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Le quattro verità che ci ha rivelato Juventus-Napoli

La Juventus ha giocato per il doppio risultato accontentandosi nel distruggere ciò che il Napoli ha costruito per 90 minuti. Ma la beffa finale a firma di Koulibaly scoperchia la pentola: zero tiri in porta, Higuain e Dybala del tutto inconsistenti, un approccio timoroso. E il 4-3-3 di Sarri ringrazia e festeggia.
A cura di Alessio Pediglieri
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Missione compiuta da parte di un Napoli che allo Stadium ha riaperto ufficialmente la corsa scudetto vincendo di misura sulla Juventus e tornando a -1 a 4 turni dal termine. Una gara quasi perfetta degli uomini di Sarri che non subiscono quasi mai (palo a parte su deviazione) e gestiscono sempre il match imponendo ritmi e gioco. Allegri è costretto a gestire il risultato  – come non gli capitava da tempo – e alla fine arriva la beffa per un successo meritato da parte degli azzurri.

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Un successo costruito su dettami ben precisi, una preparazione alla sfida – soprattutto mentale – che ha fatto la differenza. Per la prima volta in stagione, il Napoli ha ridimensionato la Juventus in campionato, fatto mai accaduto negli ultimi anni quando i bianconeri apparivano sempre superiori nei match decisivi. Nulla è cambiato, certo, i bianconeri sono sempre primi ma la partita ha rivelato delle importanti verità: l'inerzia non è totalmente bianconera, oggi il Napoli è alla pari dei campioni d'Italia e merita come la Juve di alzare al cielo lo scudetto.

Le scelte tattiche

Sarri fedele alla linea: 4-3-3 e titolarissimi

La partita è stata spesso in mano di un Napoli schierato da Sarri in un classico 4-3-3 dove alla potenza fisica di un Milik ritrovato preferisce le geometrie in mediana di capitan Hamsik. Nessun riferimento in avanti per la difesa juventina, con un Napoli fedele alla linea delle ultime tre stagioni. Mertens è il falso nueve tra Callejon e Insigne, mentre Jorginho, Hasmik e Allan presentano una linea in mediana che rosicchia palloni importanti senza mai far soffrire la difesa.

Allegri gioca in HD dal primo minuto

Allegri da parte sua schiera la Juventus migliore a suo modo di vedere con qualità in campo e velocità favorita sulla presenza fisica. Prova a giocarsi alla pari la sfida contro un Napoli brevilineo e veloce, così Dybala finisce a centrocampo alle spalle di Higuain e con il supporto di Douglas Costa e Matuidi. La scelta è giusta per rallentare i ritmi, la Juve contiene ma non costruisce quasi mai trame offensive che arrivino fino a Reina.

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L'approccio al match scudetto

Il Napoli crea, la Juve distrugge

Il Napoli fa la partita, la doveva fare e svolge il proprio compito fino alla fine. Non è un caso se la Juventus è costretta più a distruggere che a costruire: le trame partenopee sono note ma fanno male. La mediana bianconera manca in raddoppi e possesso e se anche Buffon non rischia molto, è pur sempre il Napoli a gestire ritmi e giocate. La differenza è nell'approccio: il Napoli sa che servono solo i tre punti, la Juve può permettersi il pareggio e sembra giocare per quello.

Giocare per lo 0-0

Per la prima volta in stagione, la Juventus è apparsa giocare per lo 0-0. Volutamente o no, l'atteggiamento è stato quello di anestetizzare l'avversario. Riuscendoci per quasi un'ora ma quando il Napoli ha cambiato ritmo proprio i bianconeri sono apparsi schiavi del proprio approccio. Incapaci di reazione, mai pericolosi al tiro, con nessuna ripartenza né in mediana né sulle fasce.

Le sfide decisive in campo

Milik-Mandzukic, l'ariete parte dalla panchina

Sarri e Allegri optano per le medesime scelte: tengono fuori i due arieti da batteria. Da un lato Madzukic lascia spazio all'estro – impacchettato – di Paulo Dybala; Milik si siede in panchina lasciando il posto a Mertens, in astinenza da settimane ma pur sempre preferito nelle scelte di Sarri. Senza le boe a navigare meglio è il Napoli che sterza e cambia rotta con maggior facilità. Nella ripresa entrano entrambi ma poco cambia, sopratutto in casa Juve. Se Mandzukic non riesce a fare la differenza, Milik ha il merito nella parte conclusiva del match di tenere bassissima la difesa bianconera.

Higuain-Mertens e l'astinenza da gol

In una partita imballata dal tatticismo, la differenza non l'hanno fatta i giocatori più attesi: le due squadre si sono annichilite togliendo linfa ai giocatori migliori. Allegri ha puntato fortissimo su Higuain, togliendo la spinta sulle fasce (dove ha preferito Howedes e Asamoah non certo due centrometristi) ma il Pipita non tira (quai) mai in porta. Stesso dicasi di Mertens colui che avrebbe dovuto chiudere le azioni offensive napoletane ma che si è ritrovato a gestire azioni in cui i più pericolosi sono sembrati Callejon e Insigne.

La parola è passata alla difesa

Bianconeri rimescolati

La differenza l'ha fatta la difesa, al di là del gol di Koulibaly nel finale di partita. Allegri ha giocato in affanno davanti a Buffon sin da subito con l'infortunio a Chiellini e lo spostamento di Howedes da esterno a centrale. Per l'inserimento di Lichtsteiner. E il tedesco, al terzo match stagionale, alla lunga ha patito la fatica. Nel Napoli, invece, davanti a Reina tutto ha funzionato alla perfezione, con l'incornata di Koulibaly che sigilla una prestazione impeccabile, che ritorna a sapere di tricolore.

Statistiche pro Napoli

Al di là del rendimento dei singoli (perfetti Koulibaly e Benatia) a far la differenza in campo sono anche  i dati e le statistiche di fine partita. Che fanno registrare zero tiri nella porta di Reina (su 4 totali in 90 minuti). Una Juventus del tutto inoffensiva, contro i 12 tiri totali del Napoli (4 in porta). A dimostrazione che la saracinesca partenopea non solo è riuscita nell'obiettivo di anestetizzare il secondo miglior attacco della A ma anche a punire al 90′.

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