Maradona e l’Operazione San Gennaro: quando il Napoli teneva testa alla Juve
“Ero nel calcio da 15 anni. Il Napoli si piazzava secondo, ottavo, quarto. Mi dissi: o smetto o compro Maradona”. È il prezioso tentativo di stupire di Ferlaino, il regalo rivoluzionario in un 1984 che cancella il passato e riscrive il futuro. Com'è diversa quella Campania che portava al governo ministri e sottosegretari, quella Napoli dove si costruiva il Centro Direzionale e un sogno di riscatto pallonaro e sociale dalla Napoli di oggi, da una società che sta cercando di trattenere Higuain e non venderlo alla Juventus.
L'attacco a Higuain – La prima mossa bianconera è arrivata. Marotta ha chiesto Higuain e De Laurentiis ha detto no. Il presidente non tratta, lo cede solo a chi versi tutti i 94,7 milioni di clausola di rescissione. La Juve proverà ad abbassare la cifra e inserire contropartite tecniche (Zaza, Pereyra e Rugani i nomi più gettonati). Ma la clausola non ha scadenza. Higuain potrebbe dire addio al Napoli anche il 31 agosto e la Juve, o qualunque altra squadra interessata al giocatore, potrebbe pagarla in due anni. Un dettaglio che rischia di avvicinare ulteriormente alla Juventus il Pipita, che ha un contratto fino al 2018 col Napoli ma ha rifiutato il rinnovo e raggiunto un'intesa di massima con i bianconeri per 7,5 milioni a stagione per quattro anni più la gestione dei diritti d’immagine.
"Non ci faranno questo sgarbo" – "La Juventus è una società seria e molto intelligente e capisce che non può fare questo torto al Napoli" ha detto De Laurentiis. "La Juve è una società che ha classe e non andrà a disturbare questo discorso. Forse il calciatore potrebbe bussare a qualche personaggio di un club, compreso qualcuno alla Juventus, ma li farei comunque ragionare dicendo che per me non è il caso di insistere, ma se volete andare contro il muro andateci pure. Ho chiesto a Marotta se mi voleva parlare della clausola rescissoria, ma lui mi ha risposto che non ci pensa nemmeno". Le parole quale spazio e quale peso avranno da qui al 31 agosto? E i tifosi, portatori di quell'amore che si vuole superiore perché nutrito di sofferenza e desideri irrealizzati?
La Juve e Maradona – Come cambiano gli orizzonti e il modo di vedere rispetto a quei primi anni Ottanta, a quei campionati senza anticipi e senza posticipi, in cui se la squadra vinceva si brindava con lo Stock 84 e se perdeva ci si consolava con lo Stock 84. E poi tutti a vedere 90° minuto e un tempo di una delle partite di campionato in quella che oggi si chiamerebbe la fascia preserale. E pensare che il Pibe de Oro è rimasto l'unico sogno non realizzato dalla Juve di Agnelli e Boniperti. L'Avvocato, ha raccontato in una celebre intervista a Mixer, gli aveva chiesto di osservare il futuro Pibe de Oro già nell'estate del 1978. “Mi hanno segnalato questo giovane dalle doti eccezionali, si chiama Maradona” gli dice. “Fallo guardare perché deve essere qualcuno”. “Se fosse qualcuno” gli avrebbe risposto Boniperti, stando al racconto di Agnelli, “lo saprei”.
Gli altri no celebri – I contatti però maturano quattro anni dopo. "Prima che io andassi al Barcellona la Juventus mi ha contattato attraverso Omar Sivori – ha dichiarato Maradona in un'intervista a Sky di qualche anno fa -, ma io in quel momento ero troppo piccolo e non avevo voglia di andarmene dall'Argentina". Non era il solo problema in quell'estate pre-Mundial 1982. “Ero andato in Argentina per chiudere il trasferimento ma il presidente Grondona mi odiava e così fece saltare il passaggio. Alla fine lo diedero al Barcellona”. È il più celebre, ma non l'unico, dei no che ha rivelato al quotidiano spagnolo As alla fine del 2013. Ha provato a prendere “Garrincha ma il Botafogo disse no. Pure Di Stefano ma la moglie voleva continuare a parlare spagnolo. Pure Gigi Riva ma il Cagliari, in cambio, voleva quasi tutta la mia Juve. Pelè venne bloccato dal Santos, Cruyff dal Barcellona: gli avevamo offerto 300 mila dollari l'anno, era d'accordo”.
I problemi alla Fiat – Più dell'età, però, l'ostacolo principale nella trattativa è la Fiat. È passato solo un anno e mezzo dalla marcia dei quarantamila, la serrata dei colletti bianchi dopo 35 giorni di picchetti che ha spinto il sindacato a chiudere un accordo più favorevole all'azienda e ha avviato la spaccatura fra impiegati e operai. "L'avvocato Agnelli aveva un grosso problema con la Fiat, e portare un giocatore come me, con quello che costavo, poteva far restare male tutti gli operai della Fiat e non ne abbiamo parlato più" ha detto Maradona.
