Lazio, Cardelli lascia il calcio: “Solo stranieri, noi italiani non esistiamo più”

Una sberla in pieno volto, al calcio italiano, alla Lazio, alle istituzioni. Arriva da un ragazzino di diciotto anni che gioca a pallone, Filippo Cardelli. Non è conosciuto, non è uno dei tanti fenomeni o presunti tali che fan girare la testa a procuratori in cerca di percentuali o presidenti pronti ai colpi low cost sognando plusvalenze. E' semplicemente un ragazzo che ha voluto cullare il proprio sogno da bambino finché ha potuto, finché quello stesso sogno ad un certo punto è finito, lasciandolo con gli occhi sbarrati, la bocca aperta e il cuore infranto. Perché quello stesso sogno si è rivelato una semplice enorme bugia, un tradimento in piena regola, un sequestro delle speranze che ogni ragazzo ha il diritto e il dovere di perseguire. Ma soprattutto ha la necessità di essere aiutato e sostenuto.
Ciò che non ha fatto la Lazio, società simbolo di un calcio che inizia a non piacere più nemmeno ai giovani che provano ad intraprendere l'avventura con il pallone tra i piedi. Filippo ha rinunciato, lavorato, sofferto. Ha subito un intervento delicato, è ritornato, pronto alle sfide che ha scelto di affrontare. Ma alla fine ha rinunciato. E non c'è nulla di più triste al mondo di chi, davanti ad un sogno si ritrova semplicemente la scarna e triste realtà.
Filippo Cardelli classe 1998, arrivato alla Lazio da due anni, fino agli Allievi Regionali Fascia B giocava nel Futbolclub ed è stato anche allenato anche da un ex laziale, Roberto Baronio. Una carriera che si è inceppata per un incidente di percorso, un'operazione al ginocchio che lo aveva frenato nel suo primo anno di Primavera laziale. Poi il rientro e l'amarezza di essere stato dimenticato. La situazione la racconta lui stesso in un lungo sfogo su Facebook,come riportato da lalaziosiamonoi.it, dove racconta tutto il suo dolore per una realtà che oramai non gli appartiene più.
"Dopo 10 anni di sacrifici lascio il calcio. Ci tengo a chiarire che non ho avuto nessuna divergenza con l'allenatore come è stato scritto, anzi il mister è sempre stato onesto con me. Lascio perché sinceramente questo non è più lo sport di cui mi sono innamorato da bambino. Non vedo che senso abbia giocare nella Lazio Primavera e essere circondato da stranieri, e non solo, essere trattato pure come una m***a, dopo tutti i sacrifici che ho fatto. Finché si tratta di rinunciare agli studi, agli amici, alle ragazze, è tutto accettabile perché ho un sogno, e il mio sogno viene prima di tutto. Ma quando ti senti dire che dopo un crociato rotto non sei sicuro di avere le cure della società perché non hai il contratto, quando non puoi mangiare a Formello nei giorno di doppia seduta perché non hai il contratto, quando non puoi andare in palestra a migliorati perché non hai il contratto, quando non ti pagano la visita medico agonistica perché non hai il contratto, ti cascano le p***e rimangono per terra. Ed ovviamente gli stranieri hanno il contratto e guadagnano anche tanto… Non ho mai giocato a calcio per i soldi ma solo per la felicità di far parte di un gruppo di amici che lottano per un obiettivo comune, ho giocato a calcio per il desiderio di poter dire c***o ce l'ho fatta, sono arrivato. La serie A è piena di stranieri, il calcio degli italiani è morto, e sinceramente se devo essere trattato come uno straniero in patria preferisco andarmene. È vero, negli USA il calcio è anni luce indietro, ma almeno ha un briciolo di dignità, quella che noi abbiamo perso. Per tutti quelli che sono arrivati fino a qua e che amano il calcio, un consiglio da chi l'ha vissuto da dentro: non andate allo stadio non comprate gli abbonamenti tv, perché è tutto finto… Quando Lombardi è entrato e ha segnato con l'Atalanta mi sono emozionato, un ragazzo italiano che corre e suda per la maglia, questo è quello che dovremmo vedere sempre, ma probabilmente adesso non giocherà più, per far spazio ai tanti stranieri. La foto è con Luca Borrelli, uno dei pochi amici italiani del gruppo degli allievi rimasti in primavera. Che enorme tristezza…".
Filippo dice di "aver chiuso col calcio" ma probabilmente si riferiva al nostro calcio, lui straniero in patria, circondato da tanti coetanei provenienti da tutte le parti del mondo, possibilmente più seguiti e valorizzati per mille e mille motivi che tutti sappiamo. Filippo dice di "aver chiuso col calcio". A noi piace pensare che il suo sogno come quello di ogni altro ragazzo possa ritrovare linfa vitale altrove, anche lontano dall'Italia. E un giorno far parlare di sè perché come ha detto lui "cazzo, ce l'ho fatta".