Liberia, Weah fa il ‘presidente muratore’: a lavoro per un ospedale militare

George Weah è riuscito a prendersi la sua Liberia e dal 22 gennaio 2018 è diventato il presidente della nazione africana dopo la sconfitta di 5 anni fa. L'ex calciatore ha sempre mostrato un amore sconfinato per il suo paese e, nonostante la costante guerra civile, è entrato in politica dalla porta principale per ricoprire il ruolo più importante dello stato. Il primo Pallone d'Oro proveniente dal continente africano della storia del calcio ha il dovere di lavorare per un popolo che vuole i fatti dopo averlo ascoltato in campagna elettorale e, per questo motivo, Weah ha pubblicato sul suo profilo Instagram una serie di scatti in cui è alle prese con una pala e del cemento come un vero muratore per porre le fondamenta per la costruzione dell’ospedale militare: l'ex calciatore indossa il caschetto in testa e il giubbotto catarifrangente per mettere il primo set di mattoni della struttura che verrà innalzata nelle prossime settimane. Questo il post apparso sul profilo ufficiale del presidente della Liberia, ex attaccante del Milan e del Paris Saint-Germain:
Il presidente George Manneh Weah ha posto il primo set di mattoni per la costruzione del Military Hospital appena un mese dopo aver aperto il terreno per il suo primo progetto come presidente della Liberia. Il capo dello stato liberiano ha, praticamente, mescolato la sabbia con il cemento frantumato prima di spalare la malta nelle fondamenta per posare i mattoni.
Weah e quei problemi con la libertà di stampa
In Liberia c’è un problema di libertà e ad affermarlo ci pensa il Comitato internazionale per la protezione dei giornalisti (Cpj). Anche un rapporto dell’Onu pubblicato da poco si è schierato sulla stessa linea ma pur di zittire un giornale troppo critico, ovvero il Front Page Africa, il partito di George Weah ha sporto causa per diffamazione e chiesto un risarcimento mostruoso di quasi due milioni di dollari (il reddito medio è di 45 dollari al mese). L’Unione della stampa liberiana si è riunita la scorsa settimana, allarmata per l’aumento di minacce e molestie ai cronisti e il giornalista della BBC, Jonathan Paye-Layleh, ha dovuto lasciare Monrovia per paura che Weah ordinasse il suo arresto dopo essersi schierato contro di lui e aver chiesto conto del tribunale speciale per i crimini di guerra. Finora da Weah sono arrivati solo attacchi verbali, ma c’è la paura che i suoi sostenitori possano agire diversamente. Non proprio un buon inizio di mandato per l'ex milanista.