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Manchester City, la “partita doppia” di Guardiola contro il Real Madrid

Ogni volta che incontra il Real Madrid, Pep Guardiola mette in gioco una visione calcistica e politica. L’andata dei sedicesimi di Champions League non fa eccezione. È un passaggio decisivo, alla vigilia della decisiva battaglia al TAS nell’appello contro l’esclusione dalle coppe. Citizens e merengues stanno per iniziare una nuova era con poche certezze.
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Il politico Pep Guardiola non torna a Madrid dall'ottobre 2017, dall'approvazione unilaterale della dichiarazione d'indipendenza della Catalogna. L'allenatore Pep Guardiola non entra al Bernabeu dal 23 aprile 2014. Allora, da tecnico del Bayern Monaco, pagò la superbia della fedeltà a un'idea di calcio estrema e incassò l'unica sconfitta in casa del Real Madrid. Sei anni dopo, tornerà per sfidare Zidane, il miedo escenico e l'incertezza su quel che sarà. Il ritorno del tecnico indipendentista è solo uno dei fili narrativi di una partita che scorre su un tempo tutto suo, che è qui e ora: poi domani, domani chissà.

Manchester City, un principe del foro per l'appello al TAS

Chiede tempo, il Manchester City, non solo in campo. Perché il posto in Champions League va difeso soprattutto a Losanna, al Tribunale Arbitrale dello Sport, per l'appello contro i due anni di sospensione dalle coppe. Un processo che riguarda il rispetto di regole pensate per la salute collettiva del sistema, che per un certo periodo hanno aiutato il calcio a livello macro ma hanno scontentato più di qualche squadra per la discrezionalità nell'interpretare e sanzionare comportamenti nelle zone grigie del regolamento. Ma è anche la sfida della famiglia reale di Abu Dhabi al potere consolidato del calcio europeo. Per restare in Europa, il City si è affidato a David Pennick, l'avvocato che ha rimandato l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa: nel 2016 ha infatti partecipato alla battaglia legale che ha impedito una Brexit senza consenso parlamentare.

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Manchester City e Real Madrid, l'inizio di una nuova era

Guardiola ha promesso che resterà a Manchester anche se venisse confermata l'esclusione dalle coppe europee per due anni. Ha un progetto da completare, spingere la sua filosofia ai confini dell'impossibile. “Pep prepara tutto e tutti per portare il pallone negli ultimi trenta metri, poi si fida dei suoi uomini nell'unica area del campo in cui non si può programmare niente” diceva Henry nel 2016 prima del suo arrivo a Manchester. Guardiola sta provando a ridurre i confini dello spazio di imprevedibilità alla sola area di rigore. Ma il suo Manchester City gli somiglia meno di prima. Crea tanto ma segna poco. E sta iniziando a intravedere l'inizio dell'era post-Aguero. Il “Kun”, miglior marcatore straniero della Premier League, a Leicester ha visto Gabriel Jesus cambiare e decidere la partita con il suo quarto gol ai Foxes dopo essere entrato al suo posto. A 22 anni, dopo una serie di infortuni, il brasiliano sta per lanciare la nuova era dell'attacco dei Citizens.

Le zone di campo occupate in questa stagione da Gabriel Jesus
Le zone di campo occupate in questa stagione da Gabriel Jesus

A pochi giorni dal Clasico che vale un gran bel pezzo di titolo nella Liga, anche a Zidane servirebbe un Jesus per illuminare i finali mogi di partita. Il Real corre per un'ora, magari settanta minuti, poi fatica a mantenere il livello di attenzione, lo stesso funzionamento di squadra. L'equilibrio difensivo è venuto meno lo scorso weekend nell'ultima mezz'ora in casa del Levante, che dal 61′ ha prodotto il doppio degli expected goals delle merengues. Si avvia alla conclusione anche il tempo di Marcelo e Modric, di Kroos e Bale. È l'era di Rodrygo, il secondo più giovane a segnare una tripletta in Champions per il Real, e Vinicius, di Asensio e Valverde, l'uomo che ha convinto le merengues a non insistere per Pogba.

Un esempio del posizionamento tipico del trio Casemiro-Valverde-Kroos nel centrocampo del Real Madrid
Un esempio del posizionamento tipico del trio Casemiro-Valverde-Kroos nel centrocampo del Real Madrid

Valverde, il jolly di Zidane

Il “Pajarito”, l'uccellino uruguayano, è il nuovo insostituibile del centrocampo di Zidane. Dal suo ritorno alla guida del Real, Zizou ha rinnovato il 4-3-3 dei Blancos. Casemiro, primo per contrasti medi a partita (3.7), secondo per intercetti (2.2), protegge la difesa meno battuta del campionato. Il confronto con Rodri, il mediano del Manchester City che tende ad alzarsi di più per accelerare il recupero del pallone, potrebbe risultare anche meno a distanza di quanto le posizioni di partenza suggerirebbero. La coppia base di mezzali dei blancos prevede Kroos a sinistra, in una posizione più chiaramente da mezzala per coprire lo spazio di mezzo quando Marcelo sale, e a destra Valverde.

