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Covid 19

L’Italia piange i suoi morti ma la Serie A pensa a giocare e ai soldi

I presidenti delle squadre di Serie A litigano senza vergogna sulla ripresa di allenamenti e del campionato ma sono tutti d’accordo quando parlano di soldi. Che spettacolo indegno: i club pensano a giocare, hanno fretta di ripartire mentre il Paese piange i propri cari uccisi dal contagio da Coronavirus, ha il cuore gonfio di lacrime e scoppia di dolore.
A cura di Maurizio De Santis
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In un giorno 475 vittime, nemmeno in Cina avevano contato un bilancio del genere in 24 ore. E l'avete vista la fila di mezzi militari che trasportano bare? Una lunga colonna di salme stipate sui camion ha attraversato la città di Bergamo per condurre quei feretri altrove. Non c'è più spazio per tenerli nelle sale mortuarie, nelle chiese. Non c'è più posto nemmeno al cimitero. Perfino i forni per la cremazione sono saturi. Il Nord puzza di morte, piange i propri cari, ha il cuore gonfio di lacrime e scoppia di dolore, l'altra metà d'Italia soffoca nella paura.

Il bollettino quotidiano della Protezione civile è un cazzotto nello stomaco, ogni sera a ora di cena. Lo ascolti e ti prende l'angoscia. Poi t'arrivano all'orecchio le parole del ministro, Vincenzo Spadafora, che fa l'ennesimo annuncio ("si può giocare il 3 maggio, forse a porte chiuse") e ti sale una risata isterica. Leggi da qualche parte che il presidente della Figc, Gabriele Gravina, costi quel che costi, è pronto al campionato balneare pur di chiudere la stagione.

E poi c'è la smania dei presidenti di Serie A di riprendere gli allenamenti nonostante abbiano calciatori infetti in rosa e buona parte delle squadre sia in quarantena. Litigano senza vergogna, fanno pressione sui giocatori, hanno fretta di ricominciare ma sono tutti d'accordo quando parlano di soldi, si preparano alla questua perché – poveri loro – dovranno fare qualche sacrificio e tagliare qualche stipendio.

È solo un'influenza, dicevano del Coronavirus. E invece oggi se tossisci, e magari hai un po' d'affanno, te la fai sotto perché pensi possa toccare a te di restare ricoverato, isolato, intubato, sedato, sospeso fino a diventare un'altra tacca sul muro. "Mi sembra di avere la polvere nei polmoni", ha raccontato un ragazzo ricoverato perché il Covid-19, quello che avrebbe dovuto colpire solo gli anziani e più cagionevoli di salute, non fa distinzioni di sesso, età, censo, colore della pelle. Ti entra dentro e ti consuma. Gli ospedali sono al collasso, medici e infermieri stremati dai turni massacranti, provati nel fisico e nell'anima. La Serie A aspetta maggio e pensa a giocare mentre la gente, anche quella barricata in casa, inerme e indifesa, continua a morire. Che spettacolo indegno.

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Da venticinque anni nel mondo dell’informazione. Ho iniziato alla vecchia maniera, partendo da zero, in redazioni che erano palestre di vita e di professione. Sono professionista dal 2002. L’esperienza mi ha portato dalla carta stampata fino all’editoria online, e in particolare a Fanpage.it che è sempre stato molto più di un giornale e per il quale lavoro da novembre 2012. È una porta verso una nuova dimensione del racconto giornalistico e della comunicazione: l’ho aperta e ci sono entrato riqualificandomi. Perché nella vita non si smette mai di imparare. Lo sport è la mia area di riferimento dal punto di vista professionale.
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