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Massimiliano Allegri giura amore eterno alla Juventus: “Spero di essere il loro Ferguson”

In un’intervista al Corriere Della Sera, il tecnico livornese Massimiliano Allegri ha dichiarato di voler restare per tanti anni ancora alla Juventus e di diventare “il loro Ferguson”. Parlando del suo libro in uscita, l’allenatore si è soffermato anche sul suo modo di intendere il calcio e ha ricordato gli spettri della finale di Champions League, persa a Cardiff contro il Real Madrid per 4-1.
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Il ruolo di allenatore-manager è nato e si è sviluppato in Premier League, ma Massimiliano Allegri ha intenzione di esportarlo anche in Italia. In un'intervista questa mattina al Corriere della Sera ha dichiarato: "Spero di poter essere il Ferguson della Juve, significherebbe restare qui tanti anni". L'allenatore livornese è alla sua quinta stagione in bianconero, e – nonostante le critiche ricevute sul gioco – non sembra intenzionato a lasciare Torino.

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Parlando del suo libro "È molto semplice", Allegri si è espresso anche sulla sua visione del calcio. "C'è qualcuno che vuole renderlo più difficile – si legge – e mi fa andare fuori di testa". L'allenatore ha precisato di non avercela con qualcuno in particolare, ma con la tendenza generale a complicare la semplicità del gioco, "cosa che rende ancora più difficile il lavoro".

Max Allegri e quell'ossessione per il risultato

Nel suo libro il mister livornese si definisce fieramente un "allenatore aziendalista". "Mi reputo un manager dell'azienda Juventus – ha spiegato – e come tale devo portare a casa il risultato, non soltanto quello sportivo, ma anche in termine di crescita dei giocatori". Risultato che, secondo Allegri, "incide anche sul bilancio della società". Gran parte delle critiche che vengono mosse al tecnico bianconero riguardano proprio la sua necessità di raggiungere il risultato ad ogni costo, sacrificando a volte la fluidità del gioco.

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Come Massimiliano Allegri si rapporta ai suoi calciatori

Allegri cura molto l'aspetto mentale della sua squadra. "Si sta andando verso un'idea di calcio in cui i ragazzi non vengono più fatti pensare – ha dichiarato – ma se si fanno crescere dei ragazzi così, poi chi smette di giocare a calcio cosa fa nella vita?". È per questo motivo che spiegando il modo in cui gestisce i suoi uomini il tecnico parla di "empatia brutale", cioè la capacità di "capire quello che vuole un giocatore, ma di dargli solo quello che gli serve".

Allegri e la Champions: dalla finale di Cardiff alla sfida con l'Ajax

"Il compiacersi e la presunzione ti possono far perdere il senso della realtà". È quello che – secondo Allegri – è successo nella sventurata finale di Champions di Cardiff, in cui il Real Madrid vinse contro la Juventus per 4-1. "Abbiamo avuto eccessivo ottimismo e sicurezza – ha spiegato – che non ci hanno fatto mettere bene a fuoco i punti di forza dell'avversario".

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E sulla sfida di mercoledì con l'Ajax risponde: "Hanno un sistema che insegna ai ragazzi a giocare a calcio, senza meccanizzarli". Questo atteggiamento secondo Allegri "valorizza il talento dei giocatori", inseriti in un contesto come quello olandese che secondo il tecnico livornese è "l'esempio di come si costruiscono giocatori singoli molto bravi". "Il calcio olandese era un calcio totale perché tutti sapevano giocare in tutte le zone del campo", ha concluso.

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