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Mancini, ‘tacco di Dio’, vuol tornare in Italia: “Che bella Roma. E studio da allenatore”

Il brasiliano, ex dei giallorossi e dell’Inter, confessa la nostalgia per il calcio europeo e la Serie A: “Lì ho incontrato grandi campioni come Totti, Ronaldo il fenomeno, Ronaldinho, Seedorf, Adriano, Ibrahimovic”
A cura di Maurizio De Santis
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Che fine ha fatto Amantino Mancini? La ricordate l'ala sinistra brasiliana della Roma? Oggi, a 36 anni, dopo essere tornato in Brasile e aver indossato le maglie di América-MG, Bahia e Villa Nova confessa a globoesporte.com la nostalgia del periodo in cui viveva in Italia e nella Capitale. "Vorrei tornare lì e fare l'allenatore", ha ammesso nell'intervista durante la quale ha ripercorso anche i momenti più belli della sua esperienza.

Amantino Mancini abbraccia Francesco Totti
Amantino Mancini abbraccia Francesco Totti

Il ‘tacco di Dio' nel derby con la Lazio

A cominciare dal derby giocato il 9 novembre del 2009 contro la Lazio quando, su assist di Antonio Cassano, fece gol con una prodezza tecnica ribattezzata il ‘tacco di Dio'.

Le finte ubriacanti contro il Lione in Champions

Ma i tifosi giallorossi lo rammentano anche per la bellissima azione, scandita da una serie di finte, che negli ottavi di finale di Champions vibrò il colpo di grazia al Lione e consegnò la qualificazione ai capitolini. "La mia esperienza con la maglia della Roma ha lasciato il segno – ha raccontato Mancini -. Lì ho trascorso 7 anni che conservo ancora nel cuore. La tifoseria della Roma è fantastica, calorosa".

Il calcio europeo, palestra di vita. "Vi ho giocato per dieci anni e posso dire di essere maturato molto sotto il profilo umano e sportivo – ha aggiunto Mancini -. Il calcio italiano è un po’ più difensivo, ma tatticamente perfetto". Qual è stato l'allenatore che ha lasciato maggiormente il segno? L'ex ala brasiliana non ha dubbi ed elogia anzitutto Spalletti, attuale tecnico della Roma. "Lui mi ha fatto crescere più di altri come professionista, grazie ai suoi consigli sono migliorato tantissimo. Capello era il numero uno come capo dello spogliatoio, Mourinho è intelligente e studioso". I calciatori più forti? Totti a parte, che a Roma è un'istituzione, Mancini cita a menadito ex del calibro di "Ronaldo il fenomeno, Ronaldinho, Seedorf, Adriano, Ibrahimovic…" quando nel calcio italiano c'erano i campione veri.

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