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Mario Balotelli si racconta: “Sono sempre stato ‘il negro’. Uno schifo”

Mario Balotelli in un libro autobiografico ha racchiuso la sua gioventù e il suo recente passato sempre macchiato da episodi di vile razzismo. Dai tempi dei banchi di scuola ai campetti da calcio tra amici e in periferia, fino alla Serie A, l’Under21 e la Nazionale: il razzismo non lo ha mai abbandonato.
A cura di Alessio Pediglieri
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Mario Balotelli è l'eroe azzurro di questi giorni. Dopo la convocazione in Nazionale da parte di Roberto Mancini che non ha nascosto di puntare moltissimo sull'attaccante italiano oggi in Ligue1, è arrivato anche il gol alla prima occasione, nell'amichevole contro l'Arabia Saudita vinta 2-1. Adesso c'è Nizza che attende SuperMario, uno stadio e una città che conosce benissimo, per l'amichevole di venerdì 1 giugno contro la Francia.

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Tutti sperano che il ‘vecchio' Balotelli, quello delle intemperanze lontano dal terreno di gioco e di un atteggiamento poco professionale verso il proprio lavoro, sia definitivamente cancellato. E ci sia spazio per un ‘nuovo' Balotelli, più maturo, serio, pronto a caricarsi le responsabilità sulle spalle senza indugio. Il tempo dirà quale dei due sovrasterà l'altro, per il momento, è certo che i presupposti per un buon cambiamento ci sono tutti.

I Demoni. Sulla scia dell'onda lunga azzurra, Balotelli si è anche raccontato in un libro, una biografia dal titolo emblematico: "Demoni". Quelli che lo hanno tormentato e seguito sin da piccolo, gli stessi contro cui ha sempre dovuto combattere in attesa di capire se un giorno li sconfiggerà definitivamente.

Infanzia difficile. Intanto, le pagine che raccontano l'uomo Balotelli sono cariche di episodi durissimi di una infanzia vissuta sempre border line, con episodi di razzismo, intolleranza e violenza nei suoi confronti che da una parte lo hanno forgiato ma dall'altra lo hanno costretto a subire la cattiveria altrui, contro cui ha faticato a reagire.

 “Ciao ragazzi, giochiamo?”. “No, Mario: tu no”. “Ma ho fatto i compiti…”. “No, Mario: sei nero”. Ero nero, quindi ai loro occhi diverso… Credevo non mi volessero perché già allora ero esuberante. Poi purtroppo con il passare degli anni ho scoperto la verità

Il casco di banane. Episodi di razzismo, Balotelli li racconta all'ordine del giorno, da scuola ai campi di calcio fino in Nazionale dove ancora c'è chi abbraccia ancora oggi il pensiero dell'intolleranza verso chi è differente, di colore, religione o altro. Ma non solo. Episodi di violenza, Balotelli li racconta senza pensarci su troppo visto il copioso numero: "Durante Juventus-Inter me ne hanno dette di tutti i colori, “Scimmia”. “Negro”. “Torna in Africa”". Era il 2009 lo stesso anno in cui quando era in Under21 due ragazzi in moto lo insultarono lanciandogli delle banane: "Negro!”. “Negro schifoso!”. “Negro di merda!” e poi mi hanno lanciato un casco di banane come se fossi una scimmia."

Il cambiamento è in mano alle nuove generazioni; ai nostri figli bisogna insegnare che siamo tutti uguali… Dovrebbe essere scontato, quasi banale, ma non lo è. Poi i miei figli Pia e Lion lo racconteranno ai miei nipoti, e allora le future generazioni saranno più a posto di noi

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