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La tragica storia del duro Tøfting: “Mio padre uccise mia madre e poi si suicidò”

L’ex centrocampista della Danimarca e del Bolton ha parlato per la prima volta di una tristissima storia. Tøfting, nel 1983, quando non aveva nemmeno quattordici anni, tornando a casa trovò i corpi senza vita dei suoi genitori: “Mio padre uccise mia madre con un fucile da caccia e poi si tolse la vita”.
A cura di Alessio Morra
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Stig Tøfting è stato senza dubbio uno dei giocatori più cattivi nella storia del calcio. Ne ha combinate tante fuori dal campo e soprattutto all’interno del rettangolo verde, se lo ricordano bene gli appassionati di Premier League e quelli che lo hanno visto giocare con la nazionale della Danimarca. A distanza di tanti anni l’ex centrocampista ha voluto parlare di una storia drammatica che gli cambiò la vita. Un giorno ritornando a casa trovò senza vita i suoi genitori.

Era il 30 luglio del 1983, era un sabato. Stig Tøfting non aveva ancora quattordici anni, era felice perché sapeva che il giorno successivo avrebbe giocato la finale di coppa con l’Aarhus Juniors, e tornò a casa raggiante, ma il mondo gli crollò addosso. Nessuno si accorse del suo arrivo, cercò i genitori e li trovò tragicamente sul pavimento della cucina morti. Il padre, Paul, in una pozza di sangue con un fucile da caccia accanto, a due passi la madre Kirsten. Successivamente si scoprì che l’uomo uccise la donna prima di suicidarsi:

Perdere i tuoi genitori, a 13 anni, ti lascia il segno. Vivo tutt’ora con il ricordo di quel giorno. Se fossi rimasto a casa forse avrei potuto impedire a mio padre di uccidere mia madre, ma forse sarei morto anche io e non sarei qui oggi.

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I dubbi ancora oggi attanagliano Tøfting, e non potrebbe essere altrimenti. Nell’intervista rilasciata al ‘Daily Mail’ l’ex calciatore, che a 49 anni è nonno e vive a Viby non lontano da Aarhus, ha anche detto che il giorno dopo quell’immane tragedia giocò la finale di coppa giovanile: “Non ebbi alcun dubio, vincemmo e fui l’uomo partita. Il calcio mi ha salvato, quando giocavo, anche negli anni successivi, niente poteva mandarmi in crisi”. Quella tragica storia è rimasta segreta fino ai giorni precedenti ai Mondiali del 2002, quando una rivista la scoprì e la mise in prima pagina: “Io e mia moglie facemmo allontanare i nostri figli dalla televisione, ma fummo costretti a raccontarglielo quando tornammo a casa. Questa storia farà per sempre parte di me”.

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