La visione di Sarri che fa volare il Napoli
Sarri fa già meglio di Benitez. Lo spagnolo aveva chiuso la sua prima stagione al Napoli con 78 punti in 38 giornate, con una media di 2,05 a partita. Sarri, che ha riportato gli azzurri in testa alla classifica per la prima volta dai tempi di Maradona, è già a quota 2,33. Merito di una visione di gioco chiara e di un 4-3-3 che funziona come una macchina perfetta.
La costruzione del gioco – La rinuncia al 4-3-1-2 in nome del 4-3-3 ha permesso a Sarri di schierare i suoi uomini migliori, come Insigne e Callejón, in posizioni a loro più congeniali. Non a caso Insigne è, con Higuain, il giocatore che tira di più nella squadra che conclude di più in tutta la serie A (3.9 tiri di media per Lorenzo il Magnifico).
Il Pipita ha tirato 133 volte in stagione (5.5 a partita, il 50% in più dell'anno scorso), 97 dall'interno dell'area e mantiene una media di quasi due dribbling riusciti (1.7) ogni 90′. Rispetto all'anno scorso, tocca in media più palloni (24.9 contro i 20.3 dell'ultima stagione), serve meno assist ma resta intatta la media di 1.3 occasioni create per i compagni a partita. Il lavoro di Insigne, per la prima volta in doppia cifra in Serie A, consente l'articolazione del gioco in ampiezza che Sarri cerca. Non è un caso che il Napoli attacchi più dalla sinistra (40%) che da ogni altro fronte del campo (32% di azioni centrali, 29% sfruttando la catena di destra): Ghoulam infatti spinge di più di Hysaj e si scambia meglio con Insigne. I due terzini, che hanno compiti complessi e differenziati, un po' ala in fase di possesso e un po' centrale di difesa in copertura, rappresentano l'anello cruciale del 4-3-3 di Sarri. E si può spiegare abbastanza facilmente perché Hisay e Ghoulam, rigenerato dalla cura Sarri, capace anche di una maggiore affidabilità in fase di copertura, siano tra i giocatori più impiegati dal tecnico. L'albanese ex Empoli è la novità che ha conquistato il San Paolo. Partito a sinistra, ha dato il meglio una volta spostato a destra: porta in dote resistenza, senso della posizione e forza fisica. Maggio e Strinic, infatti, le prime alternative, non sembrano avere le caratteristiche adeguate per interpretare questo ruolo nella visione del toscano.
I principi – I principi del 4-3-3 sarriano coinvolgono tutta la squadra. Il regista basso non deve necessariamente arretrare in fase di non possesso. Può anche rimanere più alto se il terzino più difensivo stringe verso il centro quando il suo omologo sull'altra fascia si mantiene in proiezione più offensiva. Per giocare col 4-3-3 e far leva sull'ampiezza è importante che l'attaccante esterno, magari dopo un cambio di gioco, si vada a cercare l'uno contro uno con il terzino avversario. Un compito in cui Jorginho, il giocatore con più passaggi nella rosa del Napoli (99 di media a partita) si è fatto spesso preferire a Valdifiori. Sarri insiste sull'importanza, per tutti, di cercare il passaggio in avanti per sfruttare gli inserimenti senza palla fra le linee. Le sovrapposizioni dei terzini e i movimenti costanti dei trequartisti rendono il Napoli una squadra contro cui è complesso difendersi, perché attacca la profondità e insieme lavora in ampiezza.
Movimenti fra le linee – L'abilità nel liberare uomini fra le linee, la creazione della superiorità numerica, spiega anche perché il Napoli abbia concluso 424 verso la porta, e 234 dall'interno dell'area di rigore. Questo 4-3-3 presenta anche il vantaggio collaterale, tutt'altro che secondario, di riportare Hamsik in una posizione più congeniale per esaltare un gioco più fluido e corale. Rispetto all'anno scorso, lo slovacco ha praticamente raddoppiato il suo coinvolgimento nella manovra (75.9 rispetto ai 42.8 della passata stagione con Benitez), a parità di tiri a partita (2.3). La stessa coralità si ritrova anche in fase difensiva: Insigne o Callejon arretrano e quando lo spagnolo scala, il capitano si allarga in fascia. Si creano così due linee corte da quattro uomini che garantiscono equilibro, copertura e la possibilità di recuperare palla in posizione avanzata.
Il jolly Hamsik – La partita contro l'Inter racconta bene questa filosofia di gioco. Sul lato sinistro dell'attacco, il Napoli presenta una maggiore varietà di soluzioni con Hamsik e Insigne che attaccano Guarín alle spalle, anche grazie alle sovrapposizioni di Ghoulam. La catena di sinistra del Napoli è un meccanismo perfetto: Ghoulam attacca la profondità, il terzino avversario deve dividersi fra l'algerino e Insigne, mentre Hamsík fornisce ulteriori possibilità in appoggio.
Il recupero palla – L'altro grande segreto del Napoli è la fase difensiva, che va al di là degli uomini e del pacchetto arretrato: non a caso il recordman dei tackle riusciti è Allan, vera rivelazione del campionato (2.4). Gli azzurri vincono 17.8 contrasti a partita (solo otto squadre hanno una media inferiore) e sono curiosamente la squadra che intercetta meno palloni di media, 12. Eppure, subisce solo 19 reti in 24 partite, cancellando così i 93 gol concessi nei due campionati dell'era Benitez. Pepe Reina, valore aggiunto del reparto, ha il carisma del leader, motiva e tranquillizza. È con lui che Sarri si è consultato prima di rinunciare al trequartista. I compagni beneficiano e molto delle sue indicazioni. L'effetto si nota soprattutto in Koulibaly, che intercetta 2.4 palloni di media, record di squadra.
Come difende il Napoli – Il Napoli mantiene una linea medio-alta e segue la linea del pallone: tende ad abbassarsi solo quando gli avversari cercano l'imbucata o il filtrante in profondità. La linea alta aiuta la squadra a rimanere corta anche quando non è in possesso del pallone, serve a ridurre gli spazi e permette di chiudere più facilmente le linee di passaggio al cervello della manovra avversaria. Tutta la squadra è portata ad aggredire gli avversari, anche i due terzini: quando uno si alza per stringere sull'ala che spinge, l'altro prende una posizione più centrale per aiutare i due difensori. Inoltre, il Napoli è una delle poche squadre ad adottare una marcatura a zona completa sui calci piazzati, che non cambia la forma al variare del numero di avversari all'interno dell'area.
I limiti – L'unico difetto che si può imputare alla squadra di Sarri è la poca profondità della panchina, insieme alla qualità eterogenea dei giocatori a disposizione del tecnico. Gabbiadini non può essere una vera riserva di Higuain, e David Lopez è l’unico che nella mente di Sarri può dare riposo a uno dei due intermedi, Allan e Hamsik, anche perché El Kaddouri è stato utilizzato più spesso nel tridente d’attacco. Il Napoli ha utilizzato fin qui in campionato solo 20 calciatori, ma l'undici base è abbastanza facile da determinare. Dries Mertens, il dodicesimo uomo del Napoli per minuti giocati, è rimasto in campo 1004 minuti in meno dell'undicesimo, Lorenzo Insigne. In nessun'altra squadra di testa c’è una differenza così grande. E contro la Juve si parrà la nobilitate di questo gruppo che sta sfiorando un sogno.