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L’effetto “Magnus” di Messi, ecco come calcia la punizione perfetta sfidando la fisica

La tecnica con cui Messi calcia le punizioni è rimasta praticamente la stessa. Ha solo affinato qualche dettaglio nella rincorsa. Come tutto il suo stile, è un’esecuzione veloce, diventata via via più essenziale. Calcia quasi sempre una palla curva, ma riesce a farlo da ogni posizione e verso ogni angolo della porta.
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Il calcio di Messi è musica da guardare. L'argentino, erede designato di Maradona, non eccede in sperimentazioni, ma stupisce per variazioni sul tema. Se fosse davvero un musicista, applicherebbe le stesse armonie al liscio e all'heavy metal. Quello che sorprende non è la quantità di cose che fa col pallone, ma i modi in cui può replicare in fondo la stessa giocata e farla sembrare ogni volta diversa. Vale per come dribbla, per esempio, e per come calcia le punizioni.

Una palla curva quasi impossibile da contrastare

A Barcellona, ne ha segnate 46, in 43 partite tra il 2008 e il 2019. Ha toccato quota 50, se si aggiungono le presenze in nazionale. Ha adattato l'approccio, la preparazione, il modo di osservare il portiere. Ma, salvo rare eccezioni, continua a calciare una palla curva. Prepara un moto elegante con l'interno del piede sul margine del pallone, che risucchia l'aria, gli sguardi timorosi degli avversari, gli occhi ansiosi dei compagni. “Quando prende la rincorsa, cominciamo a pensare all'esultanza” ha detto Rakitic. Perché Messi, che giocherà per la prima volta al San Paolo contro il Napoli, non si inquadra, si ammira. Calcia le sue punizioni da ogni lato del campo, più o meno vicino al limite dell'area, e le sue palle curve possono terminare in qualunque angolo della porta.

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Prima non studiavo i portieri” ha ammesso a DAZN, “c'erano situazioni in cui mi tornavano alla mente cose che avevo visto e questo ti fa venire dubbi. E i dubbi fanno sbagliare. Oggi però sono tornato a osservarli. Cerco di capire se si muovono prima, se devo fare un passo in più o no, cerco di capire come reagiscono, come mettono la barriera. Studio un po' di più. Guardo anche come altri calciano le punizioni, ma non credo che si possa copiare un modo di batterle. Ognuno ha il suo stile e dovrebbe continuare a calciarle come gli riesce meglio”.

La tecnica e l'effetto Magnus

La differenza, il tratto distintivo di Messi emerge già dalla rincorsa. È breve, tre passi, quattro al massimo. La posizione di partenza è orientata rispetto al pallone e alla direzione della traiettoria d'uscita che darà al pallone. I passi sono corti e sempre più energici. Secondo un articolo del quotidiano spagnolo Marca, al momento di calciare una punizione, la gamba di Messi disegna un angolo di 50 gradi. Poi arcua le spalle e il busto, accarezza il pallone e prosegue il movimento fluido, armonico. Il peso del corpo rimane orientato verso la porta e la posizione resta compatta, raccolta.

La rotazione del pallone dipende dal punto di impatto, da come si orienta il corpo al momento del calcio e dall'effetto Magnus, che si osserva quando un corpo si muove nell'aria e contemporaneamente ruota su se stesso, come quando si calcia una punizione a effetto.

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Come ha scritto l'astrofisico Amedeo Balbi sul Post nel 2010, “la rotazione fa sì che il flusso dell’aria viaggi intorno al pallone a velocità diverse su lati opposti; ciò crea una differenza di pressione che fa curvare la palla (per un meccanismo simile a quello che spinge le ali degli aerei verso l’alto). Per esempio, se calciamo il pallone con l’esterno destro, facendolo ruotare in senso orario (guardando il pallone dall’alto), il pallone curverà verso destra”. Questo effetto diventa dominante, rispetto alle conseguenze della resistenza dell'aria, quando il pallone rallenta, e può spostarlo dalla direzione iniziale anche di qualche metro nella parte finale del suo percorso verso la rete.

Messi è capace come pochi di sfruttare questo effetto, di curvare il pallone facendolo apparire telecomandato. È in realtà guidato da questo fenomeno per cui la rotazione di un corpo genera una forza perpendicolare alla linea di movimento, in quanto la pressione sulla parte bassa del pallone è maggiore di quella sulla parte alta: così si imprime la curvatura.

L'evoluzione: Messi affina i dettagli della rincorsa

La base della tecnica di Messi, come rivela questa immagine, non è cambiata di tanto nel tempo. Già nei suoi primi gol su punizione, si vede chiaramente lo stile della “Pulce”. Non proprio dalla prima, una “furbata” contro l'Atletico Madrid nel 2008 con la barriera ancora non pronta.

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Ma la seconda, contro la Dinamo Kiev nel 2009, è già un annuncio. Il pallone è distante circa 18 metri dalla porta, appena più esterno del palo alla sinistra del portiere. Messi prende la rincorsa dall'esterno. Primo passo appena accennato, poi altri due, il piede destro si pianta, il sinistro calcia sopra la barriera: l'effetto lo conosciamo, il pallone rientra poi si allarga, oltre il braccio del portiere in tuffo. Tocca anche la traversa, e rimbalza al di là della linea.

Rispetto al Messi attuale, l'unica vera differenza di rilievo sta nella superficie di contatto tra il piede d'appoggio e il terreno. Nei primi anni al Barcellona, scaricava la forza quasi esclusivamente sull'esterno del destro e questo lo portava anche a perdere la stabilità e la precisione nella conclusione. Nel corso del tempo, attraverso anche una serie di allenamenti mirati con le sagome, il piede poggia per intero, con tutta la pianta, sul terreno. Il movimento è più controllato, e lo si vede dalla rotazione del busto e delle spalle, molto meno marcata al momento dell'impatto con la palla. È diventato più essenziale, ma non per questo meno prevedibile.

I risultati si vedono. Dal 2008 al 2012, Messi ha segnato in media 1.65 gol su punizione diretta a stagione, tra club e nazionale. Nelle ultime quattro stagioni complete, la media è salita a 7.25, con una punta di nove nel 2015-16.

Onestamente, mi piace calciare a giro sopra la barriera, ma a volte mi diverto anche a cambiare le carte, a variare” ha detto a ESPN. "In questo modo, per i portieri è più difficile capire dove ho intenzione di tirare. Mi piace tenerli nel dubbio, voglio che restino incerti finché non tiro”. Dunque, finché non è troppo tardi. A quel punto, anche se hanno capito dove calcerà, spesso non possono fare niente per evitare che il pallone vada dove la “Pulce” ha deciso che vada.

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