La Spagna gioca, noi no. E’ la brutta copia dell’Italia di Conte
Solo il rigore di De Rossi salva l'italia. Ma al di là della 52ma partita consecutive senza sconfitte nelle qualificazioni europee e mondiali dall'1-3 contro la Francia, c'è davvero poco per cui essere ottimisti. Il 3-5-2 di Ventura è solo la brutta copia di quello di Conte nel pomeriggio di Saint Denis. E' un'Italia passiva, inerme, scollata per oltre un'ora. L'ingresso di Immobile e Belotti cambia la partita: è un punto decisamente guadagnato quello dello Juventus Stadium.
Le formazioni – C'è lo Juventus Stadium, ma non c'è Conte. C'è il 4-3-3 nella Spagna, ma non c'è Del Bosque. Uomini e moduli in campo non si discostano troppo dall'ultima sfida europea, ma cambiano i paradigmi interpretativi. Il 3-5-2 azzurro senza Verratti e con Florenzi esterno a sinistra, racconta di un'Italia che vuole provare a chiudersi e ripartire cercando le sponde di Pellé e gli scambi con Eder. Nella Spagna che cerca il suo bilanciamento nel lavoro prezioso di Busquets, tatticamente l'elemento chiave che consente il gioco di possesso iberico, lontano però dal tiki-taka. "Può essere un male se hai molto possesso palla ma non sai cosa fare del pallone" spiegava quando allenava il Porto. "L'obiettivo deve essere cercare di mantenere il pallone il più possibile, ma non semplicemente per tenere palla, ma per vincere le partite".
Soffriamo in mezzo – La presenza di Montolivo, e i movimenti a cercare il centro del campo di David Silva, possono sbilanciare il centrocampo azzurro. L'Italia qualcosa rischia centralmente sugli inserimenti fra le linee di Diego Costa (subito due manate a Bonucci). Dopo l'inizio aggressivo di una Spagna che mantiene la squadra molto corte, l'Italia prova ad alzare il pressing con gli attaccanti non sempre accompagnati a dovere, però, con i centrocampisti. A destra, Koke gioca più raccolto, a protezione del centrocampo, e lascia a Carbajal la possibilità di sovrapporsi e creare un triangolo in grado di mettere gli azzurri in inferiorità numerica.
Una situazione che la Spagna cerca di sfruttare soprattutto con i cambi di gioco, facendo iniziare la manovra a sinistra, cercando di approfittare di un eventuale scivolamento più affannoso. Sulla trequarti, visto l'uno contro uno a centrocampo, l'Italia qualcosa rischia quando le ali iberiche si accentrano perché non portiamo uomini a uscire sui centrocampisti. C'è troppo spazio al 17′ per l'imbucata verso Diego Costa, inseguito ma con qualche ritardo da Bonucci.
Nella Spagna di Lopetegui si vedono anche lanci lunghi verso gli attaccanti, si vedono ribaltamenti e la ricerca della pressione su Florenzi, tra i più sollecitati. Nella visione del nuovo tecnico, infatti, non c'è l'adattarsi agli avversari. "Quel che devi provare a fare è rispondere alle domande che ti pongono prendendo l'iniziativa. Adattarsi non è la stessa cosa che neutralizzare gli avversari. Non vuol dire piegare il tuo gioco al loro, è prendere un vantaggio sfruttando le tue qualità e sapendo come ridurre i pericoli causati dall'altra squadra" spiegava in un'intervista al magazine della Uefa. Gli azzurri, invece, hanno un problema diverso, più basilare: chi prende chi in mezzo, perché l'unico che non cambia posizione, l'unico riferimento stabile è sempre il solito Busquets.
L'infortunio di Montolivo e l'ingresso di Bonaventura cambiano un po' gli equilibri nel centrocampo azzurro, con lo spostamento di Parolo nel settore di centro destra e il nuovo entrato in appoggio a Florenzi. Parolo si trova così nel settore di Iniesta, dove Silva passa praticamente tutto il match a sfruttare i cosiddetti "half spaces", gli spazi fra il difensore centrale e l'esterno, per moltiplicare le linee di passaggio, e con buona frequenza svaria dal lato di Koke.
L'Italia, però, di fatto in avanti non si fa vedere mai. D'altra parte, però, Buffon non effettua nemmeno una parata vera fino all'intervallo. Peccato che sia proprio il suo l'errore decisivo che porta al gol di Vitolo. L'esterno del Siviglia, però, sorprende la difesa azzurra proprio in quei "semi-spazi" così importanti da difendere, soprattutto in un 3-5-2, su una verticalizzazione di Busquets ben eseguita ma tutto sommato non impossibile da anticipare.
L'Italia un po' si sveglia. Ventura mette Immobile per Pellè, che non la prende benissimo: evidentemente il ct ha bisogno di un attaccante più manovriero per contrastare meglio, da un lato, la prima fase della costruzione del gioco iberico, e dall'altra per dare un po' meno riferimenti davanti. Arriva però in ritardo sul cross da sinistra nella prima occasione creata dall'Italia: è il minuto 64.
E' Belotti che salva Ventura. Il suo ingresso in campo consente all'Italia di avere un uomo in più negli ultimi 20 metri. Suo lo spunto che porta Eder a bruciare Sergio Ramos e procurarsi il rigore del pareggio. Immobile cambia la partita, genera l'azione che porta al gol annullato per fuorigioco, giusto, del Gallo. E permette all'Italia di conquistare un punto prezioso. Un punto che non nasconde le nostre difficoltà.