Magico Faraone, la Roma annienta il Chelsea e Conte
Inizia con un lampo fulmineo, finisce con il tris della gloria, con la Roma in testa al girone. La notte dell'Olimpico è la notte del Faraone, El Shaarawy, tre tiri e due gol, e di un Perotti sontuoso nel secondo tempo, con sette dribbling, il colpo del ko e la chance golosa per il possibile 4-0. Il solito Dzeko generoso, che gioca spalle alla porta, non segna ma mette sempre paura ai Blues, completa una serata praticamente perfetta. Il Chelsea, senza ritmo e disomogeneo nel pressing, paga i troppi errori individuali nel primo tempo. Si illumina solo quando scatta Hazard, il Chelsea, che però non copre sulle fasce, solo a sprazzi sfrutta il vuoto alle spalle di De Rossi, ma non entra in area complice un Morata che soffre un assetto in cui non si riconosce.
El Shaarawy, lampo da primato
La sponda di Dzeko esalta la corsa da dietro, fra le linee di El Shaarawy che firma il gol più veloce nella storia della Roma in Europa.
Il vantaggio facilita la partita della Roma e insieme evidenzia due aspetti chiave: da una parte, la difficoltà del Chelsea con la difesa a tre di coprire i semi-spazi, i corridoi interni, in fase di copertura quando i giallorossi ribaltano l'azione, un aspetto in cui invece la sua Juventus raramente si scopriva impreparata. E allo stesso tempo mette in luce come Di Francesco chieda con costanza agli esterni di tagliare al centro, con Florenzi, spostato terzino destro, costretto a muoversi diversamente rispetto a quanto il terzino destro doveva fare l'anno scorso con Salah da quella parte.
Orgoglio e disordine
La Roma continua a pagare l'apertura di spazi fra le linee a campo aperto, così basta una palla persa per aprire la corsa sul centro-sinistra di Hazard, stretto da Florenzi e chiuso da Alisson. Alle spalle di De Rossi, il Chelsea come all'andata trova spazi aperti e palla scoperta per i tagli di Hazard o gli inserimenti da dietro di Fabregas, sempre molto alto per creare superiorità in una zona già decisiva allo Stamford Bridge. Soffre De Rossi, che deve essere alternativamente supportato da Strootman o Nainggolan che arretrano per raddoppiare e eventualmente offrirgli uno scarico più facile.
Il Chelsea, che rimane basso in fase di non possesso e non va a pressare alto, si muove in maniera un po' disordinata nell'andare ad aggredire la prima linea di pressing avversaria e, come si è visto anche nell'azione del gol, se Fabregas e Bakayoko non rimangono legati in entrambe le fasi i Blues finiscono per concedere troppo campo alle spalle del centrocampo.
Di Francesco chiede ai due terzini di restare molto alti quando i due centrali gestiscono l'uscita bassa del pallone, una mossa che dovrebbe tenere più bloccati gli esterni del Chelsea, fondamentali nel 3-5-2 di Conte, che diventa 5-4-1 in fase di non possesso.
Sbaglia David Luiz, il Faraone no
Passato il primo quarto d'ora, il Chelsea alza il baricentro, la Roma un po' si schiaccia e libera Bakayoko con i tre centrocampisti che faticano a trasformare l'azione da difensiva in offensiva. E' Hazard a guidare il cambio di passo, col belga che va a cercare l'uno contro uno e il mismatch contro Fazio. La partita prosegue con errori individuali e una copertura disomogenea degli spazi da parte di entrambe le squadre, con la Roma che non si preoccupa troppo di lasciare il possesso ai Blues. Azpilicueta e Alonso, chiede Conte, devono accompagnare e sovrapporsi di più. Cos' il Chelsea avvolge i giallorossi, che si arroccano con una linea difensiva stretta, che non occupa tutta l'ampiezza del campo e non riesce ad alleggerire la pressione.
Ma nel calcio contano e pesano anche gli errori individuali. Prima David Luiz spalanca la porta per la sponda di Dzeko e il tiro di El Sharaawy, poi Rudiger in anticipo si lascia superare dalla palla sul lancio da sinistra di Nainggolan. El Shaarawy gli si infila alle spalle, Azpilicueta sorpreso non stringe la diagonale, pur trovandosi anche sul centro-sinistra, lui che di norma agisce dal lato destro, in una rotazione improvvisata, e la notte del Faraone si arricchisce col secondo gol della serata.
Primo tempo: Roma più squadra
La parata di Alisson su Alonso e la marcatura non impeccabile sul corner di Kolarov su Bakayoko chiudono un primo tempo deciso da una Roma più squadra ma determinato soprattutto dagli errori individuali e di impostazione difensiva dei Blues. Al Chelsea non basta la densità in mezzo, salta la copertura bassa sulle fasce e soprattutto mancano gli smarcamenti fuori linea e senza palla di Morata.
Perotti cresce e cala il tris
Conte toglie Cahill per Willian, e di conseguenza abbassa Azpilicueta rendendo più flessibile il 3-4-2-1, che flirta col 4-2-3-1. L'unica difficoltà della Roma, che fa fluire la manovra col fraseggio già da dietro (Kolarov e Florenzi toccano più palloni di tutti) è contenere Hazard, soprattutto quando i giallorossi si trovano a scivolare da una fascia all'altra nella copertura difensiva.
Davanti, il Chelsea paga eccome l'addio a Diego Costa. Morata non si integra facilmente con questi schemi, quando i Blues si trovano a giocare una partita più di fisico e di ritmo, dentro un 3-5-2 che inevitabilmente allunga la squadra. L'occupazione dell'area conseguentemente scende mentre sull'altro fronte Dzeko si trova benissimo, soprattutto se in appoggio ha un jolly come Perotti che lievita in entrambe le fasi e, come Di Francesco gli chiede dall'inizio della stagione, accompagna molto verso il centro, coinvolto dove serve di più, nel cuore del gioco.
Il taglio che trasforma Fabregas, alla centesima in Champions, in un'addolorata comparsa e porta al 3-0 è il manifesto della Roma di Di Francesco. Il quarto dribbling riuscito sui sei tentati contro l'ex Arsenal, non certo a suo agio nel ricucire l'azione difensiva, esacerba gli orizzonti della squadra di Conte che non pressa con abbastanza intensità e si affanna senza troppo successo anche per contenere il contributo, gol a parte, di Dzeko.
Dominio giallorosso
Il valore del bosniaco si vede nell'azione del possibile 4-0, con tutti i tre difensori Blues a chiudere sul bosniaco che parte da dietro e nessuno a contrastare l'inserimento sul secondo palo di Perotti, bravo a seguire l'azione solo un po' meno nella girata in corsa.
Di Francesco puntella la fascia destra, con Manolas e Gerson, che unisce rapidità di gambe e di pensiero, per Florenzi e El Shaarawy. Il greco resta terzino, per non spostare anche gli equilibri della coppia centrale, anche se inevitabilmente tende a stringere un po' la linea difensiva. Conte richiama Fabregas e un inconsistente Morata per Batshuahy e Drinkwater ma la sostanza resta solo una buona intenzione. Solo un grande intervento di Courtois su Manolas, ancora su una copertura sfilacciata su calcio da fermo, evita il 4-0. Niente, però, oscura la festa di una Roma bella e matura anche in Europa.