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Le cinque maglie più brutte del calcio italiano

Dall’Inter “verde”di Hodgson del 1995/96 al Milan “azzurro” dello stesso anno, ecco alcune delle casacche made in Italy più brutte mai prodotte dal nostro football.
A cura di Salvatore Parente
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Il gioco del calcio nel corso del suo incessante ed entusiasmante cammino ha avuto una evoluzione che è andata di pari passo con le innovazioni tecnologiche, il design, il gusto e la moda dei tempi. Uno sviluppo diacronico costante che ha portato tanti cambiamenti, alcuni positivi, altri meno e che ci ha restituito, dopo anni di sperimentazioni e ricerche, il football attuale con i suoi eccessi, i suoi brand, i suoi marchi, i suoi colori vivaci ed il suo fittissimo calendario. Tutto cambia, tutto si reinventa, tutto migliora (o quasi) ma, in questo continuo progresso qualcosa, del resto era inevitabile, sembra esser andato storto: ci riferiamo ad alcune delle casacche più brutte mai pensate e prodotte nel nostro movimento calcistico nazionale. Vediamo, quindi, le 5 maglie di dubbio gusto vestite dai club italiani.

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Inter 1995/96

La seconda edizione dell’Inter di Moratti che si avvia a diventare nuovamente una protagonista assoluta della nostra Serie A negli anni a seguire, nella stagione 1995/96 non riesce a dare il meglio di sé con un settimo posto finale, un’eliminazione europea al primo turno di Coppa Uefa con gli elvetici del Lugano e ben tre allenatori cambiati (Bianchi, Suarez e Hodgson). Un’annata non proprio da ricordare eccetto per l’arrivo in estate della bandiera argentina Javier Zanetti ma che forse, pensandoci bene, non poteva andare diversamente per via di quella terza casacca verde (vista anche quest’anno in Europa League) con inserti azzurri verticali sul petto e l’addome e orizzontali sulle maniche di una bruttezza disarmante. Un esemplare Umbro davvero da dimenticare che rimane a oltre venti anni di distanza una delle uniformi più strane mai concepite nel nostro paese.

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Fiorentina 1992/93

C’è, almeno in questi due casi analizzati, una sorta di connessione, di precisa equazione nella quale le variabili, bruttissima maglia scarsissimi risultati, sembrano essere davvero perfettamente in equilibrio. E sì perché la Fiorentina 1992/93 con lo sponsor tecnico della Lotto che disegnò una casacca molto discussa al tempo, non riuscì a salvarsi con un 15esimo posto finale nonostante Effenberg, Laudrup e le 16 reti di Batistuta. Un campionato sciagurato accompagnato da una seconda maglia bianca con inserti geometrici viola e scuri sulla parte alta che, dall’alto, addirittura richiamava, in maniera fortuita è ovvio, le svastiche naziste. Un caso in poco tempo divenuto di dominio pubblico con il fornitore che intervenne sedando le polemiche sostituendo, a fine gennaio, quel disastro con una uniforme prima bianca col colletto viola e poi completamente candida.

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Milan 1995/96

L’anno è quello del primo sito internet ufficiale del Milan (ACMilan.com), dell’ultimo scudetto rossonero di Capello, del nuovo logo e dell’arrivo, in tandem, di Weah e Roby Baggio. Un anno passato alla storia del club non solo per i buoni risultati sportivi (Quarti di finale in Coppa Uefa ed in Coppa Italia) ma anche per una maglia (la quarta) targata Lotto che a Milano, sponda “Diavolo”, non si vedeva da oltre 40 anni. La casacca in questione era di colore azzurro, una tinta mai, o quasi, indossata dal Milan se non in un match di Copa Latina nel 1951 contro l’Atletico di Madrid. Un solo precedente che non giustificò la scelta della casa di abbigliamento sportivo italiana e che, dopo quel dubbio esperimento, non fu mai più riproposto, almeno finora, per il sodalizio rossonero.

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Atalanta 1994/95

Per la compagine bergamasca la stagione 1994/95 è stata di sicuro soddisfacente con una sofferta promozione, peraltro strappata all’ultima giornata contro la Salernitana di Delio Rossi diretta concorrente, dopo la retrocessione al penultimo posto dell’anno precedente. I gol di Maurizio Ganz (14 a fine stagione), le prodezze di Tomas Locatelli e i tackle di Paolo Montero però, venivano “coperti” da una seconda uniforme abbastanza imbarazzante. Una sorta di completo bianco con inserti azzurri e neri simili ad una pioggerellina velata o ad un quadro astratto di Kandinskij ma con tratti alquanto poco artistici.

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Napoli 2013/14

Conclusasi l’esperienza da tecnico del Napoli di Walter Mazzarri e con la successiva cessione di Cavani al Psg, la compagine partenopea di De Laurentiis decide di ricostruire acquistando Higuain dal Real Madrid e affidandosi al navigato ed esperto tecnico iberico Rafa Benitez. La stagione, nonostante una cocente eliminazione ai gironi di Champions League con ben 12 punti in classifica, sarà molto positiva con un terzo posto in campionato e la vittoria in Coppa Italia contro la Fiorentina. Quell’anno, la Macron, prima ancora della casacca jeansata, pensò di dare alla compagine azzurra una “mise” pugnace con una maglia tutta rigorosamente mimetica con conseguenti sfottò da tutto il mondo del web. In più, non paghi del precedente creato, l’azienda bolognese, nel gennaio successivo complicò ancora di più le cose inserendo nei colori militari anche il giallo e l’azzurro. Insomma, uno stile marine di dubbio successo ma che, se non altro, ha avuto il merito di far parlare il mondo sportivo del Napoli, per la serie, citando Oscar Wilde: “Bene o male, purché se ne parli”.

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