Lippi: “Se Messi e Ronaldo avessero avuto parenti italiani, nessuno avrebbe detto niente”

Da Altafini a Thiago Motta, la lista degli oriundi che hanno indossato l'azzurro della nostra nazionale è lungo. Alcuni di loro hanno lasciato un segno indelebile, altri invece sono passati come meteore senza lasciar traccia. Dopo le convocazioni di Antonio Conte, sarà la volta di Eder e Vazquez: due dei principali protagonisti di questo campionato di Serie A. Una decisione, quella del commissario tecnico azzurro, che ha generato un vespaio di polemiche. Ad entrare a gamba tesa sulle scelte dell'allenatore salentino, è stato Roberto Mancini che poche ore dopo la convocazione del sampdoriano e del giocatore del Palermo, si è detto contrario all'utilizzo degli oriundi. Intervistato da Mediaset, Marcello Lippi si è invece schierato con il suo ex giocatore. Dopo aver vinto un Mondiale con Camoranesi, il tecnico viareggino ha voluto mandare un messaggio a tutti coloro che stanno dalla parte del "Mancio": "Il regolamento è questo e se si rispetta, non vedo problemi – ha sintetizzato Lippi – D'altronde se Cristiano Ronaldo o Messi avessero avuto parenti italiani, nessuno avrebbe avuto niente da ridire".
Lo stato del nostro calcio – Complice la penuria di nuovi giovani talenti e l'invasione di giocatori stranieri, il lavoro di Antonio Conte si è fatto sempre più difficile. La grande stagione della Sampdoria, unita alle giocate del fantasista rosanero, hanno alla fine convinto l'ex allenatore della Juventus: "Sarebbe meglio se fossero tutti italiani – ha continuato Lippi – Ma se ci sono giocatori validi, perché non convocarli?". Una domanda da girare a Roberto Mancini che, dopo le convocazioni, aveva sentenziato: "Penso che meriti di giocare in azzurro un giocatore nato in Italia, mentre chi non è italiano, anche se ha dei parenti, credo non debba essere convocato". Una teoria sottoscritta anche da Andrea Mandorlini, tecnico dell'Hellas Verona, che però continua a non convincere Lippi: "Rispetto l'opinione di Mancini, ma il regolamento lo permette – ha continuato al Processo del Lunedì – Non è un buon momento per il nostro calcio ed è normale che Conte si adegui con quello che gli mette a disposizione il campionato".