La serata da incubo di Messi: sconfitto e frustrato, piange da solo nello spogliatoio
Dalle stelle alle stalle nel giro di una settimana. La serata di Anfield è stata come finire risucchiato in un incubo, di quelli che ti scuotono fin dentro l'anima e quando ti svegli sei senza fiato, sudato, senti il cuore che ti esplode in petto e resti avvinghiato al cuscino perché poco prima avevi la sensazione di precipitare nel vuoto. Tutto terribilmente vero, compreso quel buco nero nel quale Lionel Messi cade e vi resta a galleggiare circondato dai soliti fantasmi: come in Copa America quando fallì il rigore decisivo e pensò che era giunto il momento di dire addio alla Nazionale; al Mondiale, quando ancora una volta non riuscì a prendere per mano l'Argentina; oppure l'anno scorso, quando all'Olimpico – contro la Roma – venne sbattuto fuori dalla Champions com'è capitato a Liverpool.
Il pianto di frustrazione di Messi
Che botta deve aver preso. I calci negli stinchi fanno meno male. A raccontare lo stato d'animo della Pulce sono stati in parte i tabloid inglesi, in parte quelli spagnoli. Le notizie sul battibecco in aeroporto, sul ritardo all'antidoping, sul viaggio solitario sono nulla rispetto a ciò che è accaduto all'interno dello spogliatoio. Tornato nella pancia dello stadio, il mondo gli è crollato addosso. S'è seduto in un angolo, a testa bassa a rimuginare, rimproverare se stesso.
Spogliatoio del Barça ammutolito
Era deluso, arrabbiato, disfatto e soprattutto si sentiva tremendamente in colpa [nonostante non fosse l'unico responsabile di quel naufragio clamoroso]. Ancora una volta non era riuscito a fare la differenza. E ha pianto, sfogando così la sua frustrazione. Intorno a lui silenzio, musi lunghi, sguardi bassi, occhi lucidi. Il Barcellona era uscito dalla Champions nella maniera più impensabile, ingloriosa, credele: dal 3-0 del Camp Nou al 4-0 di Anfield.
In silenzio dinanzi a microfoni e telecamere
Lacrime amare e bocca cucita. Quando Messi ha abbandonato lo stadio se n'è andato senza nemmeno rivolgere lo sguardo verso gli obiettivi di telecamere e fotografi, né ha parlato. Non aveva nulla da dire. Del resto, come fai a commentare una cosa del genere? Dove trovi le parole per spiegare che cosa è successo a lui e alla squadra? Ha scelto il silenzio, l'unica cosa saggia che potesse fare lasciando il mondo fuori, perché dentro di lui c'era già abbastanza subbuglio.