prova a mantenere un pressing alto che però non sempre si rivela abbastanza organizzato da consentire linee di passaggio libere. Gli spazi sono intasati, Kolarov è costantemente raddoppiato e la circolazione diventa complicata con Fazio troppo spesso costretto all'appoggio rischioso in orizzontale.

Decisiva una palla inattiva

Per la coppia di centrali della Roma non è così facile controllare Higuain e Mandzukic, soprattutto se Kolarov non è così pronto in copertura. Fazio, due volte fondamentale in chiusura sul Pipita, rimane sul secondo palo sul corner che porta al vantaggio della Juve, spinto fuori posizione dal mezzo blocco di Chiellini che poi va al colpo di testa frustrato da Allison. La miglior difesa del campionato si fa trafiggere, dopo un paio di parate da applausi di Allison, sul mismatch fra El Shaarawy e Benatia con l'ex Milan troppo morbido in marcatura sull'imbucata centrale di uno dei tre grandi ex della partita.

La Roma, che non era mai stata in svantaggio in trasferta quest'anno, dà il meglio quando può attaccare in campo aperto una volta recuperato il pallone, ma fa più fatica a sviluppare gioco ad alto ritmo con i due centrali, anche perché Strootman rimane un po' fuori dalla partita.

Higuain e Dzeko, bomber a secco

La completezza di Higuain e Dzeko, con e senza palla, consente di moltiplicare attenzioni e soluzioni. Dzeko alla mezz'ora viene incontro praticamente a centrocampo, sorprende la Juventus nella transizione negativa e verticalizza per Perotti che sbilancia la linea difensiva bianconera e costringe Benatia a scivolare verso l'esterno liberando spazio a centro area per El Shaarawy chiuso dalla diagonale di Alex Sandro.

Higuain che si abbassa molto sulla trequarti è l'immagine di una Juventus sorniona che attira la Roma nella metà campo, la chiama a ingolfarsi in mezzo e poi ribalta il gioco andando a cercare gli spazi di mezzo ai lati e alle spalle di De Rossi.

E' sempre il Pipita, dopo una triangolazione iniziata con l'intelligente galleggiare di Mandzukic al margine della linea del fuorigioco, e completata dal morbido appoggio di Khedira, ad accendere il secondo tempo. Il rischio convince Di Francesco a invertire gli esterni d'attacco.

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Matuidi-Alex Sandro, asse inatteso e vincente

La Juve comanda il gioco, anche quando difende, gestisce i tempi con e senza palla, orienta la direzione del proprio possesso e della circolazione di palla avversaria. La posizione di Matuidi, sempre disposto ad appoggiarsi a sinistra e dialogare con Alex Sandro, mantiene in fase di distensione un costante triangolo che libera Mandzukic. L'applicazione di Cuadrado allo stesso tempo favorisce un cambio di gioco sempre disponibile.

Quell'asse a sinistra è il jolly di Allegri, che mantiene la difesa alta e in avanti e il complessivo equilibrio di squadra. La Roma deve alzarsi ma non ha la velocità per verticalizzare in campo aperto. Di Francesco allora va con Schick, che qui ha segnato il suo primo gol in Italia, per El Shaarawy. Non cambia il modulo, varia l'interpretazione, con l'ex doriano che tende per indole e caratteristiche a occupare gli stessi spazi di Dzeko.

Allegri immette Bernardeschi e Marchisio per Cuadrado e Matuidi, Di Francesco la chiude col 4-2-4 dopo l'ingresso di Under per De Rossi, con Schick seconda punta vera. La Juve si abbassa ma continua a controllare, salvo in un'occasione, per una distrazione su una verticalizzazione in controllo della difesa bianconera. Chiellini, forse convinto di aver messo in fuorigioco Florenzi, non lo segue ma la conclusione sporca rimbalza sulla traversa. Il rimpallo, sulla migliore azione della partita, non lo aiuta. La fortuna conta, certo. Ma non c'è nessuna sfortuna nell'errore di Schick che non completa la fuga sul primo vero errore in appoggio di Benatia. Non è alla cattiva sorte che la Roma può imputare questa sconfitta.

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