Marotta: “Lotito è pericoloso”, il presidente della Lazio: “Con lui non parlo”
Mentre il Campionato di Serie A 2014/2015 inizia a prendere forma continuano le schermaglie politiche. Perché Beppe Marotta, amministratore delegato della Juventus, uno dei pochissimi club di Serie A che non ha votato per il presidente Tavecchio, in un’intervista a RaiSport è entrato in tackle nei confronti del presidente della Lazio Claudio Lotito, braccio destro del numero uno della Figc: “Lotito era definito come un personaggio folcloristico. Oggi è un personaggio che ha un estremo potere e tanto potere in mano ad una sola persona è pericoloso, si rischia di finire nel vuoto.”
“Parlo solo con Agnelli, perché lui rappresenta la proprietà”
La reazione di Lotito, che non ha avuto nemmeno il tempo di godersi il bel successo della sua Lazio sul Cesena, è stata molto dura. Ai microfoni di RaiSport ha provato a depotenziare Marotta, perché lui in qualità di presidente parla solamente con Agnelli: “Marotta? A me interessa quello che dice Agnelli che è il presidente e rappresenta la proprietà. Marotta è un a.d. e si occupa di gestione. Le linee politiche le traccia il presidente. Non si tratta di replicare. Io mi attengo ai deliberati dell’assemblea dove è stato approvato un programma condiviso e all’unanimità, compreso la Juve e Marotta dovrebbe ricordarlo. La multiproprietà ha un senso, mentre avere le seconde squadre sarebbe una limitazione per alcuni territori dove il calcio rappresenta anche un volando di crescita sociale. Quella di Marotta è una sua posizione. Noi viviamo in un sistema democratico e finché ci sarà bisogna prenderne atto. Con le multiproprietà vorrei solo chiarire che valorizza i vivai, tutela la vocazione e garantisce la crescita dei territori, altrimenti si finirebbe con l’avere due Juventus, due Milan e due Inter.”.
“Non so nemmeno se Marotta è dottore”
L’invettiva contro Marotta è poi proseguita su Mediaset Premium; “Il dottor Marotta, non so neanche se sia dottore ha un ruolo anche nelle istituzioni perché è vice presidente del Settore Tecnico e non mi sembra che ad oggi ci siano state delle grandi novità, da quando lui gestisce il Settore Tecnico. Ma al di là di questo, a me dispiace che ogni volta vengano valutate le cose in termini personalistici: quando uno parla di potere significa che non ha a mente l’interesse collettivo. Noi lavoriamo solo per l’interesse collettivo, non per posizioni personali: il calcio è un bene di tutti e va rivalutato in termini di efficienza. Se la mia azione viene indicata come posizione che vuole affermare fermamente i valori dello sport, allora ben venga. E lo farò indipendentemente dai ruoli, a me non servono i gradi.”