Federico Valverde si alza per andare a pressare il diretto avversario e favorire il recupero alto del pallone
Federico Valverde si alza per andare a pressare il diretto avversario e favorire il recupero alto del pallone

La scelta ricade in alternativa su Modric quando il Real affronta squadre che si difendono con tanti uomini sotto la palla. Il croato, allora, va ad agire da trequartista per allentare le distanze fra difesa e centrocampo avversari e ribaltare l'azione spostando il gioco negli spazi di mezzo in velocità. Ma non dovrebbe essere questo il caso contro il Manchester City.

Se c'è in campo l'uruguagio come mezzala destra, Kroos si allarga ma resta più arretrato mentre Valverde attacca lo spazio fra le linee sul lato opposto. L'uruguayano, peraltro, consente a Zidane anche di cambiare assetto a partita in corso. Può giocare anche da secondo regista accanto a Casemiro: simile la percentuale di duelli difensivi vinti, anche se Valverde ne tenta la metà. Ma è certamente più energico di Pogba nella fase di ri-aggressione alta, centrale nel piano di gioco di Zizou e difficile da completare con successo quando le energie in mezzo vengono a mancare e si perde compattezza verticale.

Il City non segna più

Nel suo infinito tendere alla previsione di tutte le variabili coinvolte nel mistero senza fine bello che si ricrea in campo ogni 90 minuti, Guardiola sta ormai trasformando la Premier League, compromessa nel duello contro il Liverpool degli invincibili di Klopp, in un terreno di sperimentazione concettuale. La Champions è il palco che conta, dove fuori da Barcellona il tecnico ha ammesso di avere sempre fallito.

La sperimentazione rivela lo scarto tra i numeri che non fanno la felicità e una visione di moralistica superiorità del gioco di passaggi. Il Manchester City ha per certi versi smesso di essere una squadra tipicamente guardioliana, ma non è ancora una squadra dell'ultimo periodo guardioliano. Nelle ultime quattro partite, ha segnato tre gol su 70 tiri. Un dato che non rispecchia il livello di dominio espresso contro Manchester United, Tottenham, West Ham e Leicester. Le occasioni arrivano, la continuità nel portare l'uomo al tiro davanti alla porta ancora manca.

Il profilo dei tiri del Manchester City contro il Leicester
Il profilo dei tiri del Manchester City contro il Leicester

Il portafortuna Laporte

Guardiola, che ha trasformato Kevin De Bruyne in mezzala potrebbe anche essere tentato dal promuovere il teenager Phil Foden da ala o mezzala sinistra come un prezioso tentativo di stupire. Il tecnico dai principi identitari tenuti fermi fino all'ossessione ha sempre affermato che un calcio offensivo ha ancora più bisogno di una difesa solida.

Per raggiungere la prima vittoria del City contro il Real Madrid in Europa e dimenticare l'autorete di Fernando che ha deciso la semifinale di ritorno di Champions nel 2016, Guardiola potrebbe affidarsi a un porta-fortuna dall'innegabile spirito identitario. Ovvero il francese dai bisnonni baschi Aymeric Laporte, uno dei pochi non nati in Heuskera a giocare nell'Atletico Bilbao. Da quando è rientrato dopo un infortunio al ginocchio, i Citizens hanno sempre vinto e non hanno ancora incassato gol. Con lui in campo, il City ha vinto 43 partite su 50 in campionato.

L'ampiezza delle zone di campo occupate da Laporte
L'ampiezza delle zone di campo occupate da Laporte

Avere le spalle coperte da un difensore come Laporte, che accetta l'uno contro uno in campo aperto anche se accanto ha un centrocampista adattato come Fernandinho, è un valore aggiunto per gli uomini creativi alle prese con gli effetti dell'imprecisione sotto porta.

Il confronto tra due delle cinque squadre che hanno tirato di più nella fase a gironi di Champions (49 conclusioni il Real, 40 il City) è un duello di scacchi. C'è da pensare una mossa avanti, da anticipare le contromosse, c'è da stupire e non farsi stupire, da prevedere l'imprevedibile. Un duello destinato a lasciare in eredità ricordi e rimpianti in misura uguale e in direzioni contrarie. Poi domani, domani chissà.

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