"Abbiamo già Platini" – La Juve può tornare a un passo da un acquisto in grado di cambiare la storia il 6 maggio del 1984. Ha appena vinto lo scudetto dopo l'1-1 contro l'Avellino. Il giorno prima, Maradona ha perso al Bernabeu la finale di Copa del Rey contro i baschi dell'Athletic Bilbao. Ritrova “el Carnicero” Andoni Goikoetxea che a settembre gli aveva distrutto una caviglia e si era preso 18 settimane di squalifica. A fine partita, il Pibe de Oro scatena una rissa furibonda sotto gli occhi di re Juan Carlos. La testata a José Nunez, el Chato, gli vale tre mesi di sospensione. Pierpaolo Marino, direttore sportivo degli irpini, vuole organizzare un'amichevole tra il Barcellona e una squadra mista con giocatori dell'Avellino e del Napoli al San Paolo. L'amico e mediatore argentino Ricardo Fujica gli dice che Maradona non verrebbe, perché è in rotta con i blaugrana. L'amichevole non si fa, Marino propone di comprare Diego alla Juventus, che però dice di no un'altra volta perché ha già Platini. Rifiuta anche Mantovani, perché fa già fatica a permettersi Vialli e Mancini alla Sampdoria.
Dalla bugia al sogno – Si fa tentare Juliano, direttore sportivo del Napoli che allora, scrivono Oliviero Beha e Andrea di Caro nel libro Il calcio alla sbarra, ha un debito di 8,6 miliardi. Ferlaino, presidente del club, una prima volta mente. “Nell'intervallo di Italia-Germania a Zurigo, davanti ai giornalisti, il presidente federale Sordillo mi fa: ma insomma tu chi compri? Non ti rinforzi mai” ha raccontato nel 2014 a Repubblica. “Eravamo molto amici. E io rispondo: prendo Maradona. Ma era una battuta". Trentanove giorni dopo, il 30 giugno 1984, non lo sarà più. Trentanove giorni dopo, quella battuta sarà l'inizio di una delle operazioni di mercato più romanzesche del nostro calcio.
Aiuto DC – “Mandai Juliano e (il dirigente Dino) Celentano in Spagna” ha raccontato Ferlaino. “Presero casa per un mese, in quel periodo parlarono con lui di quanto bella fosse Napoli e di quanto fosse una piazza adatta a lui”. Chiedono 11 miliardi di lire, “convinti che non avessimo i soldi”. E in effetti il Napoli non li ha. Enzo Scotti, il sindaco e soprattutto potente vicesegretario della DC conosciuto come Tarzan, è il regista di una serie di contatti con le banche ( Banco di Roma, BNL, Monte dei Paschi e soprattutto il Banco di Napoli del presidente Ferdinando Ventriglia) che garantiscono la copertura finanziaria. Il Barcellona, peraltro, vorrebbe il pagamento in dollari, una moneta più stabile, chiede un anticipo di un miliardo di lire solo per il pre-contratto e gioca al rialzo: vuole garanzie bancarie subito per l'intera cifra. I soldi arriveranno, per 5 miliardi grazie praticamente a una colletta, il resto anche con l'aiuto della Cirio, sponsor degli azzurri. Ma il Barca rilancia ancora: o un miliardo e mezzo in più o non se ne fa niente. Diego accetta di limare di qualche milione la sua percentuale del 15% sul trasferimento. Ferlaino incontra Maradona per la prima volta “a casa sua, una villa molto bella. Arrivai di notte e ripartii poco dopo. Lui era con Claudia, la sua fidanzata. Pensai: a Napoli dove gliela trovo una villa così? Allora nel contratto feci prevedere che l'alloggio fosse a carico suo”.
Operazione San Gennaro – Il contratto però va depositato entro la mezzanotte del 30 giugno. Ferlaino la mattina consegna a una guardia giurata un plico: è il contratto di Maradona, gli dice. In realtà è una busta vuota. È solo il primo bluff. Perché Juliano gioca l'ultima carta. Fa circolare la voce che in realtà il Napoli sta per chiudere per Hugo Sanchez, la stella del Real Madrid. “ Il Real stette al gioco con l’obiettivo di fregare il Barcellona” ha detto Ferlaino a Intralot Italia, “e così fu: in questo modo il Barça si convinse a cedere l’argentino”. Il presidente torna a Milano in piena notte e corre in Lega. “All'ingresso dissi alla guardia giurata che avevo sbagliato una procedura, salimmo negli uffici e di nascosto sostituii la busta: portai via la vuota e lasciai quella con il contratto. All'alba Napoli era in festa. I giornali scoprirono la storia della busta, il calcio italiano fece finta di non crederci. Erano tutti felici di avere Maradona in Italia. Napoli e i napoletani erano simpatici”. Maradona arriverà il 4 luglio. Ai dirigenti del Napoli che lo accompagnano in aereo, racconta Furio Zara nel suo libro sullo scudetto del Verona, ha solo una domanda. “Me li fate mangiare gli spaghetti?”.