La solitudine di Sven Ulreich, il portiere battuto (e schiacciato) dai sensi di colpa

Sven Ulreich è rimasto seduto da solo in mezzo al campo. La testa gli scoppia e ha l'animo in subbuglio. Il senso di colpa lo tiene inchiodato lì, sul rettangolo verde del Santiago Bernabeu, come fosse una punizione. Ha sbagliato nella partita più importante della stagione e il rimpianto dei tifosi di non avere Neuer tra i pali gli fa più male di quell'uscita improvvida e goffa che ha favorito la rete dei blancos. Il portiere tedesco, 29 anni, è distrutto per l'eliminazione del Bayern Monaco e ne sente addosso tutto il peso per quell'errore grossolano commesso in occasione del raddoppio di Karim Benzema.
Corentin Tolisso è circondato dalla pressione degli avversari, si volta e decide di passare la palla all'estremo difensore perché la rilanci. Ulreich esce dai pali con tempestività ma quando arriva nei pressi della palla scivola e la vede fuggire alle proprie spalle assieme alla punta madrilena: 2-1, che mazzata per il numero uno dei tedeschi perché adesso servono 2 reti per conquistare la finale.

La reazione d'orgoglio c'è e con James Rodriguez si materializza nell'azione che porta al pareggio: il colombiano, ex di turno (è in prestito biennale ai bavaresi) mostra la determinazione giusta per battere Navas. Tiro respinto, poi il sudamericano è più lesto di tutti sulla ribattuta e insacca con una rasoiata d'interno collo perfetta. E' il gol che concede ancora una speranza alla squadra di Heynckes e allevia solo in parte la disperazione di Ulreich. Serata nefasta e da dimenticare (semmai sarà possibile), che fa il paio con la rabbia per la mancata concessione del rigore su fallo di mano evidente di Marcelo.
Non riesco a esprimere la mia delusione – ha scritto in un post su Instagram -, volevamo la finale poi è arrivato il mio. Non riesco a trovare una spiegazione, sono desolato, mi dispiace per la mia squadra, per i tifosi.
A fine gara sarà lo stesso James Rodriguez a consolare il compagno di squadra ("non è giusto dare tutte le colpe a lui", dirà nell'intervista ad As). Ma Sven nemmeno sente quel che gli dicono. Giace lì, accovacciato nei pressi dell'area di rigore con lo sguardo perso nel vuoto e quel senso angoscioso di solitudine che ti prende anche se ti trovi in mezzo a 80 mila spettatori.