Lazio, Inzaghi da record: mai così tanti gol dopo 8 giornate dal 1942
Da giocatore, parola di Pavel Nedved, Simone Inzaghi era decisamente pigro. Ma era da quando giocava lui che i biancocelesti non battevano la Juve a Torino. L'aria indolente del fratello d'arte è diventata in panchina la luce propria dell'intelligenza tattica, della flessibilità che non cede alla forza del dogma. E il successo della Lazio, prima squadra a uscire vittoriosa dallo Juventus Stadium dopo l'Udinese nel 2015, dopo 41 partite di fila (terza miglior serie in Europa), è prima di tutto il trionfo di Simone Inzaghi.
Tecnico da record
Arrivato come seconda scelta, ma non come ripiego disse Lotito, ha regalato al presidente la prima vittoria in casa bianconera della sua gestione. “I ragazzi sono stati bravissimi. Per vincere qui serviva un'impresa, ed è stata fatta” ha detto a fine partita. Ha celebrato la sesta vittoria nelle prime otto partite, come solo Petkovic e Reja, unico prima di Inzaghi a conquistare 19 punti sui primi 24 disponibili in stagione.
Immobile-show
E' una Lazio che dà spettacolo, quella di Inzaghi. Una squadra da 21 gol segnati nelle prime 8 giornate, come non succedeva dal 1942: un'altra epoca, due ere calcistiche fa. Merito, soprattutto, di Immobile, bomber da 11 reti in campionato, meglio di lui solo Falcao nei cinque principali campionati d'Europa, e 15 gol totali in stagione, primato assoluto nel Big 5.
Primo a segnare quattro volte in una sola stagione alla Juventus dal 2011, dall'inizio della striscia di sei scudetti consecutivi, Immobile ha riportato con la doppietta l'orologio del tempo e dei ricordi indietro al 2002, all'ultimo successo a Torino in Serie A, ai due gol di Fiore capaci di ribaltare il vantaggio di Nedved.
Leiva e Parolo, l'equilibrio passa da loro
Se la Lazio è la terza squadra che tira di più in porta in campionato, 6.3 volte di media, pur essendo solo ottava come conclusioni totali (14), non si deve solo a Immobile. I movimenti a dettare la profondità aiutano, ma nella costruzione pesano due intuizioni importanti. Tenere più largo Milinkovic-Savic, vero jolly nelle transizioni offensive, e orchestrare così un centrocampo dinamico : senza iù Biglia, Inzaghi ha fatto in modo che la squadra non cercasse un sostituto, ha creato un equilibrio per cui quello spazio è occupato in maniera dinamica.
Lucas Leiva e Parolo, equilibratore di rara intelligenza tattica e senso dell'inserimento senza palla, liberano il vero marchio della rivoluzione targata Inzaghi: Luis Alberto, che ha creato oltre 20 occasioni in stagione.
Luis Alberto-Immobile: intesa vincente
Associato a Milinkovic-Savic e Parolo, l'ex Liverpool diventa elemento di raccordo e fulcro di una creatura flessibile che occupa le fasce e in mezzo cambia pelle, si adatta per non concedere spazi, per non aprire ventagli di possibilità e gradi di libertà agli avversari.
Ha giocato da regista all'esordio contro la Spal in assenza di Leiva, ma è da mezzala atipica che consente alla Lazio quel gioco tutto orientato a sinistra che esalta una prima punta associativa come Immobile. Lo spagnolo sale, il bomber detta la profondità e taglia le difese, un dialogo costante, un'integrazione perfetta con e senza palla, fra l'attaccante creativo che esce dal binario e apre gli spazi e un centrocampista di corsa e visione che quegli spazi li illumina, li anticipa.
I segreti in difesa
Ha cambiato pelle davanti e dietro la Lazio. I due successi all'Allianz, tra Supercoppa e campionato, non nascono da coincidenze fortunate, ma dal lavoro metodico, dalla convizione nella strada percorsa, dalla sensazione di assistere, di creare un piccolo ma importante pezzo di storia.
Cambia passo anche la difesa, che può rimanere più alta senza preoccuparsi troppo di scoprirsi alle spalle o di eventuali sbilanciamenti sugli esterni. Una difesa che, come da paradigma del calcio moderno, si innesta su un centrale di lettura, più che di marcatura classica, come De Vrij, primo giocatore della Lazio negli ultimi quattro anni a non sbagliare un passaggio in 90′: 34 su 34 contro la Juve, un primato che tratteggia un percorso lucido e coerente.
Strakosha, primo rigore parato "fra i grandi"
La notte da leggenda biancoceleste diventa la notte del primo rigore parato da professionista da Strakosha. "Con il nostro analista e Grigioni avevamo deciso di andare a destra” spiega il portiere albanese che prima di sabato sera aveva parato solo un penalty di Bangu contro la Fiorentina nella finale di ritorno della Coppa Italia Primavera del 2014 sui 27 fronteggiati prima di fermare Dybala al 97′.
E ora?
La profondità della rosa, notevole fra centrocampo e attacco, anche con la promozione di giovani che Inzaghi ben conosce come Murgia, si è già rivelata migliorabile in difesa, vedi il secondo tempo contro il Napoli. Il doppio impegno fra campionato e Europa League non sembra però aver troppo stressato una squadra che corre tanto ma soprattutto corre bene e fa andar veloce il pallone. Giocarsi almeno un posto fra le prime quattro, con queste premesse, potrebbe non essere un'utopia irrealizzabile.