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Mancini assolto, il pm aveva chiesto 3 anni e 6 mesi per il crac della Img Costruzioni

Il tecnico dell’Inter coinvolto nella vicenda giudiziaria relativa al dissesto finanziario e all’attività svolta tra il 2006 e il 2009 dalla società dichiarata fallita a gennaio del 2013. La decisione del gup romano, Della Monica: “Assolto perché il fatto non costituisce reato”.
A cura di Maurizio De Santis
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Roberto Mancini, l'allenatore dell'Inter, è stato assolto dall'accusa di bancarotta fraudolenta dal gup di Roma Paola Della Monica con la seguente motivazione: "perché il fatto non costituisce reato".  "Sono contento di questa assoluzione", ha fatto sapere l'allenatore tramite il suo legale. "La formula dell'assoluzione – ha spiegato l'avvocato Longari – significa che non era a conoscenza dell'operazione ritenuta illecita dalla Procura".

Tre anni e sei mesi di reclusione per concorso in bancarotta fraudolenta. Era stata questa la richiesta di condanna da parte del pm della Procura di Roma, Stefano Rocco Fava, nei confronti del tecnico nell'ambito del processo con rito abbreviato per il crac della Img Costruzioni (società dichiarata fallita il 24 gennaio del 2013). L’allenatore dell’Inter, rappresentato dall’avvocato Carlo Longari, era stato chiamato in causa assieme all’imprenditore Marco Mezzaroma (rinviato a giudizio) e a Umberto Lorenzini, coinvolto nella questione come amministratore delegato in una delle società immobiliari appartenenti agli interessi dell’allenatore. Per questi ultimi due imputati il pubblico ministero ha sollecitato il rinvio a giudizio non avendo optato per un rito alternativo.

Il ruolo ‘indiretto', cade la ricostruzione della Procura

Secondo la ricostruzione della Procura, Mancini e Mezzaroma avrebbero avuto un ruolo indiretto nell'ambito del crac finanziario della Img Costruzioni: entrambi non hanno quote della società finita sotto la lente della magistratura ma entrambi sono soci della Mastro, un'impresa operante nel campo delle costruzioni. Nel periodo compreso tra il 2006 e il 2009 assegni bancari provenienti dalla Img Costruzioni, e successivamente negoziati da persone vicine a Mancini o a Mezzaroma, avrebbero contribuito ad alimentare il buco di bilancio e al tempo stesso il dissesto dell'azienda.

Il giro di assegni. Ad aggravare, sia pure in maniera indiretta, la posizione di Mancini c'erano anche quelle di Marco Spendolini, Paolo Togni e Frediano Gigli ritenuti responsabili di aver riciclato presso la filiale di Jesi della Banca Popolare di Ancona sei assegni dal valore di 72 mila euro provenienti dalla Img. Episodio che, secondo la tesi della Procura, sarebbe servito a spostare l'attenzione dalla provenienza dei titoli di credito, riconducibili all’allenatore dell’Inter. Ipotesi anche questa poi sconfessata dalla decisione del gup.

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