Marchetti: “Mi godo questa chiamata in Nazionale”

No, non è la sua rivincita. Semplicemente, una seconda occasione. Di quelle che la vita raramente di concede, a meno che non la fissi negli occhi e le strappi un'altra chance. Federico Marchetti la sua (seconda) buona opportunità in azzurro l'ha ottenuta così: senza mai abbattersi quando a Cagliari era stato messo ai margini della rosa, nonostante un Mondiale in Sudafrica deludente. La sorte sa essere veramente beffarda e con lui, che a 25 anni era stato premiato quale miglior portiere della Serie A, sembra essersi divertita a ‘mettere sapone sui guanti'. "E' passato un bel po' di tempo dall'ultima volta. Sono contento: le difficoltà mi hanno reso più forte".
Il vento è cambiato ma preferisce volare basso.
Ancora non ho fatto nulla, con la Lazio abbiamo raggiunto al finale di Coppa Italia, e l'obiettivo è quello di raggiungere qualcosa d'importante. La Confederations Cup? Io spero di esserci. Adesso ragiono di giorno in giorno. Da quando non faccio più parte del gruppo l'obiettivo era ritornarci, anche perché l'azzurro l'ho perso in modo assurdo perché finito il Mondiale sono stato messo a fare il quarto portiere. Non sono stati periodi facili, ma ho capito che c'è anche di peggio e quindi vivo con serenità questi momenti e spero di essere d'aiuto quando servirà.
Se la Lazio è lassù, in zona Champions è anche merito suo. Con quelle mani ha parato di tutto, anche i tiri mancini della sfortuna. A Genova, però, non sono bastate.
Col Chievo meritavamo di più, col Genoa non c'è stato un problema di mancanza di mentalità altrimenti non avremmo fatto quel recupero, ma forse dobbiamo imparare a non cercare di vincere sempre. Non credo che ci fosse qualche mio compagno che pensasse più alla nazionali.
Juve e Napoli allungano il passo, il rischio è che il divario diventi incolmabile.
Se ci accontenteremmo del terzo posto? Il discorso di accontentarsi non e' nei nostri pensieri. A volte a guardare all'indietro s'incappa in qualche brutta sorpresa.