Lettera di Miccoli a Falcone (VIDEO/FOTO)
Fabrizio Miccoli andrà via dal Palermo e da Palermo dopo il ciclone giudiziario che lo ha investito. Andrà via con l'etichetta addosso non di ‘Romario del Salento' ma di colui che ha ‘infangato' la memoria del Giudice Giovanni Falcone, come rivelato dalle intercettazioni telefoniche. A nulla è valsa la conferenza stampa di scuse, tra lacrime e commozione. A nulla sono valse le scuse rivolte alla sorella di Falcone, la signora Maria. Adesso, l'ex attaccante dei rosanero ha consegnato alla città e ai tifosi (gli stessi che qualche giorno fa hanno deposto una maglietta del club siciliano ai piedi dell'albero dedicato al giudice ucciso dalla mafia) un biglietto di scuse, indirizzato al quotidiano Repubblica. Messaggio scritto a mano per confermare quanto affermato dinanzi alle telecamere. "Giovanni Falcone, per me sei un punto di riferimento e un esempio di vita da seguire ed è quello che farò io da oggi in poi".
Il pentimento del calciatore. Le parole pronunciate durante la conferenza stampa, dopo un interrogatorio in Procura durato oltre cinque ore. "Sono tre notti che non riesco a dormire perché sono uscite delle cose che io non penso assolutamente e l'ho anche dimostrato coi fatti. Al di là della generosità, l'ho dimostrato scendendo in campo nel 20esimo anno della morte di Falcone. Sono qui per chiedere scusa alla città di Palermo, alla mia famiglia che mi ha fatto crescere in un contesto di valori e di rispetto". Occhi lucidi e una smorfia di dolore che gli attraversa il viso: del goleador c'è rimato più nulla, sa bene che d'ora in poi si ricorderanno di lui per quelle parole che hanno fatto il giro del mondo. "Sono vent'anni che faccio questo lavoro. Sono andato via da casa a 12 anni per fare questo lavoro. Sono un padre di famiglia e voglio crescere i mie figli nella legalità. Sono un calciatore e non sono mafioso".