Manchester United, Shaw racconta il suo dramma: “Ho rischiato di perdere la gamba”
Era il settembre 2015 e per Luke Shaw si aprì il baratro: un gravissimo infortunio durante la partita contro il PSV Eindhoven, una doppia frattura di tibia e perone. Il dolore, il dramma, l'intervento, il lentissimo recupero fino a rivedere la luce del sole. Un cammino difficile, che ha portato il giocatore dei red devils anche vicinissimo all'addio al calcio giocato e non solo: Shaw ha rischiato di perdere l'arto.

La rivelazione la racconta lo stesso giocatore a distanza di tempo, anche perché durante nei giorni successivi all'infortunio nessuno aveva avuto il coraggio di presentargli anche quella terribile possibilità, realistica, a causa della gravità dell'incidente. Shaw non solo avrebbe potuto abbandonare l'attività, ma restare senza una gamba. Oggi, a distanza di mesi e con il ritorno in campo, tutto appare un incubo, finito nel migliore dei modi
A seguito del terribile infortunio ero davvero molto vicino a perdere la gamba, non solo il calcio. Io non l'ho mai saputo fino a sei mesi dopo, quando il medico mi ha informato di ciò che sarebbe potuto accadere e che non è successo.
Oggi, Shaw è tornato a giocare a calcio, rimettendosi a disposizione di Mourinho e di un Manchester United che ha necessità di ogni suo singolo elemento. Il dramma è lontano, ma il giocatore lo ricorda benissimo e le cicatrici sull'arto sono un reale monito a ciò che è accaduto: "Ho due grosse cicatrici sulla gamba, ma adesso risponde meglio di prima, la sento forte e non ho problemi. Mentirei se dicessi che a volte non pensavo di smettere di giocare a a calcio in quel periodo, ma avevo molti buoni amici e parenti attorno a me, mi hanno aiutato a continuare".
L'infortunio contro il PSV
La doppia frattura alla gamba era avvenuta durante il match di Champions League perso dal Manchester United 2-1 in casa del Psv Eindhoven. Il difensore dei Red Devils era stato colpito violentemente da un intervento in scivolata di Hector Moreno al 15’ ed era stato trasportato via in barella con la mascherina dell’ossigeno. Poi, l'intervento, la complicata rieducazione e infine, il sospirato rientro in campo.