Liverpool, Rodgers silura Balotelli: “Non ha aggressività né pressing, non serve”
Conto alla rovescia: Mario Balotelli potrebbe tornare in Italia già ad inizio del 2015, nel mercato di gennaio. In Inghilterra non sono più innamorati di lui e dopo l'exploit a Manchester sponda City, il replay a Liverpool è di quelli da dimenticare: poche partite, nessun gol, tante polemiche. Tanto che lo stesso tecnico dei reds sembra avere le idee chiare su come Balotelli non possa essere utile alla causa inglese, dopo essere scivolati fuori dalla Champions League e naufragati in Premier a metà classifica. Le speranze riposte sull'ex rossonero erano tante ma la delusione è ancor più. Le caratteristiche tecniche del giocatore male si adattano al tipo di gioco che il Liverpool sarà costretto a fare per risalire in campionato e procedere in Europa. Quindi, l'addio sembra inevitabile.
Tanti rumors pochi gol. A pesare – non poco – ci sono anche i mille gossip, le intemperanze e la squalifica inflittagli dalla FA per ‘razzismo'. Insomma, in un Paese che già vedono malissimo gli stranieri – soprattutto se bravi e capaci a far la differenza – se poi ci si mette del proprio perché si possa venire criticati, la frittata è bella e pronta. Così, per Balotelli, eterno incompreso del calcio europeo a Liverpool sembra essere arrivato già il capolinea, con rientro in Italia unica terra in cui potrebbe malgrado tutto, fare ancora la differenza visto il livello bassissimo di tecnica.
Futuro tra panchina e tribuna. Rodgers ha messo le carte in tavola e lo ha fatto senza troppi tentennamenti: "Abbiamo visto nelle ultime gare che diamo il nostro meglio quando giochiamo un football aggressivo, mettendo pressione sugli avversari con grande intensità. giocatori stanno adattandosi a questo stile di gioco e le prestazioni migliorano. Ma ci siamo resi conto che questo non è lo stile di Mario. Lavorando con lui, da quando è arrivato a Liverpool, abbiamo visto che dà il suo meglio con un altro tipo di gioco, restando dentro o subito fuori dall'area. Aggressività e pressing non sono il suo gioco. Quando la squadra avrà bisogno di lui, lo manderemo in campo. Vale per tutti, non solo per lui. Quando vieni chiamato, all'inizio o a gara cominciata, devi essere pronto a dare il massimo"