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La vita tormentata di Gascoigne: “Sì, arrivai a sniffare 14 piste di cocaina”

Il racconto dell’ex giocatore inglese sui fatti del 2010, quando si presentò alla polizia dicendo di poter salvare l’amico Moat – che poi si suicidò – ma nessuno diede retta ad un uomo che si era presentato con la vestaglia, armato di birra, canne da pesca e di un pollo. E totalmente drogato.
A cura di Alessio Pediglieri
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Questa volta Paul Gascoigne, semplicemente ‘Gazza' per gli amanti del calcio, potrebbe avere avuto ragione: la polizia, nel 2010, quando diede la caccia a Raoul Moat, psicopatico culturista, amico del giocatore inglese, doveva dargli retta e non far sì che l'uomo si togliesse la vita. Lo racconta anni dopo lo stesso Gazza entrando nei particolari di una storia che cinque anni fa fece restare l'intera Gran Bretagna con il fiato sospeso. Gascoigne, saputo dalla tv della situazione, si diresse sul posto dove la polizia aveva circondato Moat ma nessuno gli diede retta quando disse di essere amico del culturista e fosse in grado di salvargli la vita. Anche perché si presentò armato di pollo, di una canna da pesca, una birra, una vestaglia e un cellulare. E in evidente stato alterato per aver sniffato cocaina.

Ad ammettere tutto ciò è Paul Gascoigne, che da sempre vive borderline, che ritorna su un episodio che fece il giro del mondo. Per le forze dell'ordine era difficile prestare attenzione a un ex calciatore macchiato da un recente passato di droga e alcol e presentatosi in condizioni a dir poco imbarazzanti..
La polizia non ha prestato attenzione a Gazza che sosteneva di essere amico di Raoul Moat: "Mi basta solo andargli incontro sulla gridando: "Moaty, sono Gazza!", ha ricordato il calciatore, sostenendo di averlo conosciuto e di averci fatto amicizia quando Moat lavorava come buttafuori nelle discoteche a Newcastle. "Gli parlerò – aveva detto Gazza senza venire ascoltato -, sono un suo buon amico. Mi piacerebbe che ci parlassimo da soli a tu per tu e se poi lui andrà in carcere io andrò a trovarlo almeno un paio di volte al mese".

Ma a nulla valsero i tentativi di farsi ascoltare dalla polizia: "Ero drogato, mi ero fatto qualcosa come 14 piste di cocaina prima di uscire e probabilmente non ero in me. Nessuno mi ha ascoltato, così ho preso un taxi sono tornato a casa e mi sono addormentato bevendo whisky con il mio pollo e le mie canne da pesca. Il mattino dopo mi sono svegliato. Sul cellulare avevo qualcosa come 250 chiamate senza risposta. Ho acceso Sky News è ho sentito ‘Paul Gascoigne è stato ieri sera sul luogo dove Moat si è tolto la vita'".

Una storia di una amicizia vera cui nessuno ha prestato attenzione perché oramai nessuno più si fida di Gascoigne per i suoi passati trasgressivi e i problemi avuti sia con le forze dell'ordine che per l'alcool e la droga. Forse però, quella sera, se qualcuno gli avesse dato retta, avrebbe potuto salvare l'amico Moat e magari avrebbe dato una svolta alla propria tormentata vita.

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