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Lazio-Milan, gli ‘integralisti’ e il 4-4 del ’99

Nella stagione ’99/’00 all’Olimpico la gara tra Lazio e Milan finì 4-4: a sette giorni di distanza dalle due gare (Bologna-Napoli e Pescara-Lazio) che hanno portato ben 16 reti in dote al campionato non potevamo che ricordare quella fantastica gara. L’appello è uno solo: fateci divertire, il resto non conta.
A cura di Vito Lamorte
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Sono tempi bui per il calcio italiano, dicono. Si parla di un campionato poco livellato con squadre che già hanno scritto il loro destino a febbraio e un torneo che non regalerà emozioni fino a maggio. Probabilmente in qualche caso è vero ma questo "iper catastrofismo"di certo non aiuterà a migliorare la situazione e a seguire con la stessa attenzione questo finale di stagione. Si parla di assenza di spettacolo, di mancanza di goal ma quando in due gare vengono realizzate ben 16 reti (Bologna-Napoli e Pescara-Lazio) allora insorgono i "puristi della difesa" che non possono tollerare questo scempio nel massimo campionato italiano. Ammesso e non concesso che si tratta di squadre che lottano per obiettivi opposti e le partite vivono storie molto diverse tra loro, se dobbiamo fare della nostalgia un marchio di fabbrica allora nel weekend che porterà a Lazio-Milan possiamo davvero dilettarci. Era il campionato 1999/2000 e nella gara d'andata tra i capitolini e i rossoneri furono fuochi d'artificio: all'Olimpico tra le squadre di Sven Goran Eriksson e Alberto Zaccheroni finì 4-4.

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Il 3 ottobre 1999 andava in scena una sfida tra due squadre che l'anno prima si erano contese lo scudetto fino all'ultima gara ed erano tra le pretendenti alla vittoria finale anche di quel torneo. Erano i periodi d'oro di Sergio Cragnotti e di Silvio Berlusconi. La squadra capitolina rincorreva il titolo, che poi avrebbe vinto, dal 1973/74 e aveva una rosa che poteva vantare giocatori del calibro di Juan Sebastian Veron, Sergio Conceicao, Diego Pablo Simeone, Marcelo Salas, Roberto Mancini, Alessandro Nesta e Alen Bokšić; mentre i rossoneri campioni d'Italia avevano puntato sul gruppo che aveva riportato il tricolore in casa Milan e aveva puntato tutto sul capocannoniere dell'ultima Champions League, Andriy Shevchenko, e su un esterno brasiliano proveniente dal San Paolo, Serginho.

Lo spettacolo che portarono sul campo queste due squadre fu di primissima qualità e la gara è stata molto simile ad un giro d'altalena: si è partiti da fermo e poi si è volato da una parte all'altra per poi ritornare con i piedi per terra. Veron e Salas da una parte e Shevchenko e Abbiati dall'altra hanno fatto lustrare gli occhi a tutti gli spettatori e gli appassionati allo stadio e incollati alla tv. Non ci fu un attimo di calma per riprendersi dalla furia agonistica che i 22 sprigionarono sul rettangolo verde.

Di quella Lazio faceva parte anche un giovane attaccante arrivato dal Piacenza che oggi è allenatore dei biancocelesti: Simone Inzaghi. Quell'anno il numero 21 mise a segno 7 goal in 22 presenze e contribuì alla conquista dello scudetto e della Coppa Italia Nella gara dell'Olimpico Inzaghi si troverà di fronte un vecchio avversario delle stracittadine romane: durante quella stagione sull'altra sponda del Tevere approdò dalla Sampdoria un attaccante di origini napoletane per 50 miliardi di lire. Il suo nome era Vincenzo Montella, attuale tecnico del Milan. Quello che si giocherà lunedì sera sarà l'incrocio tra due ex attaccanti importanti della Serie A, rivali nei derby di Roma e ora allenatori a caccia di posto Uefa per le loro squadre. L'appello che ci sentiamo di fare a Simone Inzaghi e Vincenzo Montella è semplice: non ci aspettiamo un 4-4 spettacolare e sfavillante come quello della stagione 1999/2000 ma fateci divertire. Poco importa cosa diranno gli integralisti e quanti continuano a buttare fango sul campionato di Serie A: lo ripeto, fateci divertire. Ci basta questo.

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