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La vittoria (vendetta) di ‘Zichichi’ Luis Enrique ‘per gli amici di Roma’

A Roma Luis Enrique non ha lasciato un buon ricordo, ma tanti soprannomi ironici. ‘Zichichi’ ha vinto al primo colpo la Champions League e ha chiuso un’annata fantastica in cui con il Barcellona ‘Lucho’ ha vinto anche Liga e Coppa del Re. “Adesso ci fermiamo per una grande nottata di festa, saluto tutti i tifosi della Roma e anche la società”.
A cura di Alessio Morra
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"Adesso ci fermiamo per una grande nottata di festa, saluto tutti i tifosi della Roma e anche la società". L'asturiano Luis Enrique toglie qualche sassolino dalla scarpa e si gode un successo straordinario. Lui che era stato a un passo a dall'esonero per il rapporto poco idilliaco con Messi. Le vittorie cancellano ogni cosa… Pep Guardiola quattro, cinque, anni fa quando dominava con il Barcellona andava dicendo che c'era un allenatore molto più bravo di lui. L'eletto era Luis Enrique. In parecchi non davano troppo credito alle parole di Pep, legato da una lunghissima amicizia all'ex centrocampista del Barca. Guardiola lo nominò ufficialmente come suo successore, ma il cambio della guardia tra loro non c'è mai stato. Perché Luis decise di accettare l'offerta della Roma, che lo portò nella Capitale nel 2011. L'anno fu travagliatissimo. Nella prima all'Olimpico sostituisce Totti in un playoff per l'Europa League, la Roma viene eliminata e il catalano viene messo in croce. I nomignoli cattivi per lui si sprecano. Totti stesso lo soprannomina ‘Zichichi', i più cattivi lo chiamano il ‘Guru' o ‘Luigi Errico'.

Anno sabbatico in sella alla bici dopo Roma

Gli contestano ogni cosa: a Trigoria allena con gli occhiali da sole e fa pure troppo uso della tecnologia, in panchina un suo collaboratore prendeva appunti sul tablet. Si prende male pure con De Rossi, che estromette dall'undici titolare di un match con l'Atalanta perché si presenta con tre minuti di ritardo alla riunione tecnica. Il campionato è disastroso. La Roma chiude al settimo posto, lui nonostante abbia ancora un anno di contratto decide di andare via. Lo Sporting Lisbona lo vuole, lui declina. Si prende un anno sabbatico e in quell'anno continua a correre in bicicletta, come faceva a Roma quando dopo delle cocenti o inopinate sconfitte se ne andava sul colle più vicino. L'esperienza romana lo aiuta, lui smussa un po' il suo carattere e diventa meno intransigente. Riparte dal Celta, ottiene una brillante salvezza e viene chiamato dal Barcellona che trova al momento giusto. Perché i catalani, che hanno ovviamente una eccellente base, acquistano una mezza dozzina di calciatori.

Odi et amo con Lio

Le sue scelte a Barcellona fanno discutere. I due portieri vengono alternati in modo scientifico. Il cileno Claudio Bravo (che giocava già nella Liga) viene utilizzato solo in campionato, mentre Ter Stegen gioca in Champions e Coppa del Re. La difesa all'inizio balbetta, mentre i tre d'attacco ci mettono parecchio per trovare l'intesa. La sconfitta con il Real Madrid in campionato sembra affondare ‘Lucho', che nella prima partita del 2015 lascia in panchina Messi e perde con la Real Sociedad. L'argentino sbotta, si parla addirittura di esonero per Luis Enrique. Xavi fa da piacere. Il Barcellona cambia pelle, tutti si sacrificano e perde solo due partite nel resto della stagione (in casa con il Malaga 1-0 e un ko indolore nel ritorno con il Bayern), segna valanghe di gol e vince in tre settimane la Liga, la Coppa del Re e la Champions League. Luis Enrique emula così l'amico Pep Guardiola e piazza il ‘Triplete' al primo colpo. Adesso ‘Lucho' proverà a conquistare anche in estate Supercoppa Europea e di Spagna e a dicembre il Mondiale per Club. Il vero trionfo di Luis Enrique non sta solo nei tituli, ma sta nell'aver cambiato pelle al Barcellona che non fa più il ‘tiki taka', gioca con due centrali bloccati, un centrocampista sempre davanti alla difesa e con tutta la squadra che si sacrifica per far segnare il mitico ‘Tridentazo'.

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